La grafica fuorviante del Movimento 5 stelle contro il governo Meloni

Secondo il partito, il governo Conte avrebbe messo 100 euro in più in busta paga ai lavoratori, mentre il governo Meloni solo 10 euro
Pagella Politica
Il 23 novembre il Movimento 5 stelle ha pubblicato sulle sue pagine social una grafica per criticare il cosiddetto “taglio del cuneo fiscale”, ossia la riduzione delle tasse sulle buste paga dei lavoratori, contenuto nel disegno di legge di Bilancio per il 2023 approvato dal governo di Giorgia Meloni. Nella grafica, che confronta due foto di Giuseppe Conte e di Meloni, si legge che il «governo Conte» – sostenuto dal Movimento 5 stelle – ha dato «fino a 100 euro in più al mese ai lavoratori», mentre l’attuale governo «fino a 10 euro in più al mese ai lavoratori». «Le chiacchiere stanno a zero», ha scritto il Movimento 5 stelle, elogiando quanto fatto in passato dal suo presidente. Questa grafica è però fuorviante.

Che cosa aveva fatto Conte

Semplificando un po’, il cosiddetto “cuneo fiscale” è la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro in busta paga e quello che il lavoratore percepisce come stipendio netto. In questa differenza, chiamata anche “costo del lavoro”, rientrano le imposte sui redditi pagati dal lavoratore e i contributi previdenziali e assistenziali, pagati in parte dal lavoratore e in parte dal datore di lavoro. In concreto, i provvedimenti che riducono questa differenza fanno sì che i lavoratori possano incassare più soldi nel netto in busta paga.

Quando il Movimento 5 stelle parla di «fino a 100 euro in più al mese ai lavoratori», fa riferimento a un provvedimento adottato dal secondo governo Conte, sostenuto da Partito democratico e Movimento 5 stelle, per la seconda metà del 2020 e poi stabilizzato con la legge di Bilancio per il 2021. In concreto, il governo guidato da Conte aveva deciso di aumentare il cosiddetto “bonus Renzi” (una detrazione fiscale introdotta nel 2014 che riguardava l’Irpef, l’imposta sui redditi delle persone fisiche) da 80 euro mensili a 100 euro per i redditi da lavoro dipendente fino a 26.600 euro lordi. In più, il bonus da 100 euro era stato concesso anche ai redditi fino a 28 mila euro, prima esclusi, ed era stato esteso ai redditi fino a 40 mila euro, ma con un valore decrescente. Curiosità: quando fu introdotto il “bonus Renzi”, il Movimento 5 stelle era stato tra i più critici di questa misura. Con la legge di Bilancio per il 2022, il governo di Mario Draghi è poi intervenuto sul bonus da 100 euro, modificando alcuni criteri di accesso, ma confermando di fatto il bonus per i redditi fino a 28 mila euro, salvo alcune eccezioni.

Ricapitolando: nel 2020 Conte ha esteso un bonus in busta paga da 80 euro a 100 euro, ha dato un bonus di 100 euro a una ristretta fascia di lavoratori che prima non lo percepiva e lo ha esteso, con un valore decrescente, ai redditi fino a 40 mila euro. La grafica del Movimento 5 stelle è dunque fuorviante perché lascia intendere che, senza l’intervento del governo Conte, prima non ci fosse alcun bonus.

Che cosa ha fatto il governo Meloni

Nella notte tra il 21 e il 22 novembre, il Consiglio dei ministri guidato da Meloni ha approvato il disegno di legge di Bilancio per il 2023, che, tra le altre cose, riduce il peso delle tasse in busta paga. Il testo ufficiale del disegno di legge non è ancora disponibile (circolano soltanto alcune bozze), ma un comunicato stampa del governo spiega che con la nuova legge di Bilancio «si introduce una riduzione del cuneo fiscale, a beneficio dei lavoratori, nella misura del 2 per cento per i percettori di redditi fino a 35 mila euro lordi annui e del 3 per cento per chi ha redditi fino a 20 mila euro». 

Il taglio del 2 per cento dei contributi previdenziali per i redditi fino a 35 mila euro è di fatto una conferma di quanto stabilito per il 2022 dal precedente governo Draghi (una riduzione dello 0,8 per cento era stata introdotta con la legge di Bilancio per il 2022, mentre un ulteriore 1,2 per cento è stata poi aggiunta con il decreto “Aiuti bis”). In più, il governo Meloni ha deciso di aumentare dal 2 al 3 per cento il taglio per i redditi fino a 20 mila euro. Secondo le stime del Sole 24 Ore, questi redditi fino a 20 mila euro avranno un aumento in busta paga fino a 11 euro netti al mese, circa 200 euro lordi l’anno, da sommare ai 400 euro lordi già introdotti da Draghi. È a questi «11 euro» a cui fa molto probabilmente riferimento il Movimento 5 stelle quando dice che con il governo Meloni si avranno «fino a 10 euro in più al mese ai lavoratori». 

Dunque, nel confronto fatto dal Movimento 5 stelle, si comparano due interventi diversi – da un lato sull’Irpef, dall’altro sui contributi – che per certi versi sono stati simili tra loro. In entrambi i casi, infatti, i due governi si sono limitati a prorogare quando già fatto dai loro predecessori, ampliando il beneficio per una parte dei lavoratori. Va poi sottolineato che il governo Meloni non è per ora intervenuto sul bonus da 100 euro, le cui regole, come abbiamo visto, sono state modificate dal precedente governo Draghi.

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