Dal suo profilo Facebook Matteo Renzi annunciava ieri che “la macchina finalmente è ripartita”. Per quanto positivi, i dati Inps non mostrano un aumento dell’occupazione per una ragione semplice: perché non la misurano. Come già fatto in passato (si veda il fact-checking di Pagella Politica qui e qui), Renzi fa confusione tra i dati sull’occupazione e quelli sull’attivazione di nuovi contratti di lavoro. Proviamo a fare chiarezza su cosa dice veramente l’ente previdenziale e cosa implica per il mercato del lavoro.






I dati diffusi dall’Inps



L’ente guidato da Tito Boeri non diffonde dati sul tasso di occupazione (come sostiene Renzi), ma sull’attivazione di nuovi contratti. La differenza tra i due indicatori è importante: una persona può avere più posti di lavoro ma contare come “occupato” sempre e solo una volta; oppure può terminare un rapporto di lavoro a determinate condizioni contrattuali ed attivarne uno nuovo presso lo stesso datore (ad es. passando da un contratto a tempo determinato ad uno a tempo indeterminato).



Il documento Inps pubblicato ieri e a cui fa riferimento Renzi parla effettivamente di un incremento del numero di contratti di lavoro attivati – le nuove assunzioni nel primo trimestre del 2015 sarebbero state 1 milione e 332 mila, circa il 4% in più dello stesso periodo del 2014. Al netto delle cessazioni dei rapporti di lavoro il saldo è positivo di circa 319 mila rapporti di lavoro.






Tornano a crescere gli occupati?



Se è quindi aumentato il numero di contratti attivati, tutt’altro si può dire sul tasso di occupazione. Il 30 aprile scorso l’Istat ha pubblicato il bollettino mensile sugli occupati e sui disoccupati, riferito al mese di marzo. Il dato non conferma quanto dice Renzi, anzi. A marzo gli occupati erano 22 milioni e 195 mila, in calo di 59 mila unità rispetto a febbraio e di 70 mila unità rispetto al marzo 2014. Come si può vedere nel grafico sottostante, non si riscontrano “cinque anni di crollo costante” nel numero degli occupati, bensì un chiaro calo tra la seconda metà del 2012 e l’inizio del 2013, seguito da andamento decisamente altalenante nel 2014-15.



Un ragionamento simile si può fare per il tasso di occupazione, ovvero il numero di individui occupati sul totale della popolazione tra i 15 ed i 64 anni di età. Anch’esso è calato a marzo ed è ora pari al 55,5%. I risultati sono impietosi per il Presidente del Consiglio, che afferma l’esatto contrario.






I valori annuali sembrano suggerire lo stesso trend – un calo importante dell’occupazione nel 2013, ed una modesta ripresa nel 2014.






Il verdetto



I dati Inps non suggeriscono che ci sia stato un aumento del tasso di occupazione, come dichiara Renzi, ma indicano semmai una crescita del numero di contratti attivati e un cambiamento della composizione della tipologia dei contratti. Per quanto riguarda il tasso di occupazione, gli ultimi dati Istat (su base mensile) smentiscono categoricamente l’affermazione del Premier. Sebbene nel corso del 2014 ci siano stati dei segni positivi per l’occupazione, i dati più recenti dell’Istat mostrano di nuovo una diminuzione e non un aumento nel numero degli occupati. “Pinocchio andante” per questa dichiarazione.