Il 26 marzo il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha lanciato un appello sulla sua pagina Facebook durante l’emergenza coronavirus, scrivendo: «Non abbandonate i vostri animali. Non c’è alcun motivo valido».

Un invito analogo era arrivato il 19 marzo scorso anche dal capo del Dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli, che nella quotidiana conferenza stampa sui dati del contagio aveva smentito la possibilità che gli animali domestici, in particolare i cani, potessero trasmettere l’infezione.

Partendo dal presupposto che non esiste mai un «motivo valido» per abbandonare un animale, in base all’evidenze scientifiche possiamo dire che Costa ha ragione, così come Borrelli.

Vediamo perché.

Che cosa dicono il Ministero della Salute e l’Oms

Il Ministero della Salute è categorico nel rispondere alla domanda se si possa contrarre l’infezione da nuovo coronavirus Sars-CoV-2 da un animale da compagnia e sviluppare di conseguenza la malattia Covid-19.

«No, al momento non vi è alcuna evidenza scientifica che gli animali da compagnia, quali cani e gatti, abbiano contratto l’infezione o possano diffonderla», spiega il Ministero.

Su posizioni analoghe è anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che sul suo sito ufficiale scrive: «Anche se c’è stato un caso di un cane contagiato [da nuovo coronavirus, ndr] ad oggi non c’è alcuna evidenza che un cane, un gatto o qualsiasi animale da compagnia possa trasmettere la Covid-19».

Come sottolinea l’Oms, questa malattia «si diffonde soprattutto con le goccioline prodotte da una persona contagiata mentre tossisce, starnutisce o parla».

Il rischio creato dalla possibilità che i virus contenuti in queste goccioline si attacchino alle zampe degli animali domestici, e vengano quindi trasportati in modo pericoloso in giro per casa, è stato ritenuto dal presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, «assolutamente marginale».

In ogni caso, lo ripetiamo, è necessario lavarsi a fondo e frequentemente le mani e seguire le raccomandazioni delle autorità sanitarie per avere una prevenzione forte e sufficiente.

I casi di animali contagiati

Il 21 marzo il One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, diretto dalla virologa Ilaria Capua, ha pubblicato un breve approfondimento sugli animali da compagnia e il Sars-CoV-2.

«Al momento non abbiamo alcuna evidenza che un animale possa infettare gli umani con il nuovo coronavirus», scrive il One Health Center of Excellence. «Non c’è neppure alcuna evidenza che un animale da compagnia si sia ammalato di Covid-19».

Come abbiamo visto prima però, per voce dell’Oms, è vero che sembra esserci stato almeno un caso di cane contagiato da nuovo coronavirus, ad Hong Kong, ma al momento questo episodio non deve destare preoccupazioni o inutile allarmismo.

Il cane in questione è un volpino della Pomerania, di 17 anni, finito in quarantena dopo essere risultato positivo al tampone per il nuovo coronavirus. L’animale è poi morto pochi giorni dopo la fine dell’isolamento, «per cause ignote», scrive il One Health Center of Excellence.

«È estremamente probabile che il cane sia morto di anzianità, o per cause sconosciute di salute, e per lo stress legato alla quarantena», spiega il centro diretto da Ilaria Capua. «È molto improbabile che il cane sia morto per colpa della Covid-19, dal momento che l’animale non ha mai mostrato i sintomi della malattia».

Come ha inoltre spiegato l’11 marzo 2020 su The Conversation la ricercatrice dell’Università di Cambridge Sarah L. Caddy, il fatto che il cane di Hong Kong fosse risultato positivo al nuovo coronavirus non significava che il virus si stesse poi replicando all’interno dell’organismo canino, per diventare poi contagioso.

Secondo il One Health Center of Excellence ci sarebbe stato poi un altro caso di un cane di 2 anni, un pastore tedesco, risultato positivo al tampone dopo che il suo padrone aveva contratto la Covid-19. Al 21 marzo, il caso era ancora sotto monitorazione, ma non destava preoccupazioni particolari, come per il cane di Hong Kong.

Il verdetto

Sergio Costa ha lanciato un appello su Facebook per non abbandonare gli animali domestici durante l’emergenza coronavirus. Secondo il ministro dell’Ambiente, «non c’è alcun motivo valido» per fare un gesto del genere, dal momento che gli animali da compagnia non sarebbero in grado di trasmettere il virus.

Costa ha ragione: come ripetono da settimane il Ministero della Salute e l’Oms, ad oggi non c’è alcuna evidenza scientifica che animali come cani e gatti possano infettare i propri padroni.

Al momento sono stati registrati due casi di cani contagiati da nuovo coronavirus, ma senza mostrare i sintomi della Covid-19 e senza risultare potenzialmente contagiosi.

In conclusione, Costa si merita un “Vero”.

Sottolineiamo però ancora una volta che la possibilità di contagio da parte di un animale domestico non sarebbe comunque un «motivo valido» per abbandonarlo, per di più che è considerato un reato dal codice penale italiano.