Congelare gli ovuli è una pratica ancora per poche

Questo è il secondo numero di “Politica di un certo genere”, la nuova newsletter di Pagella Politica sulle questioni di genere
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“Politica di un certo genere” esce tutti i martedì e ha come protagoniste donne, lavoratrici, madri, politiche, ragazze, persone della comunità LGBT+. 
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A.M. ha quasi trent’anni, lavora nel marketing e sogna un giorno di avere figli. Ha una relazione stabile, ma per lei non è ancora il momento di mettere su famiglia: «Ho un lavoro a tempo indeterminato, ma il mio stipendio è basso rispetto al costo della vita. Non so se potrei mantenere un figlio adesso», ha spiegato a Pagella Politica.

A.M. (nome di fantasia per tutelarne la privacy) soffre della sindrome di ovaio policistico, una patologia che può rendere più difficile una gravidanza. Due anni fa, durante una visita di routine, la ginecologa le ha consigliato di valutare la possibilità di congelare gli ovuli. Secondo la specialista, considerata la condizione di A.M. e il naturale calo della fertilità femminile con l’età, il congelamento degli ovuli rappresenterebbe una buona forma di tutela per il futuro.

Pensare “in anticipo” alla possibilità di diventare genitori non riguarda solo A.M., ma ampie fasce della popolazione italiana. L’età della genitorialità è aumentata costantemente: nel 1952 si diventava madri prima dei 26 anni, nel 1995 a 28, nel 2016 a 31 e nel 2023 quasi a 32. Si diventa genitori sempre più tardi, con tutte le difficoltà e i rischi che questo comporta.

Seguendo il consiglio della ginecologa, A.M. si è rivolta a un centro privato. «Ho desistito quasi subito perché solo la visita informativa costava 150 euro. Poi mi sono informata sul prezzo totale della pratica e ho scoperto che costa alcune migliaia di euro, a cui si somma una cifra annuale per il mantenimento degli ovuli congelati», ha detto A.M. Ha quindi provato a rivolgersi al Servizio sanitario nazionale. «La prima domanda che mi è stata fatta al telefono dall’operatrice è stata: “Soffre di qualche patologia tipo cancro o tumore?”. E al mio “no” ha risposto che allora non potevo congelare gli ovuli con il Servizio sanitario nazionale». In Italia, infatti, il congelamento degli ovuli tramite sanità pubblica è previsto solo in caso di gravi patologie.

Conosciuto anche come crioconservazione degli ovuli (o ovociti) o egg freezing, il congelamento è una tecnica di preservazione della fertilità che consente di posticipare una gravidanza. È usata in particolare nei casi in cui la donna ha un tumore, e quindi rischia di diventare sterile a causa della terapia antitumorale. Ma qualsiasi donna, anche single, può decidere di congelare i propri ovuli per motivi non medici: in questo caso si parla di social freezing. «È un percorso di trattamento ormonale della durata di quindici giorni in cui si stimolano le ovaie con ormoni. Dopo la terapia, con un piccolo intervento ambulatoriale indolore si prelevano gli ovociti sovra prodotti», ha spiegato a Pagella Politica Enrico Papaleo, responsabile del Centro scienze della natalità dell’ospedale San Raffaele di Milano.

Gli ovuli prelevati vengono poi conservati in laboratorio fino al momento in cui la donna decide di usarli, ricorrendo a tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). È importante sottolineare che in Italia la PMA, a differenza della crioconservazione, è accessibile solo alle coppie eterosessuali.

Con l’avanzare dell’età diventa sempre più difficile rimanere incinta: congelare gli ovuli in giovane età aumenta le probabilità di riuscirci in futuro. «L’ideale è congelare gli ovociti prima dei trent’anni, non oltre i 35. Tra i 35 e i 38 anni si valuta caso per caso», ha aggiunto Papaleo. Il numero di ovuli congelati dipende dall’età: nelle donne sotto i 35 anni si congelano solitamente tra i sei e gli otto ovuli, e la probabilità di rimanere incinta è circa del 50 per cento, mentre congelandone il doppio la percentuale sale al 75 per cento.

Il congelamento degli ovuli deve essere fatto in un centro di procreazione medicalmente assistita. Secondo la relazione del 2024 del Ministero della Salute sullo stato di attuazione della legge n. 40 del 2004, che regolamenta la PMA, nel 2022 in Italia erano attivi 333 centri di PMA, di cui 215 privati, 98 pubblici e 20 privati convenzionati. Di questi centri, fanno parte sia strutture di primo livello sia di secondo e terzo livello, suddivise in base ai servizi che offrono. La crioconservazione degli ovociti si fa nei centri di secondo e terzo livello che, secondo la relazione del Ministero della Salute, erano 200 nel 2022. Questi centri sono distribuiti in modo disomogeneo sul territorio: in Molise, Basilicata e Valle d’Aosta c’è un solo centro per regione, a fronte dei 27 centri in Campania. 

Non ci sono dati nazionali aggiornati sul numero di donne che scelgono il social freezing, ma secondo Papaleo è possibile individuare una tendenza: «C’è stato un grosso aumento di accesso alla pratica di preservazione della fertilità. Dopo il COVID la richiesta è praticamente raddoppiata in particolare per le donne over 35 single. Inoltre, abbiamo notato che anche le ragazze più giovani hanno iniziato a interessarsi al congelamento degli ovuli». 

In un Paese dove la media è di 1,2 figli per donna, il social freezing potrebbe essere uno strumento utile per incentivare la natalità, prolungando la finestra di fertilità per chi lo desidera. Ma il costo resta l’ostacolo principale. La cifra varia in base alla struttura e ai farmaci utilizzati: più la donna è giovane, meno farmaci servono e più il prezzo scende. In generale, ha sottolineato Papaleo, la pratica parte dai tremila euro, a cui si deve aggiungere il costo annuale di mantenimento.

«L’unica opzione per le donne che sono nella mia stessa situazione – ha concluso A.M. – è il privato. Ma le cliniche più accessibili costano comunque tanto per una persona di ventotto anni con uno stipendio medio come il mio che non è supportata economicamente dai propri genitori. Al momento quindi per me questa opzione è fuori discussione».

La seconda puntata di Politica di un certo genere termina qui. Per segnalazioni, dubbi, suggerimenti puoi scrivermi a [email protected]. L’appuntamento è a martedì prossimo.

A presto,

Micol Maccario

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