La richiesta di revocare l’immunità a Ilaria Salis ha ricevuto un primo no

È stata respinta dalla Commissione Affari giuridici del Parlamento europeo. Adesso la decisione finale spetta all’aula
ANSA/FABIO FRUSTACI
ANSA/FABIO FRUSTACI
Nella mattinata di martedì 23 settembre la Commissione Affari giuridici (JURI) del Parlamento europeo ha respinto la richiesta di revoca dell’immunità per la parlamentare europea di Alleanza Verdi-Sinistra Ilaria Salis. Ora, la decisione finale spetterà all’aula del parlamento stesso, che esaminerà con tutta probabilità la richiesta su Salis a ottobre, in occasione della prossima riunione plenaria dei parlamentari europei.
L’immunità è un privilegio in base al quale i parlamentari europei non possono essere ricercati, detenuti o perseguiti per le loro opinioni e i voti espressi, e sono esentati da ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario. La richiesta di revoca dell’immunità per Salis era stata presentata alla fine di ottobre 2024 al Parlamento europeo dall’Ungheria, dopo che Salis aveva fatto un discorso al Parlamento europeo alla presenza del primo ministro ungherese Viktor Orbán, dichiarando che sotto il suo governo l’Ungheria «è diventata un regime illiberale e oligarchico, uno Stato etnico autoritario che alcuni addirittura chiamano una moderna tirannia». In precedenza, da febbraio 2023 a maggio 2024, Salis era stata detenuta per oltre un anno in un carcere di Budapest, in attesa del processo che la vede imputata per aver aggredito alcuni militanti neonazisti durante uno scontro in Ungheria. A giugno 2024, dopo alcuni giorni agli arresti domiciliari, l’insegnante e attivista italiana è poi tornata in libertà proprio grazie alla sua elezione al Parlamento europeo, nelle liste di AVS. 

Al momento, non sono disponibili dettagli ufficiali sulla votazione in Commissione JURI. Fonti interne del Parlamento europeo hanno spiegato a Pagella Politica che nei prossimi giorni sarà pubblicato un rapporto sulla richiesta di revoca dell’immunità per Salis e su come il caso è stato trattato dalla Commissione JURI. In ogni caso, anche se la richiesta di revoca fosse stata accolta, la decisione finale sarebbe spettata comunque all’aula del Parlamento europeo perché quella emessa dalla Commissione JURI è una sorta di raccomandazione non vincolante. Secondo fonti stampa, in Commissione JURI sarebbero stati decisivi per la conferma dell’immunità a Salis i voti di alcuni parlamentari europei del Partito Popolare Europeo, di cui fa parte Forza Italia. 

Il voto della Commissione JURI ha diviso i partiti italiani. Il leader della Lega Matteo Salvini ha pubblicato un post su X per criticare la scelta della commissione, scrivendo che al Parlamento europeo «chi sbaglia, non paga». «La decisione di respingere la revoca dell’immunità per Ilaria Salis rappresenta un grave e preoccupante strappo allo Stato di diritto», ha commentato invece il parlamentare europeo di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti al Parlamento europeo. «La decisione di non revocare l’immunità a Ilaria Salis da parte della Commissione Juri del Parlamento europeo è un bel risultato per la democrazia e un segnale forte», ha dichiarato invece l’europarlamentare del PD Alessandro Zan, intervenuto prima del voto in Commissione JURI, di cui è membro per il gruppo dei Socialisti e Democratici. «Ilaria ha sempre detto di non voler fuggire dal processo ma di volere un giusto processo che non può essere garantito in Ungheria dove Orbán ha già scritto la sentenza di condanna come dimostra il post del suo portavoce che ha mandato a Ilaria le coordinate del carcere in Ungheria. Per noi quella di Ilaria è stata ed è una battaglia per lo stato di diritto e la democrazia in Europa», hanno affermato Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, i due leader di AVS.

Ieri, in un’intervista al Corriere della Sera, la stessa Salis aveva chiesto di poter essere processata in Italia, e non in Ungheria, dove secondo lei mancherebbero per l’appunto le garanzia per un processo equo. Lo scorso 18 settembre il portavoce di Orbán aveva pubblicato su X le coordinate del carcere di Márianosztra, in Ungheria, riferendosi appunto alla possibilità che la parlamentare europea di AVS possa tornare in carcere. 

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