Mara Carfagna, deputata di Forza Italia, il 18 maggio ha scritto su Twitter che il blocco dei licenziamenti è venuto meno a causa dei ritardi del governo. Abbiamo verificato e Carfagna ha ragione.

Andiamo a vedere i dettagli.

Il blocco dei licenziamenti

Per evitare che l’emergenza economica creata dall’epidemia di Covid-19 si traducesse in una valanga di licenziamenti, il governo aveva previsto all’interno del decreto “Cura Italia” (d.l. 18/2020, articolo 46) che «A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto», cioè dal 17 marzo, fossero vietati i licenziamenti collettivi e fossero sospesi quelli pendenti, cioè avviati dopo il 23 febbraio 2020.

Inoltre erano sospesi anche i licenziamenti individuali per giustificato motivo (cioè, in base all’art. 3 della legge 604/1966, quelli determinati da «un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali» da parte del lavoratore o da «ragioni inerenti all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro» e al suo regolare funzionamento).

Curiosità: la rubrica, cioè il titoletto, dell’articolo 46 era sbagliata. Qui si leggeva infatti «Sospensione delle procedure di impugnazione dei licenziamenti» ma, come fatto notare anche dal dossier del Parlamento del 20 marzo, ad essere sospese non erano le procedure di impugnazione di licenziamenti, ma i licenziamenti stessi.

Al di là di questo, la sospensione dei licenziamenti è durata, sempre in base all’articolo 46 del “Cura Italia”, «per 60 giorni». Dunque, calendario alla mano, fino al 16 maggio incluso.

Il fatto che il decreto sia stato convertito in legge il 24 aprile, infatti, non ha fatto ripartire il conteggio dei 60 giorni da quella data (in quell’occasione peraltro la rubrica errata dell’articolo 46 è stata corretta).

Il termine scaduto

La dichiarazione di Mara Carfagna è di lunedì 18 maggio, dunque due giorni dopo il termine.

Secondo le anticipazioni della stampa, il governo è intenzionato a confermare la sospensione dei licenziamenti con il nuovo decreto “Rilancio” anche per i prossimi tre mesi.

All’articolo 83 della bozza di decreto “Rilancio” si legge infatti che le parole «60 giorni» sono sostituite da quelle «cinque mesi». Dunque, con l’entrata in vigore del decreto “Rilancio” il blocco dei licenziamenti verrà prorogato fino a metà agosto.

Ma qui veniamo al problema del “ritardo” del governo, correttamente sollevato da Carfagna: il decreto “Rilancio” non è ancora entrato in vigore a mezzogiorno del 18 maggio, poiché non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (i decreti legge, lo ricordiamo, acquistano efficacia il giorno stesso o il giorno successivo alla pubblicazione). Come abbiamo scritto, la previsione della proroga per i prossimi tre mesi è contenuta in una “bozza” (o più propriamente “schema”) di decreto che è stato anticipato dalle fonti di stampa ma che non ha valore giuridico.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha affermato, il 18 maggio stesso, che il decreto «nelle prossime ore andrà in Gazzetta Ufficiale e diventerà legge».

Dunque mancherebbe poco perché il “buco” lasciato dal governo, a causa del ritardo nella pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, venga tappato e sembra poco probabile, anche se non impossibile, che le imprese si affrettino a licenziare i propri dipendenti proprio nelle poche ore che rimangono scoperte tra la cessazione dell’efficacia delle norme del “Cura Italia” e l’inizio dell’efficacia delle norme del decreto “Rilancio”.

Il verdetto

Mara Carfagna ha dichiarato il 18 maggio che il blocco dei licenziamenti è venuto meno a causa dei ritardi del governo. L’affermazione è corretta: il blocco dei licenziamenti previsto dal decreto “Cura Italia” ha avuto efficacia tra il 17 marzo e il 16 maggio. Successivamente è venuto meno.

Il decreto “Rilancio” dovrebbe prorogare il blocco per altri tre mesi ma, a mezzogiorno del 18 maggio, non era ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e non era dunque in vigore.

Dunque è vero che il ritardo del governo nel pubblicare questo testo abbia fatto venire meno – per un tempo prevedibilmente molto limitato, stando alle dichiarazioni del ministro per i Rapporti con il Parlamento – questa sospensione dei licenziamenti. Per Carfagna “Vero”.