Renato Brunetta cita la legge elettorale voluta dal Premier Renzi per mettere in risalto le debolezze del Partito Democratico. In particolare, si sofferma sulla votazione dell’Italicum: il governo sarebbe passato, secondo l’esponente forzista, per soli 20-40 voti nonostante il sostegno di Forza Italia.
Le votazioni sono state tante, e per attuare un appropriato fact-checking procediamo prendendo in esame quelle più importanti e che più hanno infuocato il dibattito politico. A tal proposito utilizzeremo i dati forniti da Openparlamento. Gli emendamenti da analizzare sono quelli di La Russa su preferenze (contro liste bloccate), di Gitti sulle doppie preferenze di genere e di Nicoletti sulla soglia di sbarramento.
Nella tabella a sinistra confrontiamo i voti ottenuti dalla “coalizione Italicum” (Partito Democratico e Forza Italia) con i voti necessari per ottenere la maggioranza sulle singole votazioni.
Nell’emendamento sulla soglia di sbarramento la maggioranza richiesta era di 277 voti e i voti ottenuti sono stati 315 (+38). Per la proposta di La Russa, che dava la possibilità agli elettori di scrivere le proprio preferenze (contro le liste bloccate), la maggioranza richiesta era di 282 voti: qui la “coalizione Italicum” ha ottenuto 299 voti (+17).
Sulla doppia preferenza di genere, Pd e Fi hanno a malapena passato lo scoglio dei 288 voti richiesti, prendendone 297 (+9).
I dati parlano chiaro: anche con l’annunciato sostegno di Forza Italia, il Partito Democratico ha passato per un pelo il test Italicum. Sul voto finale il governo è passato però con un’ampia maggioranza, facendo meritare un “C’eri quasi” a Brunetta.