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Il coronavirus 2019-nCoV, responsabile (per ora) per la morte di almeno 132 persone, ha messo in difficoltà non solo i governi e i sistemi sanitari nazionali ma anche la comunità dei fact-checker.
Da venerdì 24 gennaio 2019, più di 60 fact-checker provenienti da diversi Paesi stanno lavorando insieme in un progetto collaborativo coordinato dall’International Fact-Checking Network (Ifcn) per smentire le bufale su questo virus letale. Per ora, il gruppo di fact-checker ha individuato più di 80 contenuti ingannevoli – principalmente legati all’origine del virus, a falsi brevetti creati anni fa e ad alcuni strani modi per prevenire e curare la malattia.
L’ostacolo maggiore che i fact-checker hanno però finora incontrato è rappresentato dalle immagini e dai video che mostrano presunte scene di quanto sta avvenendo in questi giorni in Cina.
I fact-checker di PoliFact, negli Stati Uniti, hanno passato alcune ore questa settimana cercando di capire se un video estratto da TikTok e pubblicato su YouTube fosse veramente collegato al coronavirus. Il video mostrava persone dotate di mascherine accasciarsi al suolo per la strada, in metropolitana e in alcuni ospedali. Mentre cercavano di risalire all’origine del video, il team di PoliFact ha notato che i video di TikTok non presentano un sistema di marcatura temporale. È quindi impossibile verificare quando sono stati pubblicati. Inoltre, YouTube non è accessibile in Cina. Ciò significa che, oltre alla barriera linguistica, i fact–checker dovevano affrontare alcune problematiche legate alla piattaforma stessa.
Mercoledì 29 gennaio, Peerapon Anuttarasoat, un fact-checker del Sure and Share Center in Thaliandia, è riuscito a raggiungere una conclusione riguardo al video di una persona che si accasciava al suolo in un aeroporto. La persona inquadrata non era stata infettata dal coronavirus, bensì era ubriaca.
Pauline Moullot, vice-direttore di CheckNews, l’unità di fact-checking del quotidiano francese Libération, ha detto all’Ifcn che ha riscontrato le stesse problematiche con questo tipi di immagini e di video. Un fatto che trova frustrante, perché i suoi lettori hanno contattato lei e il suo team, inviando richieste per avere analisi di fact-checking su alcuni video. Il suo team però non riesce a dare una risposta definitiva sulla relazione tra il materiale inviato e il coronavirus.
«Questa è la situazione in cui il fact-checking sarebbe il giusto strumento. Purtroppo, gli utenti ci chiedono chiarimenti sui video e noi non siamo in grado di darne» ha detto. «Non siamo stati in grado di dire se un video che ritrae delle infermiere nel panico fosse autentico, o se fosse stato filmato in Cina. Una domanda che ci è stata chiesta una dozzina di volte».
Moullot ha detto che è normale per i fact-checker chiedere aiuto ai colleghi quando si incontra una barriera lingustica – come accade, per esempio, per le notizie che riguardano l’Iran. Ma in Cina, per una serie di ragioni, vi è una carenza di fact-checker.
I fact–checker stanno poi affrontando un’altra grande sfida: le teorie cospirazioniste e i post che riportano informazioni false allo scopo di diffondere il panico in tutto il mondo.
Una serie di organizzazioni di fact-checking hanno smentito alcune bufale che affermavano che la diffusione del coronavirus fosse stata causata dal programma cinese per la costruzione di armi biologiche. FactCheckKZ, in Kazakistan, l’ha giudicata falsa. Lo stesso ha fatto PolitiFact. Inoltre, la diffusione della teoria del complotto che vede Bill Gates, fondatore di Microsoft, implicato nella diffusione del virus sembra essere in aumento. Alcuni post che riportano questa bufala sono state smentiti in Germania, da Correctiv, in Croatia, da Faktograph e, negli Stati Uniti, da FactCheck.org.
Infine, l’ammontare di dati ingannevoli riguardo al numero di infetti e di persone decedute è sorprendente. Newtral, in Spagna, e Tempo, in Indonesia, hanno individuato alcuni utenti che riportavano la morte già avvenuta di 10.000 persone a Wuhan a causa del virus. In realtà, nell’intera Cina, secondo le fonti disponibili, 132 persone (al 29 gennaio 2019) sono decedute a causa del nuovo coronavirus.
Questo articolo verrà aggiornato in collaborazione con la comunità dell’Ifcn.