Il 9 marzo, in un’intervista a La Repubblica, il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha commentato, tra le altre cose, le rivolte scoppiate il giorno prima in alcune carceri italiane (per esempio, a Modena e a Foggia).
«Ci sono stati episodi di violenza in 22 carceri. Sette detenuti morti, oltre 40 in fuga», ha detto la giornalista Annalisa Cuzzocrea a Renzi. «La disperazione dovuta al sovraffollamento è nota, ma nessuno ha voluto agire».
Secondo Renzi però i numeri sono peggiorati rispetto alla scorsa legislatura, quando al governo c’era il centrosinistra. «Con i nostri governi eravamo ad ospitare 50 mila carcerati, oggi viaggiamo verso quota 70 mila», ha detto l’ex presidente del Consiglio.
Ma questi sono giusti sono corretti o no? Abbiamo verificato e Renzi esagera entrambe le cifre.
Non ci sono (né ci sono mai stati dopo il 1945) 70 mila detenuti in Italia
Secondo i dati più aggiornati del Ministero della Giustizia, al 29 febbraio 2020 i detenuti nelle carceri italiane erano 61.230, a fronte di una capienza regolamentare di 50.931 posti.
Stiamo parlando di un tasso di affollamento del 120,2 per cento: in parole semplici, dove dovrebbero starci 100 detenuti, ce ne sono invece in media 120. Come analizzeremo meglio in seguito, questa situazione di sovraffollamento è presente da anni in Italia, ma ha avuto degli alti e dei bassi.
Ma torniamo al numero dei detenuti. Al 31 dicembre 2019 quest’ultimi era di 60.769, 461 in meno rispetto a quelli di fine febbraio scorso (affollamento del 119,9 per cento) e 10mila in meno di quelli citati da Renzi.
Anche considerando che il leader di Italia Viva parla di una tendenza («viaggiamo verso»), la sua previsione sembra esagerata: dopo il 1945 non è mai successo che in Italia si arrivasse a quota 70 mila detenuti. Il record è stato nel 2010 quando, in autunno, si arrivò a sfiorare quota 69 mila.
Passiamo ora ai «50 mila» detenuti, rivendicati da Renzi durante i governi del Pd.
Quanti detenuti c’erano con gli scorsi governi Pd
Nella sua intervista, l’ex presidente del Consiglio fa riferimento ai governi del Partito democratico («nostri governi»), che nella scorsa legislatura è stato insieme a un pezzo del centrodestra alla guida del Paese con tre esecutivi: quello di Enrico Letta (dal 28 aprile 2013 al 21 febbraio 2014), quello di Matteo Renzi (dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016) e quello di Paolo Gentiloni (dal 12 dicembre 2016 al 1° giugno 2018).
A fine aprile 2013, secondo i dati del Ministero della Giustizia, i detenuti nelle carceri italiane erano 65.917, con un tasso di affollamento del 140,1 per cento. Al 31 dicembre 2013 questo dato era sceso a 62.536 (affollamento al 131,1 per cento).
Un anno dopo, al 31 dicembre 2014, i detenuti nelle carceri erano diminuiti a 53.623, con un tasso di affollamento del 108 per cento, mentre a fine 2015 il dato si era attestato sui 52.164 detenuti (affollamento del 105,2 per cento) – il minimo negli ultimi 10 anni – e a fine 2016 era risalito a 54.653 (affollamento del 108,8 per cento).
La crescita è poi continuata anche nell’anno successivo. Al 31 dicembre 2017 in Italia c’erano 57.608 detenuti – con un tasso di affollamento del 114,1 per cento – saliti a 58.569 al 31 maggio 2018 (affollamento del 115,7 per cento), ultimo giorno di governo Gentiloni, prima del passaggio di consegne all’esecutivo Lega-Movimento 5 stelle.
A fine 2018 – con il governo Conte I – si è poi saliti a 59.655 (affollamento al 117,9 per cento), attestatisi in leggero rialzo sui 60.741 (affollamento al 120,3 per cento) al 31 agosto 2019, ultima rilevazione del Ministero della Giustizia prima del giuramento del governo Pd-M5s, avvenuta il 5 settembre 2019.
Ricapitolando: tra la fine di aprile 2013 e la fine di maggio 2018 (con i tre governi Letta, Renzi e Gentiloni) il numero dei detenuti nelle carceri italiane è prima diminuito, passando da quasi 66 mila a quasi 52.200 a fine 2015, per poi risalire fino a oltre 58.500 a fine maggio 2018.
Si tratta di numeri più alti di quelli indicati da Renzi, che parla di «50 mila» detenuti, un minimo mai raggiunto nel periodo considerato. In realtà la media del numero dei detenuti nei quattro anni (2014, 2015, 2016 e 2017) interamente governati dal Pd, con un pezzo di centrodestra, è di quasi 55 mila: il 10 per cento in più di quanto affermato da Renzi.
Nelle carceri italiane ci sono troppi detenuti
Negli ultimi anni dunque, in Italia le carceri restano sovraffollate, un fenomeno analizzato nel dettaglio dall’Associazione Antigone, che si occupa della tutela dei diritti nel sistema penitenziario italiano.
«Vent’anni fa, alla fine del 1998, i detenuti erano 47.811. All’inizio di quel decennio (30 giugno 1991) erano 31.053. Poco meno della metà delle presenze di oggi», scrive l’associazione nel suo “XV Rapporto sulle condizioni di detenzione”, pubblicato a maggio 2019. «Comincerà con il nuovo millennio la crescita impazzita della carcerazione, senza che ad essa corrisponda un parallelo aumento nel numero dei reati commessi».
È lo stesso rapporto a spiegare perché nel 2013, come abbiamo visto in precedenza, si è assistito al calo del numero dei detenuti nelle nostre carceri.
«Il 2013 è l’anno della condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella nota sentenza Torreggiani relativa ai trattamenti inumani e degradanti legati al sovraffollamento carcerario», si legge nel rapporto. «Con le misure prese a seguito della sentenza, i numeri della popolazione detenuta sono cominciati a calare ulteriormente, fino al 31 dicembre del 2015, quando le persone recluse nelle carceri italiane erano 52.164».
In questo ambito l’Italia non è messa bene se confrontata con gli altri Paesi europei. Secondo i dati della Fondazione Antigone, a maggio 2019 la media europea del tasso di affollamento delle carceri in Europa era del 93 per cento (nel nostro Paese a fine febbraio 2020, come abbiamo visto, era di oltre il 120 per cento).
Le ragioni di questo fenomeno possono essere diverse. Da un lato, «una delle prime cause dell’eccessiva presenza di persone detenute – scrive la Fondazione Antigone – è da ricercare senz’altro nell’inefficace e repressiva legislazione sulle droghe, che rappresenta una delle principali cause di ingresso e permanenza in carcere». Dall’altro lato, è riscontrabile «anche un allungamento delle pene scontate dai detenuti condannati in via definitiva, nonostante non si abbia un parallelo aumento della gravità dei reati commessi».
Il verdetto
Secondo Matteo Renzi, con i passati governi del Pd c’erano «50 mila» detenuti nelle carceri italiane, mentre «oggi viaggiamo verso quota 70 mila». Abbiamo verificato e entrambi questi dati sono esagerati.
In primo luogo, la media del numero dei detenuti tra il 2014 e il 2017 è stata di quasi 55 mila (e non «50 mila», un dato mai toccato durante i governi Pd). Tra il 2013 e il 2015 c’è stato in effetti un calo (anche in seguito a una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato l’Italia), ma dal 2016 è ripreso l’aumento.
In secondo luogo a fine febbraio 2020 il numero dei detenuti è di circa 61 mila: un numero più basso del «70 mila» segnalato da Renzi, che oltretutto non si è mai verificato nell’Italia repubblicana e dunque sembra esagerato indicare anche come sviluppo prevedibile.
In conclusione, “Nì” per Renzi.
«Le agenzie di rating per la prima volta, due agenzie di rating, per la prima volta hanno rivisto in positivo le stime sull’Italia. Dal 1989 questa cosa è accaduta tre volte in Italia»
30 ottobre 2024
Fonte:
Porta a Porta – Rai 1