Calenda la fa facile sugli effetti negativi dei social sui giovani

Secondo il leader di Azione gli adolescenti vivono conseguenze «disastrose» a causa dei social network, ma gli studi scientifici non sono arrivati a evidenze incontrovertibili in questo ambito
ANSA/LUCA ZENNARO
ANSA/LUCA ZENNARO
Da alcune settimane il leader di Azione Carlo Calenda ripete che in molti casi i social network hanno conseguenze negative «disastrose» sulla salute fisica e mentale degli adolescenti. Tra gli effetti peggiori ci sarebbero i disturbi dell’alimentazione e del sonno, il bullismo e la depressione. Per questo motivo Azione ha presentato una proposta di legge per vietare l’uso dei social network per chi ha meno di 13 anni di età e limitarne l’uso nella fascia tra i 13 e i 15 anni solo a chi ha il consenso dei genitori.

Al di là della reale fattibilità di questa proposta, che cosa dicono gli studi scientifici sull’impatto dei social network sui giovani? In breve: la situazione è più complessa di come la dipinge Calenda.

Un quadro complesso

Nel mondo scientifico ci sono vari ricercatori che sottolineano gli effetti negativi che i social network stanno avendo sulle nuove generazioni. Per esempio una delle scienziate più note in questo ambito di ricerca è la psicologa statunitense Jean Marie Twenge, professoressa di Psicologia alla San Diego State University. Sul tema Twenge ha scritto vari libri, uno di questi pubblicato in italiano da Einaudi con il titolo Iperconnessi: Perché i ragazzi oggi crescono meno ribelli, piú tolleranti, meno felici e del tutto impreparati a diventare adulti. Secondo Twenge l’aumento di problemi di salute mentale nelle generazioni più giovani sarebbe causato proprio dall’utilizzo degli smartphone e dei social network. 

In particolare, in uno studio pubblicato nel 2018, Twenge e due colleghe hanno analizzato la correlazione tra il numero di ore passato sui social network e il livello di infelicità delle nuove generazioni. Secondo la ricerca esiste una correlazione significativa tra l’utilizzo dei social media e l’aumento dei problemi di salute mentale per gli adolescenti nel corso degli ultimi anni. 

Come ha spiegato su Domani l’ex neuroscienziato e ora divulgatore scientifico Andrea Casadio, lo studio di Twenge ha però alcuni limiti. Il limite più grande è di natura statistica ed è ascrivibile alla massima “correlazione non è causazione”. Non necessariamente c’è un legame di causa-effetto dietro al fatto che un maggior uso dei social network sia legato a eventuali problemi di salute mentale. Per esempio giovani che già soffrono di qualche problema, magari correlato alla solitudine, potrebbero passare più tempo sui social media. Dunque l’influenza potrebbe essere addirittura inversa, ma in ogni caso senza un approccio sperimentale più solido il rischio è quello di fraintendere i dati. 

Un secondo limite riguarda la natura della correlazione. Quest’ultima infatti sembra indebolirsi negli studenti che frequentano gli ultimi anni delle scuole superiori, senza tuttavia spiegare perché questo avverrebbe: se i social network avessero un impatto così importante sulla salute mentale degli adolescenti, bisognerebbe identificare il motivo per cui, a un certo punto, questa correlazione diventa meno pronunciata. Non solo: a destare curiosità è l’assenza di una correlazione con variabili di tipo economico, quando invece esiste una ricca letteratura scientifica sugli impatti che le condizioni economiche hanno sullo sviluppo degli adolescenti. Per farla semplice: lo studio di Twenge non spiega perché per i giovani più vicini all’età adulta l’uso dei social sia meno collegato all’infelicità. Inoltre, proprio per i suoi limiti statistici, lo studio non tiene conto delle variabili economiche, quando invece molti studi hanno mostrato che le condizioni economiche hanno un impatto considerevole sul livello di infelicità degli adolescenti.

Gli effetti sembrano poi essere concentrati soprattutto nelle persone che si identificano come donne, un dato confermato anche da altri studi. Secondo altri esperti però questa dinamica potrebbe derivare dalla cultura dei social network e dei selfie, che creerebbero un’immagine distorta e slegata dalla realtà soprattutto dei corpi e della bellezza femminile. Ma anche qui le cose sono più complicate di come può sembrare a prima vista. 

Su questo aspetto un report interessante è quello dell’associazione statunitense no-profit Common Sense Media, che ha chiesto alle giovani donne la loro opinione sul tema. Nonostante il 38 per cento delle partecipanti allo studio riporti un aumento dei sintomi depressivi in relazione all’uso dei social network, solo il 10 per cento dichiara che senza social network la loro vita sarebbe migliore. Come ha spiegato la neuropsicologa clinica Tiziana Metitieri su Valigia Blu, i giovani possono individuare nella condivisione dei loro traumi e dei loro problemi sui social una strategia per affrontare il problema.  

Anche altri studi hanno mostrato che l’impatto negativo dei social network sulla salute mentale dei giovani è meno netto rispetto a quello che si è portati a credere. Per esempio una ricerca del 2018 ha sottolineato che gli effetti negativi del cyberbullismo sono significativi solo per le persone Lgbt+: il problema non sarebbero quindi i social network, quanto piuttosto la discriminazione in sé.

E gli effetti positivi?

Al contrario, alcuni studi hanno individuato effetti positivi che i social network possono avere sulla salute mentale dei più giovani. Per esempio secondo una ricerca gli adolescenti che cercano supporto sui social network per problemi legati allo stress quotidiano (come la scuola o il rapporto con i genitori) possono mostrare un calo dei sintomi depressivi qualora ricevessero il supporto cercato. Il ricercatore di Scienze sociali all’Università di Harvard Mesfin Bekalu ha notato una sorta di trade-off legato all’uso dei social network: quando le persone percepiscono come non accogliente il loro quartiere e in generale le loro relazioni nella vita reale, l’uso dei social network può aiutare la loro soddisfazione e felicità. 

In generale, negli ultimi anni il tema degli effetti dei social network sugli adolescenti ha attirato sempre più l’attenzione degli scienziati: secondo una ricerca del 2021 infatti, da un lato è vero che l’uso dei social network può aumentare l’isolamento sociale, ma dall’altro lato può ridurlo.  

Ricapitolando: a oggi non esiste una risposta univoca, con dati incontrovertibili, sull’impatto che i social network hanno sulla salute fisica e mentale dei più giovani. Alcuni studi ne evidenziano i lati negativi, altri quelli positivi, altri ancora criticano le metodologie dei primi e dei secondi. Un rapporto pubblicato ad aprile 2023 dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) è arrivato alla conclusione che finora la ricerca scientifica è in gran parte «inconcludente» sull’impatto della tecnologia per la vita degli adolescenti più giovani. Il rapporto sottolinea poi come un approccio di divieto nei confronti dell’utilizzo di una certa tecnologia verso i più giovani rischia di lasciarli impreparati alle sfide della digitalizzazione.

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