Chi ha ragione tra Meloni e De Luca sui soldi europei per le sagre

Meloni ha accusato De Luca di sprecare risorse in progetti poco utili, ma negli anni anche altre regioni hanno fatto scelte simili 
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
In provincia di Avellino c’è un paesino con meno di tremila abitanti, in una valle dove, secondo una leggenda, viveva un drago a tre teste. Ai tempi dei Visigoti questo mostro si nascondeva in una caverna e terrorrizzava gli abitanti dell’odierno comune di Volturara Irpina, chiedendo sacrifici e ogni tipo di ricchezze, finché non fu ucciso da un coraggioso cavaliere di nome Gesio. Sono passati secoli dai tempi narrati in questa leggenda ma negli scorsi giorni la Valle del Dragone – così è stata chiamata questa valle – è diventata il terreno di scontro di altre due figure, meno mitologiche benché altrettanto agguerrite: Giorgia Meloni e Vincenzo De Luca.

Lo scorso 22 febbraio, ospite a Porta a Porta su Rai 1, la presidente del Consiglio ha citato la Valle del Dragone per criticare «come sono stati spesi i soldi della coesione» in Campania, regione amministrata dal presidente De Luca (Partito Democratico). In tv Meloni ha elencato una lista di eventi che la Campania avrebbe finanziato con i fondi per la coesione: la Festa del fagiolo quarantino e della patata, organizzata ogni anno nella Valle del Dragone, «la Sagra dello scazzatiello, la Rassegna della zampogna, la Sagra del cecatiello e la Festa del caciocavallo podolico».
«Mi chiedo se queste siano le priorità di una regione come la Campania», ha detto la presidente del Consiglio, aggiungendo che «spendere quei soldi in modo più strategico può dare dei risultati migliori».

De Luca ha subito replicato alle critiche di Meloni: l’ha accusata di aver usato uno «stile da stracciarola, fatto di volgarità e di approssimazione», e ha difeso l’uso dei fondi europei. «Una regione dà i 10 mila, i 20 mila euro ai comuni o alle pro loco che poi organizzano la sagra», ha aggiunto De Luca, cercando di minimizzare. «Ma ci si può ridurre da presidenti del Consiglio a questi livelli di volgarità e di cialtroneria?».

Al netto delle differenze di vedute, entrambi i politici hanno dato una versione parziale dei fatti. Secondo le verifiche di Pagella Politica, infatti, è vero che la Campania ha finanziato le sagre elencate da Meloni, ma eventi simili sono stati supportati anche in altre regioni. A differenza di quanto detto da De Luca, gli stanziamenti per le feste e sagre supportate dalla Campania sono più alti dei «10 mila» e  «20 mila euro» citati, anche se parliamo comunque di cifre molto basse rispetto al totale delle decine di miliardi dei fondi per la coesione.

Di che cosa stiamo parlando

Prima di addentrarci nella lista delle sagre e delle feste, vediamo come funzionano i «soldi della coesione» di cui ha parlato Meloni a Porta a Porta

Dagli anni Ottanta la politica di coesione è sostenuta dall’Unione europea attraverso i fondi strutturali europei, che finanziano progetti con una gestione condivisa da parte dello Stato italiano e dell’Ue. In base alle regole, l’Italia è infatti obbligata a cofinanziare con risorse nazionali i progetti supportati dai fondi europei. Questo avviene attraverso due fondi: il Fondo di rotazione e il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc), uno dei principali strumenti con cui il governo attua le politiche per contrastare le disuguaglianze territoriali e promuovere la coesione economica e sociale, soprattutto nelle aree più svantaggiate del Paese. A livello europeo e nazionale la politica di coesione è organizzata per cicli di programmazione della durata di sette anni. 

Con i soldi per la coesione, ogni anno in Italia sono finanziati progetti molto diversi tra loro, dalla costruzione di opere infrastrutturali, come le ferrovie, a progetti più piccoli e locali, come sagre e feste di paese. La percentuale dei fondi dedicate all’organizzazione di quest’ultima categoria di eventi, come vedremo tra poco, è piuttosto ridotta rispetto al totale delle risorse stanziate. Basti pensare che con l’attuale ciclo di programmazione, che va dal 2021 al 2027, l’Italia può contare in teoria su risorse pari a oltre 143 miliardi di euro. Di questi, oltre 42 miliardi provengono dai fondi europei e quasi 32 miliardi dal Fondo di rotazione. Oltre 61 miliardi di euro arrivano invece dal Fondo per lo sviluppo e la coesione.

Il monitoraggio dei soldi per la coesione

I dati sulla destinazione delle risorse dei fondi per lo sviluppo e la coesione sono pubblicati da Opencoesione, il portale online del governo dove sono rendicontati i progetti finanziati con queste risorse. Dal 2000 a oggi i progetti monitorati da Opencoesione sono stati quasi due milioni, per un “costo pubblico monitorato” di oltre 272 miliardi di euro. Questo costo comprende tutti i finanziamenti pubblici. Con oltre 53 miliardi di euro, dal 2000 la Campania è stata la regione che ha avuto più finanziamenti dai fondi di coesione.

Il progetto più costoso finanziato anche con i soldi per la coesione è finora il nuovo collegamento ferroviario tra Palermo e Catania, programmato dal piano 2014-2020, per cui sono stati stanziati oltre 4 miliardi di euro. Nell’attuale ciclo di programmazione, quello che va dal 2021 al 2027, il progetto principale è il raddoppio della linea ferroviaria Codogno-Mantova, i cui lavori sono partiti da poche settimane e che attualmente ha un “costo pubblico monitorato” di circa 830 milioni di euro.

Dal 2000 in poi, i soldi per la coesione – e in particolare quelli del Fondo per lo sviluppo e la coesione – sono stati usati soprattutto per il settore trasporti e mobilità (23 per cento), per la competitività delle imprese (13 per cento), per l’ambiente (12 per cento) e per l’occupazione (11 per cento). Una piccola percentuale, il 5 per cento (pari a meno di 12 miliardi di euro), è andata al settore della cultura e del turismo, che ha finanziato progetti come il Parco della musica a Firenze (circa 34 milioni di euro) e iniziative ed eventi più piccoli. In questi anni proprio la Campania è stata la regione che ha stanziato più fondi per progetti che riguardano feste e sagre di paese, anche se in passato questo primato è appartenuto ad altre regioni.

La “Madonna delle galline” e lo scudetto del Napoli

Nello scorso ciclo di programmazione (2014-2020), su 36 progetti monitorati che hanno al loro interno la parola “sagra”, 25 appartengono alla Regione Campania. Ricordiamo che De Luca amministra la regione dal 2015: prima di lui il presidente campano era Stefano Caldoro, che ha guidato una giunta di centrodestra per cinque anni.

Tra le feste e le sagre citate da Meloni in tv, finanziate con i soldi per la coesione, ci sono: la già citata Festa del fagiolo quarantino e della patata nella Valle del Dragone (150 mila euro di finanziamento); la Festa della Madonna delle galline a Pagani (130 mila euro); due edizioni da 40 mila euro l’una della Sagra dello scazzatiello (un tipo di pasta fatto a mano) ad Aquara; quattro Rassegne della zampogna e ciaramella (due strumenti musicali tipici) a Polla, per un totale di circa 230 mila euro: e una Festa del caciocavallo podolico a Corleto Monforte (28 mila euro; l’aggettivo “podolico” viene da Podòlia, una regione dell’Europa orientale da dove si pensa siano originarie le mucche con cui si fa questo tipo di formaggio). Secondo il monitoraggio di Opencoesione, non è invece stato avviato il finanziamento da 55 mila euro per la Sagra del cecatiello (un tipo di pasta fresca) a Paupisi. A questi eventi si aggiungono anche la Sagra del mare a Procida (221 mila euro), la Sagra della castagna e del fungo porcino di Roccamonfina (70 mila euro), solo per citarne altri due. 

Se si considerano i progetti contenenti la parola “festa”, al primo posto ci sono gli 800 mila euro destinati nel 2023 alle celebrazioni per il terzo scudetto del Napoli, che l’anno scorso ha vinto il campionato di calcio maschile di Serie A 2022-2023. 

Le finalità del finanziamento sono le stesse per tutti gli eventi, ossia l’acquisto di beni e servizi necessari alla realizzazione dell’evento. E il finanziamento di tutti questi eventi è giustificato più o meno sempre allo stesso modo. Sul portale di Opencoesione, nelle pagine dei singoli eventi, si legge per esempio che le sagre e le feste attirano i turisti e preservano la valenza storico-culturale delle tradizioni. 

La Regione Campania non è direttamente responsabile dell’organizzazione di questi eventi e infatti risulta esclusivamente come soggetto «programmatore» del finanziamento, mentre i beneficiari sono i comuni in cui si svolgono queste sagre. Dopo le parole di Meloni, l’associazione che ogni anno organizza la Festa del fagiolo quarantino ha invitato la presidente del Consiglio alla festa, per dimostrarle come sono utilizzati i fondi «e soprattutto quanto ritorno, sia economico che di immagine, portano alle nostre aziende e al nostro paese».

Non solo in Campania

Su Opencoesione, per alcuni progetti (come la festa dello scudetto del Napoli) la sezione relativa ai “pagamenti monitorati” è pari a zero, anche per finanziamenti di eventi che si sono tenuti anni fa. Questo non significa necessariamente che i progetti sono stati bloccati e che i comuni o le associazioni che organizzano le sagre non hanno ricevuto risorse. In questi casi è probabile che le spese non siano ancora state rendicontate dagli enti beneficiari, dato che per il ciclo di finanziamenti 2014-2020 c’è tempo fino al 2025. «L’alimentazione del portale compete ai beneficiari dei singoli interventi ed è responsabilità delle amministrazioni titolari dei programmi», hanno spiegato fonti di Opencoesione a Pagella Politica. «L’assenza di pagamenti può dipendere da diversi fattori, tra cui anche il mancato aggiornamento del dato di monitoraggio, ma il singolo caso andrebbe approfondito per capire le ragioni specifiche».

In ogni caso, l’elenco di sagre, feste, carnevali e presepi finanziati in Campania è lungo, ma la regione amministrata da De Luca non è stata l’unica ad aver usato le risorse della coesione per questo tipo di eventi. Nel ciclo di programmazione che va dal 2007 al 2013, sui 31 progetti finanziati dal Fondo per la coesione con la parola “sagra”, 24 appartengono alla Basilicata. In questi anni, infatti, in provincia di Potenza sono state finanziate con decine di migliaia di euro diverse sagre, da quella della castagna a Trecchina a quella del fagiolo a Sarconi, passando per la sagra del pecorino Dop a Filiano. Progetti simili sono stati approvati e finanziati in altre regioni del Sud – con amministrazioni di centrodestra e di centrosinistra – come l’Abruzzo, con la Sagra delle ciliegie di Raiano; la Calabria, con il Palio dell’Assunta e la Sagra del Castrato a Longobucco o la Sagra della ‘nduja di Spilinga; e la Puglia, con la Sagra del pollo e del coniglio di Castellana Grotte. 

In Sicilia eventi simili, tra cui il presepe vivente di Agira e la Festa di Sant’Agata a Catania, hanno ricevuto finanziamenti tra il 2007 e il 2013 dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), uno dei fondi europei con cui sono promosse le politiche di coesione. Nel 2015 l’uso di milioni di euro presi da questi fondi europei per progetti non giudicati «di grande richiamo turistico» causò il blocco dei rimborsi alla Regione Sicilia da parte della Commissione europea. 

Oltre alle regioni del Sud, anche alcune regioni del Nord Italia hanno usato i fondi per la coesione per finanziare sagre, feste e progetti di questo tipo, seppure in maniera minore. Per esempio l’iniziativa “La voce della terra: canti e riti della tradizione”, organizzata da anni in provincia di Lecco, ha ricevuto nel 2017 quasi 500 mila euro di finanziamento.

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