Il 5 febbraio 2022 l’attuale legge italiana sulla cittadinanza ha compiuto trent’anni. Il testo originale della legge è stato infatti approvato il 5 febbraio 1992 e, nonostante diversi tentativi di riforma presentati, non è mai stato modificato in modo sostanziale. Negli anni il tema è tornato ciclicamente nel dibattito politico, con i partiti di centrosinistra generalmente favorevoli a una revisione delle norme, per rendere meno complicato l’ottenimento della cittadinanza, e quelli di centrodestra contrari.
Al momento, l’ottenimento della cittadinanza italiana è regolato dal principio dello ius sanguinis, in base al quale la cittadinanza viene “ereditata” automaticamente alla nascita se almeno uno dei genitori già la possiede. In occasione del trentennale di questa legge, diverse associazioni di attivisti hanno fatto notare come la composizione demografica del nostro Paese si sia trasformata e sia oggi ben diversa rispetto alla situazione del 1992.
Durante la XVIII legislatura (2018-2022) è stata discussa dal Parlamento una proposta di legge, presentata da vari politici di partiti del centrosinistra, che puntava a introdurre in Italia il principio del cosiddetto ius scholae, per permettere di ottenere la cittadinanza italiana ai minori stranieri che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni. Dopo alcuni passaggi parlamentari, la riforma si è bloccata sia per la fine anticipata della legislatura, sia per l’ostruzionismo messo in atto dalla Lega.
Al momento, l’ottenimento della cittadinanza italiana è regolato dal principio dello ius sanguinis, in base al quale la cittadinanza viene “ereditata” automaticamente alla nascita se almeno uno dei genitori già la possiede. In occasione del trentennale di questa legge, diverse associazioni di attivisti hanno fatto notare come la composizione demografica del nostro Paese si sia trasformata e sia oggi ben diversa rispetto alla situazione del 1992.
Durante la XVIII legislatura (2018-2022) è stata discussa dal Parlamento una proposta di legge, presentata da vari politici di partiti del centrosinistra, che puntava a introdurre in Italia il principio del cosiddetto ius scholae, per permettere di ottenere la cittadinanza italiana ai minori stranieri che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni. Dopo alcuni passaggi parlamentari, la riforma si è bloccata sia per la fine anticipata della legislatura, sia per l’ostruzionismo messo in atto dalla Lega.