«Oggi l’unità non è un’opzione ma un dovere». Il 17 febbraio il nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi ha presentato al Senato le linee programmatiche del suo neonato governo.
Oltre 50 minuti di discorso, qualche momento di confusione sui numeri e una visibile emozione, Draghi ha dedicato lunghi passaggi del proprio intervento alla descrizione della situazione del Paese, per poi elencare le priorità del suo esecutivo: contrasto alla pandemia, piano vaccinale contro il coronavirus, Recovery Plan, scuola e fisco.
L’aula del Senato voterà la fiducia al governo Draghi in tarda serata. Solo Fratelli d’Italia e qualche dissidente del Movimento 5 stelle esprimeranno un voto contrario. Domani le parole del presidente del Consiglio e la votazione verranno ripetuti alla Camera.
Vediamo insieme i punti più significativi nel discorso del nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi.
La difesa della politica e «il governo del Paese»
«Il primo pensiero che vorrei condividere, nel chiedere la vostra fiducia, riguarda la nostra responsabilità nazionale». L’incipit del discorso del nuovo presidente del Consiglio ha introdotto come primo punto la crisi sanitaria, ponendola alla base dell’esistenza del nuovo governo. «È semplicemente il governo del Paese. Non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca».
Draghi ha difeso la natura ibrida del suo governo, di cui fanno parte forze politiche fra loro alternative: «Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese».
L’aspetto umano
«Vorrei dirvi che non vi è mai stato, nella mia lunga vita professionale, un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia».
Preceduto dal luogo comune del banchiere freddo e distaccato, in maniera inaspettata, Draghi è apparso emozionato e teso nel suo discorso al Senato. Il nuovo presidente del Consiglio si è anche confuso nella lettura di alcuni numeri. Alla fine si è girato verso i ministri seduti al suo fianco e ha chiesto: «Mi dite voi quando posso sedermi?».
La polemica sulla riapertura degli impianti da sci
«Vorrei rivolgere un altro pensiero, partecipato e solidale, a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato (…). Ci impegniamo a informare i cittadini, con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole».
Il passaggio è sembrato un riferimento alla prima polemica che ha inaugurato il governo Draghi. E in un certo senso un modo di scusarsi. Domenica 14 febbraio, il ministero della Salute ha rinviato al 5 marzo l’apertura degli impianti sciistici, fino a quel punto prevista per il giorno successivo.
Il ringraziamento a Conte e la reazione dell’aula
«Ringrazio altresì il mio predecessore Giuseppe Conte che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia». Il tributo dell’ex presidente Conte è l’unico passaggio che è stato accolto da reazioni contrapposte dall’aula del Senato: un lungo applauso dai banchi dell’ex maggioranza, contestazioni dal centrodestra.
L’anti-sovranismo e la stoccata a Matteo Salvini
Draghi ha usato toni perentori su un tema più di ogni altro: la vocazione europeista del suo governo: «Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione». La menzione all’«irreversabilità» dell’euro è una stoccata piuttosto evidente a una battuta di cui si è reso protagonista il 16 febbraio Matteo Salvini, intervistato a L’aria che tira su La 7. Sulla domanda «L’euro è irreversibile?», il leader della Lega ha replicato: «Solo la morte è irreversibile».
In un punto, il nuovo premier è sembrato definire un manifesto anti-sovranista: «Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere».
Il rispetto dei numeri e il mondo post-pandemia
Il presidente del Consiglio Draghi ha citato nel dettaglio, senza approssimare, i numeri dei morti, dei contagi, dei pazienti in terapia intensiva (inciampando sulla cifra, interrotto dai mugugni in aula). «Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così», ha detto Draghi.
Il piano di vaccinazione: l’esercito e non solo “primule”
«Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari – ha annunciato Draghi sulla campagna vaccinale – Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private».
Queste parole sono state lette da alcuni commentatori come un “superamento” del piano del commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri, che prevedeva inizialmente la diffusione di padiglioni contrassegnati da primule in tutta Italia (e firmate dall’architetto Stefano Boeri). Le “primule” già nelle ultime settimane erano state accantonate a causa di costi e tempistiche.
Il Next generation Eu: gestione al ministero dell’Economia
Il presidente del Consiglio ha anticipato che la governance – quale organo avrà il controllo operativo – del Next generation Eu sarà nelle mani del ministero dell’Economia e delle Finanze. È un passaggio fondamentale: la gestione delle risorse europee è stata alla base della crisi che ha portato alla caduta del governo Conte. Al presidente del Consiglio uscente è stata in particolare criticata proprio la gestione della governance, per la quale era stata prevista una struttura piramidale, al cui vertice c’era comunque Palazzo Chigi.
L’impianto del Piano nazionale di ripresa e resilienza rimarrà quello del testo già all’esame del Parlamento: «Le missioni del programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva».
Che cosa verrà rivisto? «Nelle prossime settimane – ha detto Draghi – rafforzeremo la dimensione strategica del programma, in particolare con riguardo agli obiettivi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G».
La scuola: il calendario potrebbe cambiare
Com’era già trapelato nei giorni delle consultazioni con i partiti, l’intenzione del nuovo presidente del Consiglio sembrerebbe quello di rivedere sia gli orari che il calendario scolastico per recuperare le ore di didattica perse.
«Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie – ha annunciato Draghi – ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà».
E poi ancora: «Occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia».
L’ambientalismo: «Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta»
Draghi ha parlato a lungo di ambiente, tema su cui ha citato Papa Francesco (l’unica altra citazione insieme a un’altra iniziale di Cavour): «Le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore».
«Proteggere il futuro dell’ambiente – ha detto il premier – conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori , biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane».
«Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta» è stata una delle frasi più rilanciate nel discorso del neo-premier ed ex presidente della Banca centrale europea.
Le riforme (a partire dal fisco)
Secondo Draghi, negli anni i tentativi di riforma del Paese non sono mai stati davvero efficaci perché sempre parziali, e non di sistema: «Il problema sta forse nel modo in cui spesso abbiamo disegnato le riforme: con interventi parziali dettati dall’urgenza del momento, senza una visione a tutto campo che richiede tempo e competenza», ha commentato il presidente del Consiglio.
Il nuovo premier ha parlato dettagliatamente dalla riforma del fisco («Una riforma fiscale segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l’architrave della politica di bilancio») e della riforma della pubblica amministrazione («Agli uffici verrà chiesto di predisporre un piano di smaltimento dell’arretrato e comunicarlo ai cittadini»).
La parità di genere
«Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro».
La squadra dei ministri del nuovo governo è stata criticata per la ridotta presenza di donne, solo otto su ventitrè.
L’immigrazione
Poche parole sul tema dell’immigrazione: un appello a un approccio europeo e un riferimento al rafforzamento del sistema dei rimpatri.
«Altra sfida sarà il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva. Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati».
La questione migratoria è fra gli ambiti più temuti per il mantenimento degli equilibri di un governo in cui convivono Lega e centrosinistra.
Le conclusioni
«Questo è il terzo governo della legislatura. Non c’è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento. È un sostegno che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio con cui donne e uomini hanno affrontato l’ultimo anno, sul loro vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un paese capace di realizzare i loro sogni. Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia».
Così il nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi ha chiuso il suo discorso programmatico al Senato.
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