Il candidato premier del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha duramente attaccato i sindacati dal blog di Grillo. Li ha accusati di essersi mostrati, negli anni, “più vicini alla politica che agli interessi dei lavoratori, tanto da ereditarne i peggiori vizi e privilegi”. Di qui la richiesta di intervenire anche sugli stipendi dei sindacalisti.
I 300 mila euro all’anno
La cifra citata da Di Maio viene probabilmente da uno scandalo di qualche anno fa. Nel 2014 infatti, quando il segretario della CISL Raffaele Bonanni lasciò anticipatamente il proprio incarico a pochi mesi dalla scadenza naturale, emerse sulla stampa che il suo stipendio nel 2011 era arrivato alla cifra record di 336.260 euro.
Il sindacalista non negò il totale riportato, ma lo giustificò spiegando che la cifra “assommava necessariamente, come tutti i dirigenti di grandi organizzazioni, le competenze di fine mandato, arretrati ed altri bonus “una tantum” legati alla carica ed alla funzione che ho ricoperto negli ultimi otto anni come segretario generale della Cisl”.
Tuttavia, stando a quanto venne riportato allora, anche gli stipendi degli anni precedenti erano cifre non lontane dai 300 mila euro: 255.579 euro nel 2010 e 267.436 nel 2009.
La situazione attuale
Dopo le polemiche suscitate dal caso Bonanni, molti sindacati lanciarono un’operazione trasparenza e decisero di pubblicare le retribuzioni dei propri dirigenti.
La CGIL ha pubblicato sul suo sito le tabelle con le fasce retributive lorde aggiornate all’ultima modifica (2008), da cui risulta che il segretario generale (ad oggi Susanna Camusso) percepisce uno stipendio mensile pari a 7.317,74 euro. Dunque meno di 100 mila euro l’anno. Tutti gli altri dirigenti guadagnano meno.
Anche la CISL ha pubblicato sul suo sito gli stipendi dei suoi cinque segretari confederali (Annamaria Furlan, Maurizio Petriccioli, Gigi Petteni, Piero Ragazzini, Giovanna Ventura), che riguardano il mese di febbraio 2016. Furlan ha allora ricevuto un assegno pari a 8.004,93 euro lordi, Petriccioli 5.513,77 euro, Petteni 7.683,85 euro, Ragazzini 6.270,77 euro e Ventura 5.116,77 euro. Anche considerando tredicesime e quattordicesime, siamo comunque lontanissimi dai 300 mila euro citati da Di Maio.
Per quanto riguarda la UIL, il suo segretario Carmelo Barbagallo si è rifiutato nel 2015 di divulgare pubblicamente i dettagli del suo stipendio, perché nel clima esistente di delegittimazione dei sindacati “anche un euro in più dichiarato rispetto a lavoratori e pensionati offrirebbe il pretesto per giudizi denigratori”. Ha però dichiarato di percepire uno stipendio simile a quello dichiarato da Susanna Camusso.
Uscendo poi dal perimetro delle organizzazioni confederali, si possono citare i dati – pubblicati dalla FIOM – sullo stipendio del suo segretario Maurizio Landini. Questi guadagna (busta paga di febbraio 2017) 3.700 euro come “retribuzione di fatto” e 2.275 euro come netto.
Infine possiamo citare un’inchiesta di Wired del 2015, in cui vengono riportati i dati relativi alle retribuzioni di altri dirigenti sindacali. Tutte decisamente lontane – come si vede anche nel grafico allegato all’articolo – da quanto necessario per raggiungere i 300 mila euro annui di Bonanni.
Il verdetto
Di Maio sostiene che gli stipendi dei sindacalisti sfiorino i 300 mila euro. Dopo il “caso Bonanni” in realtà non sono più emersi stipendi di una tale entità, anzi. Diversi sindacati hanno pubblicato i compensi dei propri dirigenti, e nessuno si avvicina alla cifra ipotizzata dal candidato premier pentastellato. Per lui dunque “Pinocchio andante”.
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2017-10-10 09:06:34 UTC
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Pagella Politica Verdetto:
Pinocchio andante
«Stop agli stipendi da capogiro dei sindacalisti che sfiorano i 300 mila euro all’anno»
Luigi Di Maio
Vicepresidente della Camera, M5S
http://www.beppegrillo.it/2017/10/piu_rappresentanza_per_i_lavoratori_e_meno_privilegi_per_i_sindacati.html
Blog di Beppe Grillo
domenica 1 ottobre 2017
2017-10-01