E’ di nuovo un momento chiave per l’Italicum, la legge elettorale voluta da Matteo Renzi. In un’intervista rilasciata a Otto e Mezzo,il Premier si è espresso nei termini per cui se il governo non avesse i voti sarebbe come se il parlamento gli stesse dicendo “Sapete che c’è? Andatevene a casa!”. Nel frattempo, qualche giorno dopo a Maria Latella su Sky, Alessandro Di Battista promette l’opposizione del suo movimento alla legge in oggetto. Nono solo. Ricorda anche che il parlamento attuale è stato eletto con una legge incostituzionale. Analizziamo i due punti chiave della sua dichiarazione.
La legge elettorale incostituzionale
Sulla prima parte nulla da eccepire a Di Battista. Con la sentenza 1/2014 la Corte Costituzionale ha reso pubbliche le motivazioni per cui aveva definito incostituzionale, nella decisione del 4/12/2013, il “Porcellum”, la legge elettorale in vigore nelle elezioni del 2013. In particolare, la Corte ha disapprovato le liste bloccate e il premio di maggioranza. Quest’ultimo, citato da Di Battista, è stato considerato ”foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione in quanto non impone il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista”.
(Malgrado questo giudizio, l’attuale parlamento è rimasto in carica poichè la decisione della Corte “produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una nuova consultazione elettorale”).
Pd e M5S: voti Vs seggi
Sulla faccenda del primato di voti dei Cinque Stelle, ci siamo espressi anche in passato. Dopo le elezioni infatti, il M5S dichiarava di essere stato il partito che ha ricevuto più voti. In realtà il movimento di Grillo è risultato primo alla Camera solo se si escludono i voti degli italiani all’estero (8,69 milioni di voti rispetto agli 8,65 del Partito Democratico). Nel computo complessivo (aggiungendo quindi il voto espresso dagli italiani all’estero) il Pd arriva a 8,93 milioni di voti, superando così gli 8,80 milioni del M5S.
Nonostante lo scarto relativamente minimo tra i due totali, il Pd si è poi trovato con quasi il triplo dei deputati del Movimento 5 Stelle. Questo perché il premio di maggioranza nel Porcellum veniva assegnato sì sulla base del risultato nazionale (escludendo i cittadini all’estero), ma alla coalizione vincente e non al singolo partito. Questo spiega perchè il Partito Democratico, che si è presentato con Sel, Centro Democratico e Svp, ha di poco superato la coalizione di centrodestra e ottenuto l’incostituzionale premio.
E’ il caso di segnalare che ben diversa è stata la questione al Senato, dove il distacco tra Pd e M5S è stato invece netto.
Il nostro verdetto
Di Battista ricorda correttamente che la legge elettorale con cui è stato eletto l’attuale parlamento è incostituzionale e che, in particolare, lo sia il suo premio di maggioranza. Al contrario, sulla questione dei voti presi dai due partiti, le parole di Di Battista risultano fuorvianti. In assenza del Porcellum, un sistema di voto più direttamente proporzionale ai voti effettivamente presi avrebbe comunque attribuito più parlamentari al Partito Democratico, a meno di escludere del tutto il voto degli italiani all’estero. E’ questo un esercizio prettamente teorico che – essendo l’Italia il Paese in cui l’ultima legge elettorale viene universalmente definita “Porcellum” – lascia il tempo che trova. Indubbiamente il ragionamento di Di Battista, in base a cui senza Porcellum il M5S avrebbe avuto più seggi del Pd alla Camera (“solo il Pd ha più parlamentari […] per un premio di maggioranza incostituzionale”), è scorretto perché ignora il risultato complessivo dei voti degli italiani all’estero. “Nì” per il deputato Cinque Stelle.