Una delle principali promesse della coalizione di centrodestra – formata da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati – per le elezioni politiche del 25 settembre 2022 è stata l’introduzione della cosiddetta “flat tax”. Questo termine fa riferimento a un sistema di tassazione che applica una singola aliquota fiscale a tutti i livelli di reddito.
Come abbiamo mostrato in alcuni nostri approfondimenti, quella a cui fa riferimento la coalizione di centrodestra e, in particolare la Lega, non è una vera e proprio “flat tax”, ma l’applicazione di una singola aliquota solo per una ristretta fetta di contribuenti.
Il programma del centrodestra per le elezioni del 2022 ha promesso «l’estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100 mila euro di fatturato» e la «flat tax su incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti», «con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese».
Nella legge di Bilancio per il 2023, il governo Meloni ha esteso il regime forfettario al 15 per cento (quello che la Lega chiama erroneamente “flat tax”) per le partite Iva con ricavi fino a 85 mila euro. Già qualche anno fa, con la legge di Bilancio per il 2019, l’aliquota al 15 per cento era stata estesa ai redditi autonomi fino a 65 mila euro all’anno.
Come abbiamo mostrato in alcuni nostri approfondimenti, quella a cui fa riferimento la coalizione di centrodestra e, in particolare la Lega, non è una vera e proprio “flat tax”, ma l’applicazione di una singola aliquota solo per una ristretta fetta di contribuenti.
Il programma del centrodestra per le elezioni del 2022 ha promesso «l’estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100 mila euro di fatturato» e la «flat tax su incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti», «con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese».
Nella legge di Bilancio per il 2023, il governo Meloni ha esteso il regime forfettario al 15 per cento (quello che la Lega chiama erroneamente “flat tax”) per le partite Iva con ricavi fino a 85 mila euro. Già qualche anno fa, con la legge di Bilancio per il 2019, l’aliquota al 15 per cento era stata estesa ai redditi autonomi fino a 65 mila euro all’anno.