La nuova legge sullo spazio è un favore a Musk?

Secondo i partiti all’opposizione, il testo – che ora passa al Senato – introduce regole troppo favorevoli per le aziende straniere, tra cui SpaceX
EPA/SHAWN THEW
EPA/SHAWN THEW
Il 6 marzo la Camera dei deputati ha approvato un disegno di legge del governo che introduce nuove regole sull’economia dello spazio, ribattezzato “ddl Spazio”. Il testo, che ora passa al Senato, regola l’accesso degli operatori privati al mercato spaziale: tra questi, ci sono le aziende del settore dell’aerospazio e delle telecomunicazioni, che potranno piazzare i loro satelliti in base a specifiche regole. 

Il provvedimento è stato approvato con i voti favorevoli dei partiti che sostengono il governo Meloni, mentre tutti partiti all’opposizione hanno votato contro. Quest’ultimi hanno criticato il provvedimento perché, a detta loro, sarebbe un favore all’imprenditore statunitense Elon Musk, amministratore delegato dell’azienda aerospaziale SpaceX e diretto collaboratore del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. 

«Questo disegno di legge sull’economia dello spazio è al centro di un ricatto fin dall’inizio. Musk da tempo lavora al suo monopolio: il rischio che lo spazio diventi nuova terra di conquista ora è realtà», ha dichiarato Marco Grimaldi, vicepresidente del gruppo parlamentare di Alleanza Verdi-Sinistra alla Camera. Il relatore del provvedimento, il deputato di Fratelli d’Italia Andrea Mascaretti, ha smentito l’accusa, dicendo che il disegno di legge non rappresenta alcun favore a nessun operatore privato. 

Ma quanto sono fondate le critiche dei partiti all’opposizione? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

La presunta norma “pro-Musk”

Durante il suo esame alla Camera, le critiche dei partiti all’opposizione si sono concentrate sull’articolo 25 del disegno di legge, che prevede la creazione da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy di una “riserva di capacità trasmissiva nazionale” aperta alla gestione da parte di operatori privati appartenenti all’Unione europea o alla NATO. In pratica, questa riserva di capacità trasmissiva nazionale consiste in una rete di satelliti, che potranno essere gestiti da imprese private, per garantire la comunicazione degli apparati dello Stato in caso di emergenza e di assenza di altri mezzi di comunicazione. 

L’aspetto più contestato di questo articolo è stato il fatto che il governo ha previsto l’accesso alla riserva di capacità trasmissiva ad aziende provenienti da Paesi membri della NATO, tra cui gli Stati Uniti. Secondo i partiti all’opposizione, questo permetterebbe anche a SpaceX, l’azienda statunitense di Musk, di poter gestire le comunicazioni istituzionali italiane in casi di emergenza, e ciò si configurerebbe come un problema di sicurezza nazionale, vista l’influenza politica di Musk e i suoi rapporti con l’amministrazione degli Stati Uniti.  

Durante l’esame del provvedimento in commissione, il Partito Democratico aveva presentato un emendamento per modificare l’articolo 25 del disegno di legge. L’emendamento limitava [1] la possibilità di accesso alla riserva di capacità trasmissiva nazionale a soggetti appartenenti all’Unione europea, e solo «in caso di comprovata impossibilità all’Alleanza atlantica», ossia la NATO. In altre parole, l’emendamento puntava a limitare l’accesso di imprese statunitensi come SpaceX alla riserva di capacità nazionale. 

Il 26 febbraio scorso questo emendamento è stato criticato dal referente di Musk in Italia, Andrea Stroppa, che aveva accusato Fratelli d’Italia di piegarsi alle richieste del PD. «Agli amici di Fratelli d’Italia: evitate di chiamarci per conferenze o altro», aveva scritto Stroppa su X. In realtà, il governo aveva espresso parere contrario all’emendamento in questione e i partiti che sostengono il governo lo hanno bocciato in commissione.

Il governo ha invece dato il via libera a due emendamenti più generici firmati da tutti i partiti all’opposizione [2]. Il primo dei due ha previsto che sia garantita la «sicurezza nazionale» nella affidamento agli operatori stranieri delle comunicazioni istituzionali; il secondo prevede che sia assicurato «un adeguato ritorno industriale per il sistema Paese».

Gli altri contenuti del disegno di legge 

Dunque, il testo del disegno di legge “Spazio” prevede una norma che dà la possibilità ad aziende dell’Unione europea e dei Paesi della NATO (e dunque potenzialmente anche SpaceX) di accedere alla riserva di capacità nazionale che sarà istituita dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

In ogni caso, va precisato che il disegno di legge prevede una serie di requisiti per l’accesso delle aziende aerospaziali nel mercato spaziale italiano. Più nel dettaglio, il testo stabilisce che i soggetti interessati a entrare nel mercato spaziale dovranno chiedere un’autorizzazione all’Agenzia spaziale italiana (ASI). Dopo aver accertato una serie di requisiti, tra cui la sicurezza e la sostenibilità ambientale, l’ASI invierà la richiesta al Ministero delle Imprese e del Made in Italy e al Comitato interministeriale sullo spazio, che daranno l’eventuale via libera all’azienda in questione per operare nello spazio. 

Per ottenere l’autorizzazione, le imprese aerospaziali dovranno anche versare un contributo allo Stato, il cui importo dovrà essere stabilito con uno o più decreti della Presidenza del Consiglio dei ministri. Attraverso questi decreti, il governo dovrà anche stabilire nel dettaglio le condizioni e i requisiti per assicurare i livelli di sicurezza e sostenibilità dell’attività spaziale a cui dovranno sottoporsi le aziende, e le regole secondo cui dovrà essere eseguita l’attività di vigilanza.

***

[1] L’emendamento è il 25.5

[2] Gli emendamenti sono rispettivamente il 25.6 e il 25.7

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