Perché il taser alle forze dell’ordine non convince tutti

Ne sono stati distribuiti quasi 4.500, in 18 città del Paese. L’iniziativa, elogiata dalla Lega, ha una lunga storia e preoccupa diverse associazioni
ANSA/GIUSEPPE LAMI
ANSA/GIUSEPPE LAMI
Il 14 marzo è iniziata una nuova sperimentazione per l’uso di armi a impulso elettrico, comunemente dette taser, tra le forze dell’ordine italiane. Nella giornata di lunedì sono state consegnate in totale 4.482 armi ai reparti di Polizia, Carabinieri o Guardia di finanza di 18 città italiane, tra cui Roma, Milano e Napoli. Il ministero dell’Interno ha fatto sapere con un comunicato che i taser verranno progressivamente distribuiti su tutto il territorio nazionale «a partire dal mese di maggio». «Grazie all’adozione del dispositivo – ha commentato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese – le forze di Polizia saranno in grado di gestire in modo più efficace e sicuro le situazioni critiche e di pericolo».

Sulla stessa linea è anche il leader della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini. «È un’ottima notizia, fortemente voluta dalla Lega fin dai tempi del mio impegno al Viminale», ha commentato sui social Salvini il 10 marzo, pochi giorni prima della consegna delle armi. «È per risultati concreti come questo che siamo al governo». 
La consegna dei circa 4.500 taser non ha avuto un percorso semplice: è iniziata nel 2014 ed è stata poi a lungo dimenticata. Fino a ritornare di attualità oggi, insieme con le preoccupazioni sulla reale sicurezza di questo strumento.

Un percorso travagliato

Il taser è un’arma di dissuasione, non letale, in grado di immobilizzare un soggetto attraverso la somministrazione di una scarica elettrica estremamente intensa ma di brevissima durata. Visivamente è simile a una pistola di colore giallo, pensata per essere immediatamente riconoscibile in un potenziale scontro. 

L’utilizzo dei taser da parte delle forze dell’ordine è stato inserito nell’ordinamento italiano per la prima volta nel 2014, durante il governo Renzi, quando all’epoca il ministro dell’Interno era Angelino Alfano. L’avvio della sperimentazione è stato infatti autorizzato, per le forze che fanno capo al dipartimento della Pubblica sicurezza, con la conversione in legge del cosiddetto “decreto Stadi” (legge n. 146 del 17 ottobre 2014). 

La misura è caduta nel dimenticatoio per vari anni fino a quando, nel 2018, la nascita del primo governo Conte e l’arrivo di Salvini al Viminale hanno riportato d’attualità il tema. L’obiettivo di aumentare la diffusione dei taser tra le forze dell’ordine, infatti, è stato menzionato esplicitamente anche nel Contratto di governo firmato da Lega e Movimento 5 stelle. Nel luglio 2018 è poi partita la sperimentazione del taser con la consegna, a settembre dello stesso anno, di 30 dispositivi alle forze dell’ordine in 11 città italiane.

Il ministero dell’Interno ha riportato che nel corso della sperimentazione, tra settembre 2018 e maggio 2019, il taser è stato utilizzato 60 volte: in 47 casi gli interventi si sono risolti «con la semplice estrazione dell’arma», mentre nei rimanenti 13 episodi il soggetto è effettivamente stato colpito. 

La sperimentazione si è conclusa nel gennaio 2020 – quindi durante il secondo governo Conte, quando il ministero dell’Interno era già guidato da Lamorgese – con la decisione del Consiglio dei ministri di aggiungere il taser all’equipaggiamento ordinario per le forze di polizia e di pubblica sicurezza. 

Le procedure si sono nuovamente arenate per un problema tecnico. A luglio 2020 i taser inizialmente acquistati per conto dello Stato dall’azienda americana Axon sono stati ritenuti difettosi e quindi ritirati. Un anno dopo, nel luglio 2021, la stessa Axon ha annunciato di aver nuovamente vinto una gara per fornire alle forze dell’ordine italiane 4.482 dispositivi taser: quelli distribuiti a partire dallo scorso 14 marzo. 

Una vittoria secondo alcuni…

Diversi politici hanno accolto positivamente la notizia dell’introduzione del taser tra le forze dell’ordine. Tra questi, come abbiamo visto, rientra Salvini, da tempo un sostenitore di questi strumenti. Nel 2018, quando guidava il Viminale, il leader della Lega aveva infatti affermato che il suo obiettivo era «permettere l’utilizzo della pistola elettrica anche sui treni, darlo in dotazione agli agenti della polizia locale e anche alla polizia penitenziaria».

In una nota diffusa dal Viminale, Lamorgese ha specificato che l’operatività del nuovo strumento «segue uno specifico periodo di sperimentazione e un ciclo di formazione degli operatori in grado di garantire che la sua utilizzazione avvenga nel rispetto delle condizioni di sicurezza tenuto conto dei soggetti coinvolti e del contesto ambientale». Durante il periodo di sperimentazione, tra il 2018 e il 2020, sono infatti stati organizzati corsi di formazione in diverse città italiane per preparare gli agenti a un corretto uso dell’arma. 

Favorevole anche il Sindacato autonomo di polizia (Sap) e il suo segretario generale, Stefano Paoloni, che ha definito la distribuzione dei taser come «un importantissimo risultato che il Sindacato autonomo di polizia persegue da molti anni».

… un grosso rischio per altri

Non tutti però sono d’accordo nel festeggiare l’introduzione del taser nell’arsenale delle forze di Polizia di 18 città italiane. Tra questi c’è il segretario del Sindacato italiano lavoratori polizia (Silp) Daniele Tissone, che ha detto a Repubblica: «Avremmo preferito che il progetto partisse con maggiori garanzie per operatori e cittadini ma tutti avevano fretta, senza dimenticare le molte criticità, speriamo risolte, in fase di sperimentazione».

Si sono dette contrarie anche diverse associazioni per la tutela dei diritti umani. L’ong Amnesty International, per esempio, fin dal 2018 si batte per ricordare che spesso l’arma viene utilizzata nei «confronti di persone vulnerabili o che non rappresentano una minaccia seria e immediata per la vita o per la sicurezza degli altri». 

Un progetto investigativo dell’agenzia di stampa Reuters ha infatti mostrato che negli Stati Uniti, dove l’utilizzo del taser da parte delle forze dell’ordine è autorizzato da anni, tra il 1983 e il 2018 sono morte più di mille persone in episodi che coinvolgevano questo strumento, la maggior parte delle quali appartenenti alla comunità afroamericana. 

Il taser è stato criticato anche dall’associazione Antigone, che si occupa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario. Nel 2020 Antigone ha definito il taser «un’arma estremamente pericolosa» e ha chiesto che questo non fosse introdotto in ambienti carcerari, un’ipotesi che è stata avanzata di recente dal sottosegretario all’Interno Nicola Molteni (Lega). 

Nel 2007 il Comitato contro la tortura delle Nazioni unite aveva definito l’uso del modello x-26 del taser come «uno strumento di tortura». Si tratta comunque di un modello diverso da quello acquistato dal governo italiano, che è l’x-2

Al momento, il Partito democratico e il Movimento 5 stelle non hanno commentato la notizia sulla distribuzione dei taser sul territorio nazionale. 

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