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Sì, Letta ha aumentato l’Iva quando era presidente del Consiglio

| 19 agosto 2022
La dichiarazione
«Enrico Letta è il premier che ha aumentato l’Iva»
Fonte: Tg2 Post – Rai 2 | 16 agosto 2022
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Verdetto sintetico
Il leader di Italia viva ha ragione.
In breve
  • Nel 2013, quando Letta era presidente del Consiglio, l’aliquota ordinaria dell’Iva è salita dal 21 al 22 per cento. L’aumento era stato stabilito nel 2011 dal governo Berlusconi con le clausole di salvaguardia. TWEET
Il 16 agosto, ospite a Tg2 Post su Rai2, il leader di Italia viva Matteo Renzi ha dichiarato (min. 8:18) che l’attuale segretario del Partito democratico, Enrico Letta, «ha aumentato l’Iva» quando in passato è stato presidente del Consiglio. Abbiamo verificato e Renzi ha ragione.

L’ultima volta che è aumentata l’Iva

L’Iva è una sigla che sta per “imposta sul valore aggiunto”: è stata introdotta nel 1973 ed è calcolata con percentuali diverse a seconda del bene o del servizio tassato. Attualmente, l’aliquota ordinaria dell’Iva – ossia la percentuale che applicata al prodotto stabilisce quanta imposta va pagata – è fissata al 22 per cento. Per alcuni beni e servizi sono previste aliquote più basse: per esempio, sui prodotti alimentari, agricoli e le bevande, l’aliquota ridotta è del 4 per cento.

L’ultima volta che l’aliquota ordinaria dell’Iva è aumentata, passando dal 21 per cento all’attuale 22 per cento, è stata nel 2013, quando Letta era a capo di un governo sostenuto, tra gli altri, da Partito democratico e dal Popolo della libertà, guidato da Silvio Berlusconi. 

L’incremento era stato stabilito dall’allora governo Letta con il decreto-legge n. 78 del giugno 2013 (articolo 11). Il provvedimento aveva comunque posticipato di qualche mese, dal 1° luglio 2013 al 1° ottobre 2013, l’entrata in vigore di una parte degli aumenti dell’Iva già previsti dalle cosiddette “clausole di salvaguardia”. Quest’ultime sono uno strumento di finanza pubblica con cui i governi italiani, dal 2011 in poi, hanno “rassicurato” l’Unione europea sul rispetto dei vincoli di bilancio da parte dell’Italia. Queste clausole prevedono infatti aumenti “automatici” delle entrate (per esempio l’aumento dell’Iva) o riduzioni delle spese (come tagli lineari ai ministeri) se i conti pubblici non raggiungono gli obiettivi previsti.

Nel caso di Letta, la clausola di salvaguardia che prevedeva l’aumento dell’Iva era stata introdotta nel 2011 dall’allora governo Berlusconi. 

Come spiega un rapporto della Camera, alla fine del 2014, con la legge di Bilancio per il 2015, anche l’allora governo guidato da Renzi aveva introdotto clausole di salvaguardia, che, tra le altre cose, prevedevano l’aumento dell’aliquota dell’Iva ordinaria, fino al 25,5 per cento entro il 2017. Queste clausole sono state parzialmente sterilizzate (ossia si sono trovate le risorse economiche per non farle scattare) dalla successiva legge di Bilancio.

Il verdetto

Secondo Matteo Renzi, quando è stato presidente del Consiglio, Enrico Letta «ha aumentato l’Iva». È vero: a ottobre 2013 l’aliquota ordinaria dell’imposta è passata dal 21 al 22 per cento. L’aumento era però stato introdotto con le clausole di salvaguardia nel 2011 dal quarto governo Berlusconi.

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