In provincia di Avellino c’è un paesino con meno di tremila abitanti, in una valle dove, secondo una leggenda, viveva un drago a tre teste. Ai tempi dei Visigoti questo mostro si nascondeva in una caverna e terrorrizzava gli abitanti dell’odierno comune di Volturara Irpina, chiedendo sacrifici e ogni tipo di ricchezze, finché non fu ucciso da un coraggioso cavaliere di nome Gesio. Sono passati secoli dai tempi narrati in questa leggenda ma negli scorsi giorni la Valle del Dragone – così è stata chiamata questa valle – è diventata il terreno di scontro di altre due figure, meno mitologiche benché altrettanto agguerrite: Giorgia Meloni e Vincenzo De Luca.
Lo scorso 22 febbraio, ospite a Porta a Porta su Rai 1, la presidente del Consiglio ha citato la Valle del Dragone per criticare «come sono stati spesi i soldi della coesione» in Campania, regione amministrata dal presidente De Luca (Partito Democratico). In tv Meloni ha elencato una lista di eventi che la Campania avrebbe finanziato con i fondi per la coesione: la Festa del fagiolo quarantino e della patata, organizzata ogni anno nella Valle del Dragone, «la Sagra dello scazzatiello, la Rassegna della zampogna, la Sagra del cecatiello e la Festa del caciocavallo podolico».
Lo scorso 22 febbraio, ospite a Porta a Porta su Rai 1, la presidente del Consiglio ha citato la Valle del Dragone per criticare «come sono stati spesi i soldi della coesione» in Campania, regione amministrata dal presidente De Luca (Partito Democratico). In tv Meloni ha elencato una lista di eventi che la Campania avrebbe finanziato con i fondi per la coesione: la Festa del fagiolo quarantino e della patata, organizzata ogni anno nella Valle del Dragone, «la Sagra dello scazzatiello, la Rassegna della zampogna, la Sagra del cecatiello e la Festa del caciocavallo podolico».