Che cosa sappiamo sulla proposta di presidenzialismo del centrodestra

In un’intervista radiofonica, Berlusconi ha detto che in caso di introduzione dell’elezione diretta del presidente della Repubblica, Mattarella dovrebbe dimettersi. Ma quali sono le intenzioni del centrodestra?
ANSA
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Il 12 agosto, in un’intervista con Radio Capital, il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi ha dichiarato (min. 6:00) che, nel caso in cui dovesse essere approvata una riforma costituzionale per l’elezione diretta del presidente della Repubblica, così come proposto del centrodestra nel suo programma elettorale, «sarebbero necessarie le dimissioni» del presidente Sergio Mattarella.

La frase di Berlusconi ha suscitato polemiche e lo stesso ex presidente del Consiglio è ritornato sull’argomento, chiarendo con un post su Facebook che nell’intervista non intendeva «attaccare il presidente Mattarella», ma solo «spiegare come potrebbe funzionare la riforma sul presidenzialismo».

Che cosa prevede la proposta del centrodestra? E davvero la sua attuazione comporterebbe le dimissioni di Mattarella?

La proposta del centrodestra

L’11 agosto Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi moderati hanno reso pubblico Per l’Italia, l’accordo quadro di programma per un governo di centrodestra (qui scaricabile in formato pdf). Al terzo punto del programma, quello riguardante le «riforme istituzionali, della giustizia e della Pubblica amministrazione secondo Costituzione», si trova anche «l’elezione diretta del presidente della Repubblica». 

Il testo del programma non specifica con quali modalità dovrebbe avvenire questa elezione, ma in ogni caso questa comporterebbe una modifica della Costituzione e dell’ordinamento repubblicano, che passerebbe dall’attuale parlamentarismo al presidenzialismo o semipresidenzialismo.

Durante l’intervista con Radio Capital, Berlusconi ha dichiarato che un passaggio del genere comporterebbe «le dimissioni del presidente Mattarella», che però «potrebbe essere eletto di nuovo».  Non esistono precedenti del genere nella storia repubblicana, ma è legittimo pensare che l’approvazione di una riforma costituzionale di tale portata potrebbe spingere l’attuale capo dello Stato nelle condizioni di abbandonare l’incarico. Su questo però non ci sono certezze al momento: si tratta di una valutazione politica, considerato anche che il programma della coalizione di centrodestra rimane piuttosto vago sul tema e non menziona eventuali dimissioni da parte del capo dello Stato. 

Un cavallo di battaglia di Berlusconi

Non è la prima volta che il leader di Forza Italia propone di modificare la Costituzione per fare in modo che il presidente della Repubblica venga eletto dai cittadini. «È dal 1995 che propongo il passaggio al sistema presidenziale», ha ricordato lo stesso Berlusconi a Radio Capital.

Già 27 anni fa, infatti, Berlusconi si fece promotore del presidenzialismo con un discorso in Parlamento e nello stesso anno furono discusse diverse proposte di riforma costituzionale che puntavano a modificare, tra gli altri, l’articolo 83 della Costituzione, quello che stabilisce che «il presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri».

In ogni caso, al momento non si sa come verrà articolata l’idea dell’attuale coalizione di centrodestra, anche se una proposta di riforma costituzionale simile è stata presentata di recente da Fratelli d’Italia ed è possibile che il testo venga usato come base di partenza per sviluppare una riforma condivisa da tutti i partiti della coalizione.

Che cosa diceva la proposta di Fdi sul presidenzialismo

Il 10 maggio 2022 la Camera dei deputati ha respinto la proposta di legge, a prima firma della presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, per introdurre, tra le altre cose, l’elezione diretta del presidente della Repubblica.

La proposta di legge, presentata a giugno 2018 alla Camera da Meloni e da altri deputati di Fratelli d’Italia, è composta di 13 articoli ed è intitolata ​​“Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l’elezione diretta del Presidente della Repubblica”. Oltre a questa misura, il testo prevedeva anche che il presidente della Repubblica fosse posto a capo del Consiglio dei ministri, che rimanesse in carica per cinque anni – invece degli attuali sette – e che potesse essere rieletto solo una volta (ad oggi la Costituzione non prevede limiti).

In più, il testo modificava l’articolo 84 della Costituzione e fissava ad almeno quarant’anni l’età che un candidato può avere per essere eletto presidente della Repubblica. Le candidature sarebbero dovute essere presentate da un gruppo parlamentare presente in almeno una delle due Camere o da almeno 200 mila elettori.

La proposta di Meloni era naufragata alla Camera a causa della contrarietà del Partito democratico e del Movimento 5 stelle, ma anche se fosse stata approvata, sarebbe stato molto difficile arrivare a un via libera definitivo prima della fine della legislatura. Come tutte le proposte di riforma costituzionale, il testo presentato da Meloni e da Fdi sarebbe dovuto infatti essere approvato due volte da entrambe le Camere, a distanza di almeno tre mesi, dopo l’esame delle commissioni.

«Per noi questa è la madre di tutte le riforme», aveva detto Meloni alla stampa poco prima della bocciatura della riforma, a maggio, aggiungendo anche che «se la proposta non dovesse passare, la riproporremo agli italiani alle prossime elezioni».

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