Il 24 agosto, in un’intervista con il Corriere della Sera e in una con Il Fatto Quotidiano, il parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle Pasquale Tridico ha confermato la sua candidatura alla presidenza della Regione Calabria, sostenuta da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra e Italia Viva. Nelle due interviste, Tridico ha dichiarato che la Calabria «è la regione più povera d’Europa». «Il nostro comune obiettivo – ha aggiunto l’ex presidente dell’INPS – è riportare sviluppo e speranza» nella regione, dove si voterà il 5 e 6 ottobre.
Numeri alla mano, è vero che nessuna regione europea è povera quanto la Calabria? La risposta cambia a seconda dell’indicatore considerato.
Partiamo dal Prodotto interno lordo (PIL) pro capite, cioè il valore dei beni e servizi prodotti in media da ciascun abitante in un anno. Non misura direttamente la ricchezza delle famiglie o il loro reddito disponibile, ma viene usato come indicatore del livello di sviluppo economico: più è basso, più è probabile che in un territorio ci siano condizioni diffuse di povertà.
Secondo i dati Eurostat più aggiornati, espressi a parità di potere d’acquisto, nel 2022 il PIL pro capite della Calabria era pari al 57 per cento della media dell’Unione europea. Diverse regioni di Paesi Ue come Polonia, Slovacchia, Romania, Ungheria, Bulgaria e Grecia avevano valori più bassi di quello calabrese. Guardando al solo PIL pro capite, dunque, la Calabria non è l’ultima in Europa.
Eurostat pubblica periodicamente anche indicatori che misurano più da vicino la povertà. Uno dei principali è la quota di popolazione a rischio di povertà o di esclusione sociale. Rientra in questa condizione chi si trova in almeno una tra tre situazioni: appartiene a famiglie a rischio di povertà; vive in famiglie in grave deprivazione materiale e sociale; oppure appartiene a famiglie a bassa intensità lavorativa.
Nel 2024 il 48,8 per cento della popolazione calabrese risultava a rischio di povertà o esclusione sociale. È la quota più alta tra le regioni Ue, se si esclude la Guyana francese, una regione d’oltremare della Francia. Tra le regioni con i valori più elevati ci sono anche la Campania, con il 43,5 per cento, e la Sicilia, con il 40,9 per cento.
È possibile scendere nel dettaglio delle tre componenti di questo indicatore. Nel 2024 viveva a rischio di povertà il 37,2 per cento della popolazione calabrese: è la percentuale più alta tra le regioni dell’Ue, se si escludono la già citata Guyana francese e la città autonoma di Melilla in Spagna. Si considera a rischio di povertà chi vive in famiglie con un reddito netto equivalente inferiore al 60 per cento della mediana del proprio Paese, cioè almeno il 40 per cento in meno rispetto a quello di una famiglia “tipica”.
Sempre nel 2024 il 24,9 per cento dei residenti in Calabria era in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale, terzo valore più alto nell’Ue dopo la regione greca delle isole Ionie e la regione rumena del Sud-Est. Questa condizione riguarda chi non può permettersi almeno sette dei 13 beni o attività ritenuti basilari, come andare in vacanza una volta l’anno, pagare puntualmente le bollette o avere due paia di scarpe in buone condizioni.
Rimane la componente delle famiglie a bassa intensità lavorativa, cioè quelle in cui gli adulti hanno lavorato meno di un quinto dei mesi in cui avrebbero potuto farlo, escludendo gli studenti sotto i 25 anni e i pensionati. Nel 2024 in Calabria la quota era del 12,1 per cento: un valore più basso di quello registrato in molte altre regioni europee e italiane. Per esempio in Campania, prima in classifica, era del 24,4 per cento.
Infine, l’ultimo parametro usato da Eurostat per valutare le condizioni economiche delle regioni europee riguarda la distribuzione del reddito. Anche in questo la Calabria è ultima in classifica: nel 2024, il reddito del 20 per cento più ricco della popolazione era in media 7,6 volte più alto del reddito del 20 per cento più povero della popolazione. Questo rapporto è il più alto di tutta l’Ue, escludendo Melilla e Ceuta, l’altra città autonoma spagnola circondata dal Marocco.
Ricapitolando: la frase secondo cui la Calabria sarebbe «la regione più povera d’Europa» non è vera se si guarda al PIL pro capite, dove diverse regioni Ue hanno livelli più bassi. Se però si considerano gli indicatori che misurano povertà ed esclusione sociale, la Calabria è ai primissimi posti e in alcuni casi al primo, con la quota più alta di popolazione a rischio e una diffusa situazione di grave deprivazione materiale e sociale. Non spicca invece per bassa intensità lavorativa, mentre registra la maggiore disuguaglianza nella distribuzione dei redditi.
Numeri alla mano, è vero che nessuna regione europea è povera quanto la Calabria? La risposta cambia a seconda dell’indicatore considerato.
Partiamo dal Prodotto interno lordo (PIL) pro capite, cioè il valore dei beni e servizi prodotti in media da ciascun abitante in un anno. Non misura direttamente la ricchezza delle famiglie o il loro reddito disponibile, ma viene usato come indicatore del livello di sviluppo economico: più è basso, più è probabile che in un territorio ci siano condizioni diffuse di povertà.
Secondo i dati Eurostat più aggiornati, espressi a parità di potere d’acquisto, nel 2022 il PIL pro capite della Calabria era pari al 57 per cento della media dell’Unione europea. Diverse regioni di Paesi Ue come Polonia, Slovacchia, Romania, Ungheria, Bulgaria e Grecia avevano valori più bassi di quello calabrese. Guardando al solo PIL pro capite, dunque, la Calabria non è l’ultima in Europa.
Eurostat pubblica periodicamente anche indicatori che misurano più da vicino la povertà. Uno dei principali è la quota di popolazione a rischio di povertà o di esclusione sociale. Rientra in questa condizione chi si trova in almeno una tra tre situazioni: appartiene a famiglie a rischio di povertà; vive in famiglie in grave deprivazione materiale e sociale; oppure appartiene a famiglie a bassa intensità lavorativa.
Nel 2024 il 48,8 per cento della popolazione calabrese risultava a rischio di povertà o esclusione sociale. È la quota più alta tra le regioni Ue, se si esclude la Guyana francese, una regione d’oltremare della Francia. Tra le regioni con i valori più elevati ci sono anche la Campania, con il 43,5 per cento, e la Sicilia, con il 40,9 per cento.
È possibile scendere nel dettaglio delle tre componenti di questo indicatore. Nel 2024 viveva a rischio di povertà il 37,2 per cento della popolazione calabrese: è la percentuale più alta tra le regioni dell’Ue, se si escludono la già citata Guyana francese e la città autonoma di Melilla in Spagna. Si considera a rischio di povertà chi vive in famiglie con un reddito netto equivalente inferiore al 60 per cento della mediana del proprio Paese, cioè almeno il 40 per cento in meno rispetto a quello di una famiglia “tipica”.
Sempre nel 2024 il 24,9 per cento dei residenti in Calabria era in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale, terzo valore più alto nell’Ue dopo la regione greca delle isole Ionie e la regione rumena del Sud-Est. Questa condizione riguarda chi non può permettersi almeno sette dei 13 beni o attività ritenuti basilari, come andare in vacanza una volta l’anno, pagare puntualmente le bollette o avere due paia di scarpe in buone condizioni.
Rimane la componente delle famiglie a bassa intensità lavorativa, cioè quelle in cui gli adulti hanno lavorato meno di un quinto dei mesi in cui avrebbero potuto farlo, escludendo gli studenti sotto i 25 anni e i pensionati. Nel 2024 in Calabria la quota era del 12,1 per cento: un valore più basso di quello registrato in molte altre regioni europee e italiane. Per esempio in Campania, prima in classifica, era del 24,4 per cento.
Infine, l’ultimo parametro usato da Eurostat per valutare le condizioni economiche delle regioni europee riguarda la distribuzione del reddito. Anche in questo la Calabria è ultima in classifica: nel 2024, il reddito del 20 per cento più ricco della popolazione era in media 7,6 volte più alto del reddito del 20 per cento più povero della popolazione. Questo rapporto è il più alto di tutta l’Ue, escludendo Melilla e Ceuta, l’altra città autonoma spagnola circondata dal Marocco.
Ricapitolando: la frase secondo cui la Calabria sarebbe «la regione più povera d’Europa» non è vera se si guarda al PIL pro capite, dove diverse regioni Ue hanno livelli più bassi. Se però si considerano gli indicatori che misurano povertà ed esclusione sociale, la Calabria è ai primissimi posti e in alcuni casi al primo, con la quota più alta di popolazione a rischio e una diffusa situazione di grave deprivazione materiale e sociale. Non spicca invece per bassa intensità lavorativa, mentre registra la maggiore disuguaglianza nella distribuzione dei redditi.