Ospite della trasmissione di La7 In Onda, il Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha affermato che gli standard di sicurezza dei treni italiani, non solo di quelli ad alta velocità, sono al massimo livello.
Toninelli ha fatto riferimento esplicitamente agli standard di sicurezza delle linee ferroviarie, gestito da Rete Ferroviaria Italiana (parte del gruppo Ferrovie dello Stato).
Per capire quanto quegli standard si traducano in effettiva sicurezza per i passeggeri, si può far uso di una misura indiretta: gli incidenti ferroviari significativi e il loro numero di vittime in Italia e nel confronto con gli altri Paesi europei.
Gli incidenti significativi
Secondo la definizione dell’Union Internationale des Chemins de Fer (UIC), associazione internazionale del trasporto ferroviario, un incidente è significativo quando è stato coinvolto almeno un veicolo ferroviario in movimento che ha causato almeno un decesso o un ferito grave, più di 150.000 euro di danni, oppure un’interruzione del traffico di sei o più ore.
Sono quindi esclusi gli incidenti nelle officine, nei magazzini, nei depositi e quelli causati da gesti volontari (suicidi o atti vandalici). Va ricordato inoltre che l’incidentalità ferroviaria, nelle statistiche internazionali, è ponderata per i volumi di traffico espressi in “milioni di treni km” (Mln tr-km), cioè in sostanza sulla base dei chilometri complessivi percorsi dai treni.
Ora passiamo ai dati. Secondo la Relazione preliminare sulla sicurezza ferroviaria nel 2017, presentata dall’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie (ANSF) il 24 maggio 2018, lo scorso anno sulle tratte gestite dalla Rete Ferroviaria Italiana (RFI) si sono verificati 97 incidenti: dieci in più rispetto agli 87 del 2016, ma in diminuzione rispetto ai 121 del 2007.
Dal report emerge poi che i dati sull’incidentalità sulle reti italiane (reti regionali e rete RFI) sono significativamente più bassi rispetto al valore medio registrato nei Paesi dell’Unione Europea, come mostrato dal grafico 1.
Grafico 1: Incidenti significativi – Fonte: Relazione preliminare sulla sicurezza ferroviaria nel 2017
Il dato italiano è allineato con il valore medio di Paesi con reti e tipi di servizi assimilabili (Regno Unito, Spagna, Germania e Francia), ma superiore se si prendono in considerazione i soli incidenti che hanno coinvolto le persone, ovvero gli “incidenti alle persone per materiale rotabile in movimento”.
Viceversa, il valore totale delle rimanenti tipologie d’incidente (quindi quelli legati a cause tecniche), è inferiore al valore medio registrato nei Paesi citati, e risulta tra i più bassi della zona UE + Svizzera.
Le vittime
Come riportato dalla relazione presentata da ANSF, la mortalità ferroviaria in Europa (secondo dati rilevati fra il 2010 e il 2014) è più bassa rispetto a quella di Paesi con reti e tipi di servizi assimilabili, come Stati Uniti, Canada o Corea del Sud.
È simile a quella dell’Australia e sensibilmente più alta solo rispetto a quella del Giappone – Paese in cui non ci sono state vittime nell’anno preso in esame e in cui si sono verificati solo 49 incidenti negli ultimi 18 anni.
In Italia, nel 2017 le vittime – ovvero i morti e i feriti gravi – degli incidenti ferroviari sono state 93, di cui 88 sulla Rete RFI e 5 sulle Reti Regionali. La maggior parte delle vittime (76 su 93) sono state provocate dal materiale rotabile in movimento, 13 ai passaggi a livello, per indebito attraversamento o urti contro veicoli stradali, due da una collisione del treno e due si sono verificati durante il lavoro nei cantieri.
Nel periodo 2016-2017 si è avuto un morto ogni 5.438.000 km circa percorsi da treni. Ipotizzando una velocità media di 100 km/h, il dato corrisponde a un morto ogni 54.380 ore di circolazione di treni.
Anche per quanto riguarda il numero di vittime, i dati italiani si collocano stabilmente al di sotto della media europea (grafico 2), in linea con quelli di Francia, Germania e Spagna, Paesi con reti e tipi di servizi assimilabili.
Grafico 2: Morti e feriti gravi: media italiana ed europea – Fonte: Relazione Preliminare sulla sicurezza ferroviaria nel 2017
Il grafico 3 conferma che il tasso di vittime ferroviarie in Italia è generalmente più basso rispetto alla media europea, e mostra differenze più marcate sulle reti regionali anche a causa dei volumi di traffico inferiori: il singolo incidente ed eventuali vittime hanno quindi un’incidenza maggiore.
Sul dato del 2016, ad esempio, pesa molto l’incidente tra Andria e Corato, sulla linea Bari-Barletta, in Puglia, nel quale persero la vita 23 persone e 50 rimasero ferite. L’incidente è avvenuto il 12 luglio 2016.
Grafico 3: Morti e feriti gravi: media Rete RFU, Reti Regionali e media annuale europea – Fonte: Relazione Preliminare sulla sicurezza ferroviaria nel 2017
Il verdetto
Il ministro delle Infrastrutture Danilo Tonielli ha affermato che gli standard di sicurezza sui treni italiani sono al massimo livello. Per verificare la sua dichiarazione, ci siamo basati in primo luogo sulla frequenza degli incidenti più rilevanti.
I dati raccolti mostrano che la media italiana per quanto riguarda gli incidenti gravi e il numero di vittime è inferiore a quella europea, in linea con quella dei Paesi europei che hanno reti e tipi di servizi assimilabili e inferiore rispetto a quella dei Paesi extraeuropei con infrastrutture e servizi simili – ad eccezione del Giappone. Per Danilo Toninelli, quindi, un “Vero”.