Il 9 ottobre, ospite a Dritto e Rovescio su Rete 4, il segretario della Lega Matteo Salvini ha definito (min. 9:30) «pericolosa per sé e per gli altri» la relatrice speciale delle Nazioni Unite Francesca Albanese, accusandola di schierarsi contro Israele per le sue posizioni critiche sull’accordo di tregua con Hamas. «Questa signora ha lo stipendio pagato da me, da te, da chi è in studio e da chi è a casa, perché rappresenta noi», ha dichiarato Salvini. «Questa signora non mi rappresenta, non rappresenta l’Italia che vuole la pace, né quella che era in piazza né quella che non era in piazza. Lasci lavorare chi ha la testa per lavorare e mi vergogno che all’ONU rappresenti l’Italia una signora che è pericolosa».

Al di là delle legittime opinioni politiche su Albanese, non è vero che la giurista riceve uno stipendio pagato dagli italiani né che rappresenta il nostro Paese alle Nazioni Unite. 

Come spiega il sito ufficiale dell’ONU, Albanese è un’esperta di diritto internazionale, specializzata in diritti umani e Medio Oriente. A maggio 2022 è stata nominata relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967 da Israele, tra cui la Cisgiordania. Lo scorso aprile, il Consiglio per i diritti umani dell’ONU le ha confermato l’incarico fino al 2028.

Questo Consiglio, con sede a Ginevra, è l’organo dell’ONU che si occupa di promuovere e tutelare i diritti umani a livello globale. Tra le sue funzioni principali c’è anche quella di nominare esperti indipendenti incaricati di monitorare specifiche situazioni o temi, per garantire un’osservazione costante e indipendente sul rispetto dei diritti fondamentali.

Al momento esistono 46 mandati tematici e 14 mandati dedicati a singoli Paesi o territori, come quello di Albanese. I primi riguardano ambiti generali, come la libertà di espressione o i diritti delle donne, mentre i secondi si concentrano su situazioni precise in cui il Consiglio ritiene necessario un monitoraggio continuativo.

I relatori speciali conducono ricerche, raccolgono testimonianze e visitano i Paesi interessati per valutare la situazione dei diritti umani sul campo. Quando riscontrano violazioni o problemi strutturali, possono inviare comunicazioni ufficiali ai governi per chiedere chiarimenti o interventi. Ogni anno presentano i loro rapporti al Consiglio per i diritti umani e, in alcuni casi, anche all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, contribuendo così a orientare le discussioni e le decisioni della comunità internazionale.

Nei suoi rapporti, Albanese è stata particolarmente critica nei confronti di Israele, accusandolo di commettere un genocidio nella Striscia di Gaza. Le sue analisi hanno così suscitato forti reazioni, anche tra i partiti in Italia.

Come ha chiarito più volte l’ONU, i relatori speciali non sono dipendenti delle Nazioni Unite e non ricevono alcuno stipendio per il loro incarico, che svolgono su base volontaria e part-time. Possono quindi continuare a lavorare come docenti, ricercatori o professionisti: per esempio, Albanese è ricercatrice presso l’Institute for the Study of International Migration della Georgetown University di Washington.

Per le missioni ufficiali, i relatori speciali ricevono rimborsi spese e supporto logistico. Le risorse per queste attività provengono dal bilancio generale dell’ONU, finanziato dai contributi di tutti gli Stati membri, tra cui anche l’Italia, ma questo non significa che siano stipendiati dal nostro Paese.

In più, i relatori speciali operano a titolo personale e in piena indipendenza, senza rappresentare né le Nazioni Unite né il Paese di cui sono cittadini. Questa autonomia è considerata essenziale per garantire la credibilità e l’imparzialità del sistema ONU dedicato alla tutela dei diritti umani.

Ciò non significa che le loro posizioni non possano essere discusse o criticate, come accade per qualsiasi figura pubblica. Ma è scorretto farlo sostenendo che agiscano per conto del proprio Paese o che siano stipendiati dai cittadini che pretenderebbero di rappresentare. In base al loro mandato, i relatori speciali sono incaricati indipendenti, e proprio questa indipendenza serve a permettere loro di esprimersi liberamente, anche su questioni complesse e controverse.