L’11 marzo, in un’intervista al Corriere della Sera, il leader della Lega Matteo Salvini ha commentato la proposta del centrodestra di stanziare subito 50 miliardi di euro per limitare i danni economici causati dal nuovo coronavirus, lasciando intendere che se volesse, l’Italia potrebbe trovare quei soldi e spenderli.

Secondo Salvini infatti, «se serve 10, devi dare 10, se serve 1.000 devi dare 1.000». «La Germania – ha aggiunto il leader della Lega – diede 300 miliardi per salvare le sue banche».

Non è chiaro a quale anno, o periodo di tempo, faccia riferimento l’ex ministro dell’Interno, che però ha parlato delle banche tedesche anche il 5 marzo scorso, ospite a Porta a Porta su Rai1. Qui Salvini ha detto (min. -58:23) a Bruno Vespa che «la Germania nel 2008 per le sue banche spese 300 miliardi».

Il riferimento dunque è allo scoppio della crisi economica, protrattasi poi per diversi anni successivi.

Ma al di là delle previsioni sui danni che verranno causati dal nuovo coronavirus e sulle risorse che sarà necessario stanziare, da dove vengono i «300 miliardi» citati dal leader della Lega? Davvero la Germania ha usato questa quantità di denaro per salvare le proprie banche? Abbiamo verificato.

La Germania e la crisi del 2008

«Con lo scoppio della crisi finanziaria tra il 2007 e il 2008, le leggi e le istituzioni della Germania non avevano a disposizione un meccanismo immediato per salvare o ristrutturare gli istituti finanziari travolti dalla crisi economica globale», scrivono (pag. 198) l’economista Daniel Detzer e cinque colleghi (tutti dell’Institute for International Political Economy di Berlino), in un libro pubblicato nel 2017 dalla casa editrice scientifica Springer e dedicato proprio allo sviluppo negli ultimi anni del sistema bancario tedesco.

Né la Banca centrale tedesca né quella europea – sottolineano i ricercatori – e neppure l’Autorità federale di vigilanza finanziaria avevano i poteri per salvare le banche e gli istituti finanziari insolventi.

«I problemi causati nel sistema finanziario dalla crisi economica e dagli anni successivi portarono alla creazione in Germania di una serie di nuove leggi e interventi», spiegano Detzer e colleghi.

Come mostra (pag. 11) un rapporto del Fondo monetario internazionale, tra agosto 2007 e aprile 2011 la Germania dovette correre in soccorso a diverse banche e istituti finanziari (tra cui la Ikb Deutsche Industriebank, l’Hypo Real Estate e la Commerzbank) sostanzialmente attraverso tre forme di aiuto pubblico (che poi sono le stesse che sono state messe in atto anche in Italia negli ultimi anni).

Vediamole in breve e in parole semplici.

Gli aiuti dello Stato alle banche

In primo luogo ci sono le ricapitalizzazioni, con cui lo Stato interviene con aumenti di capitale nelle casse della banche in difficoltà. Poi ci sono le cosiddette misure “di sollievo”, con cui si usano i soldi pubblici per rafforzare gli stati patrimoniali delle banche, comprandone, per esempio, i titoli tossici (ossia quelli ritenuti ormai poco sicuri).

Infine ci sono le garanzie, con cui – come suggerisce la parola stessa – lo Stato promette per esempio di rimborsare dei prestiti nel caso in cui una banca non fosse in grado di farlo in futuro.

Come si evince, dunque, questi interventi implicano un diverso grado di effettivo utilizzo dei soldi pubblici: una ricapitalizzazione, per esempio, che richiede forti iniezione di capitale è una cosa diversa da una garanzia, che è considerabile come un esborso solo potenziale da parte dello Stato, ma non per forza effettivo.

Quanti soldi ha dato la Germania alle sue banche

Veniamo adesso alla punto centrale della questione: di quanti soldi stiamo parlando per il salvataggio delle banche tedesche travolte dalla crisi finanziaria?

Per rispondere a questa domanda, abbiamo i dati della Commissione europea, che fornisce le statistiche sugli aiuti alle banche per ogni singolo Paese Ue, dal 2008 al 2017. Oltre alla distinzione di anno in anno tra le varie forme di aiuto, la Commissione Ue divide i dati delle sue tabelle tra gli aiuti di Stato «approvati» (approved), ossia le somme massime che ogni singolo Stato aveva stabilito di poter spendere annualmente, e gli aiuti effettivamente «spesi» (used).

Guardiamo dunque al secondo dato.

Nel solo 2008 la Germania ha usato 20 miliardi di euro di soldi pubblici in ricapitalizzazioni, a cui vanno aggiunti 9,8 miliardi di misure di “sollievo”, 18,7 miliardi in garanzie e 3,6 miliardi per altre misure di liquidità.

In totale stiamo parlando di 52,1 miliardi di euro, di cui poco meno di 30 miliardi di euro di capitali usati e poco meno di 19 miliardi messi a garanzia.

Ma come aumenta la spesa se prendiamo in considerazione anche gli anni successivi?

Per quanto riguarda le ricapitalizzazioni, tra il 2008 e il 2017 la cifra usata arriva a 64,1 miliardi di euro, mentre per le misure di “sollievo” a 80 miliardi di euro (dopo il 2012 entrambe le voci segnano sempre una spesa pari a zero).

Il totale per le garanzie – che ricordiamo, indicano somme messe dallo Stato in possibile copertura di interventi fatti dalle banche – è stato di 335,4 miliardi di euro (voce che dopo il 2015 segna zero), mentre quello per altre misure di liquidità 8,3 miliardi.

Se prendiamo in considerazione le prime due forme di aiuto alle banche, stiamo parlando dunque di 144,1 miliardi di euro (che superano i 150 miliardi di euro con le altre misure di liquidità), che sono effettivamente stati spesi nell’arco di 10 anni.

Se invece guardiamo alle garanzie, arriviamo a oltre 335 miliardi di euro, andando sopra i 300 miliardi citati da Salvini.

Il verdetto

In un’intervista al Corriere della Sera, Matteo Salvini ha detto che «la Germania diede 300 miliardi per salvare le sue banche». Il leader della Lega non specifica però di quale anno (o periodo di tempo) stia parlando, ma è molto probabile faccia riferimento al 2008, come aveva dichiarato poco tempo fa ospite a Porta a Porta.

In ogni caso, abbiamo verificato e questa cifra è esagerata.

Se si considera solo il 2008, tra ricapitalizzazioni e misure di “sollievo”, garanzie e altri provvedimenti di liquidità, la Germania ha usato aiuti pubblici per le sue banche per un valore pari a poco più di 52 miliardi di euro (un sesto rispetto a quanto indicato da Salvini).

Se prendiamo in considerazione gli anni tra il 2008 e il 2017 (ultimi dati disponibili), le ricapitalizzazioni e le misure di “sollievo” messe insieme danno poco più di 144 miliardi (la metà rispetto a quanto indicato da Salvini), mentre i soldi messi a garanzia superano i 335 miliardi (di più rispetto al numero dell’ex ministro, ma sono una cosa ben diversa, per esempio, dalle iniezioni di capitale, in quanto i soldi non vengono effettivamente “dati” ma solamente promessi in caso di necessità).

In conclusione, Salvini si merita un “Nì”.