Il senatore della Lega Emanuele Pellegrini, il 30 settembre, ha scritto su Facebook che per l’espulsione di un immigrato irregolare «si spende fino a 6.000 euro» ed è necessario l’impiego di «due poliziotti». Secondo Pellegrini, inoltre, nonostante il Viminale abbia promesso di rimandare nei paesi di origine «600 migranti al mese», dal 16 luglio i rimpatri sono stati solo 116.
Il commento è stato postato insieme a una grafica in cui si legge – sotto la foto della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese – «promessi 600 rimpatri al mese / in tre mesi: 116». L’immagine rilancia anche il titolo di un articolo del quotidiano la Verità del 30 settembre (“Flop Lamorgese: per rimpatriare i tunisini con i charter servono anni”), indicandolo così come fonte delle informazioni riportate dal senatore. Il pezzo in questione è stato pubblicato lo stesso giorno anche sul settimanale Panorama.
Abbiamo verificato i dati citati dal senatore leghista: la dichiarazione riporta sia numeri corretti che sbagliati. Vediamo i dettagli.
Il costo dei rimpatri
Secondo Pellegrini, ogni migrante rimpatriato comporta un costo di 6 mila euro e l’impiego di due poliziotti.
La fonte di queste affermazioni, come abbiamo detto, è un articolo della Verità, pubblicato anche sul settimanale Panorama. Nel pezzo si legge che «stando ai calcoli di Frontex», l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, «per il rimpatrio di ogni immigrato si spendono tra i 4 e i 6 mila euro».
Abbiamo contattato l’ufficio stampa di Frontex chiedendo un riscontro sui costi dei rimpatri. L’agenzia ha risposto che non è possibile fare «un calcolo della media dei costi per ogni rimpatriato» a causa della «complessità delle operazioni». Sul prezzo finale, ha spiegato Frontex a Pagella Politica, intervengono fattori variabili, quali la tipologia del volo, «charter o di linea», «quant’è distante il paese di destinazione» e se via sia o meno la necessità che il cittadino comunitario sia scortato da personale di polizia.
Un’inchiesta del 2017 di EuObserver – quotidiano online che si occupa principalmente di affari europei – ha comunque provato a calcolare i costi sostenuti da Frontex per i rimpatri dal 2015 al 2016. Secondo gli autori dell’articolo, «l’agenzia ha speso in media circa 5.800 euro per ogni individuo trasferito nel proprio Paese di provenienza». Dunque una cifra – su una media valida per tutti i Paesi Ue, non solo l’Italia – vicina ai 6 mila euro menzionati da Pellegrini.
Anche la testata online precisa però che si tratti di una «stima approssimativa» perché «i prezzi possono variare enormemente in base a fattori quali la destinazione del volo, il percorso o il numero di personale di accompagnamento richiesto».
Quanti poliziotti per rimpatriato
Il numero di due agenti di scorta per migrante, riferito da Pellegrini, trova conferma nelle raccomandazioni del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, relative agli anni 2016-2018. Qui si legge che, per le procedure di rimpatrio forzato, si suggerisce «di garantire nella fase di prelievo presso le strutture e di trasferimento (…) la presenza di almeno due operatori che abbiano frequentato il corso scorte con il compito di coordinamento degli operatori di Polizia».
La frequenza di appositi corsi per gli agenti di scorta è poi prevista dagli “Orientamenti comuni sulle disposizioni di sicurezza applicabili all’allontanamento congiunto per via aerea”, allegati alla decisione 2004/573/CE (relativa all’organizzazione di voli congiunti per l’allontanamento di cittadini di Paesi terzi) e sintetizzati nel “Manuale sul rimpatrio” dell’Unione europea. Qui infatti si legge che «Il personale della scorta assegnato a bordo dei voli congiunti deve aver ricevuto una preventiva specifica formazione finalizzata all’espletamento di tali missioni».
Non solo. Ancora in questi “Orientamenti comuni” si legge poi che «il numero della scorta è stabilito caso per caso a seguito di un’analisi dei rischi potenziali», ma che nella maggior parte dei casi «è raccomandabile che il numero dei membri della scorta sia almeno equivalente a quello dei rimpatriandi a bordo» e «una unità di riserva deve essere disponibile per dare eventuale supporto (ad esempio, in caso di destinazioni molto lontane)».
Dunque, anche in base a queste fonti, l’indicazione di un numero di agenti di scorta pari a due, normalmente, risulta sostanzialmente corretta.
Veniamo adesso ai dati sui rimpatri effettuati.
Quanti sono stati i rimpatri dal 16 luglio
Il senatore della Lega scrive che il «Viminale aveva assicurato l’espulsione di 600 migranti al mese». Per quanto ci è stato possibile verificare, il ministero dell’Interno non ha mai annunciato una simile cifra né in comunicati stampa, né in interviste. Secondo un articolo del Riformista del 26 agosto, che cita fonti del Viminale, il ministero dell’Interno stava lavorando «a un rimpatrio massiccio via nave» di 5-600 persone per volta. Un retroscena non sufficiente ad attribuire al ministero la promessa di espellere 600 migranti al mese.
Il senatore leghista aggiunge che, a fronte di queste supposte dichiarazioni del Viminale, «dal 16 luglio sono stata realizzate solo 116» espulsioni. Come abbiamo visto, nel commento il senatore non specifica il periodo di riferimento – dal 16 luglio a quando? – mentre nella grafica allegata al post si legge: «in tre mesi: 116 [rimpatri]».
Il dato non è corretto. Intanto, come abbiamo già precisato, è lo stesso articolo citato dal senatore a riportare un’informazione differente, sostenendo che «dal 16 luglio ai primi di agosto sono ripartiti 116 tunisini».
La cifra di 116 è stata fornita dal ministero dell’Interno, il 4 agosto, in un comunicato stampa, in cui si legge che «con la fine del lockdown, dal 1° giugno al 3 agosto 2020 sono state in generale rimpatriate 266 persone. La quota maggiore verso la Tunisia (116) e verso l’Albania (103)».
Dalla dichiarazione di Pellegrini, sembra dunque che il senatore della Lega abbia conteggiato, senza però mai specificarlo, i rimpatri dei soli cittadini di nazionalità tunisina. Questi 116 rimpatri di tunisini, però, sono stati effettuati non in tre mesi, come dice Pellegrini, ma in due mesi, dai primi di giugno ai primi di agosto.
Vediamo quanti tunisini sono stati davvero rimpatriati negli ultimi tre mesi, e quanti migranti in generale.
I rimpatri verso la Tunisia
Secondo fonti stampa, gli accordi bilaterali fra Italia e Tunisia prevedono due voli charter a settimana, il lunedì e il giovedì, per il rimpatrio di un massimo di 80 tunisini a settimana.
Come chiarisce il comunicato del Viminale già menzionato, i rimpatri verso la Tunisia sono ripresi a pieno regime solo dal 10 agosto. Il «ripristino», si legge nel testo «segue i primi voli charter ripresi dal 16 luglio con un massimo di 20 cittadini tunisini per singolo volo, secondo quanto richiesto dalle autorità tunisine». A partire da metà luglio, specifica il ministero dell’Interno, «5 voli charter hanno permesso il rimpatrio di 95 cittadini tunisini». E altri 20 ne sarebbero stati rimpatriati il 20 agosto.
Ricapitolando: durante il periodo di lockdown e fino al 16 luglio i voli charter per riportare i tunisini irregolari nel loro paese di provenienza sono stati sostanzialmente sospesi; dal 16 luglio al 10 agosto i rimpatri sono ripresi, ma a bassa densità, su richiesta del governo tunisino, con un massimo di 20 migranti a bordo di ogni volo charter; dal 10 agosto le espulsioni sono tornate ai livelli pre-pandemia, secondo quanto previsto dagli accordi bilaterali Italia-Tunisia: voli charter bisettimanali con un massimo di 40 migranti irregolari per viaggio.
Complessivamente, secondo quanto ha riferito l’ufficio stampa del ministero dell’Interno a Pagella Politica, dal 16 luglio al 27 settembre 2020, sono stati rimpatriati dal territorio nazionale 579 cittadini tunisini. Un numero decisamente distante da quello – «116 in tre mesi» – riferito dal senatore Pellegrini.
I rimpatri nel 2020
Come abbiamo già sottolineato, se si considerano esclusivamente le parole del senatore Pellegrini («Il Viminale aveva assicurato l’espulsione di 600 migranti al mese, dal 16 luglio ne sono state realizzate 116»), non è chiaro che si stia parlando – come emerge dalla lettura dell’articolo citato – dei soli cittadini tunisini.
Abbiamo quindi chiesto al ministero dell’Interno anche i dati complessivi sui rimpatri, di tutte le nazionalità, dal 16 luglio al 30 settembre.
Il Viminale, interpellato da Pagella Politica, non ha comunicato le cifre relative solo al periodo in questione, e non ha specificato tutte le nazionalità coinvolte, ma ha fornito i dati dell’anno in corso: «Dal 1° gennaio al 27 settembre 2020, il numero complessivo dei rimpatri è pari al 2.039, di cui 723 in Tunisia e 471 in Albania».
Il verdetto
Il senatore della Lega Emanuele Pellegrini ha detto che per l’espulsione di un immigrato irregolare «si spende fino a 6000 euro» ed è necessario l’impiego di «due poliziotti». In più, ha aggiunto Pellegrini, nonostante il Viminale abbia promesso di rimandare nei paesi di origine «600 migranti al mese», dal 16 luglio i rimpatri sono stati solo 116. Il commento è stato postato con una grafica in cui si legge – sotto la foto della ministra dell’Interno – «promessi 600 rimpatri al mese / in tre mesi: 116».
Le informazioni riportate dal senatore leghista sono corrette solo sui costi dei voli di rimpatrio – effettivamente stimati dall’agenzia europea Frontex in circa 6 mila euro – e sulla necessità che ogni migrante irregolare riaccompagnato nel proprio Paese di origine debba essere affiancato almeno da due agenti.
I dati sul numero dei rimpatri sono invece scorretti.
Pellegrini parla di migranti in generale, ma i suoi numeri – 116 rimpatri – sembrano fare riferimento solo ai cittadini tunisini (al centro dell’articolo della Verità rilanciato nella grafica del suo post) che però sono stati effettuati dal 16 luglio a inizio agosto.
Considerando un periodo temporale più ampio, ossia dal 16 luglio al 27 settembre, secondo i dati forniti dal Viminale a Pagella Politica, i cittadini tunisini rimpatriati sono stati 579.
Pellegrini, in conclusione, si merita un “Nì”.
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7 dicembre 2024
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