Il primo governo Conte, sostenuto dalla maggioranza Lega-M5s, è entrato in carica il primo giugno 2018 ed è durato – di fatto, formalmente resterà invece in carica fino a che non gli subentrerà il prossimo esecutivo – fino alle dimissioni del presidente del Consiglio annunciate in Senato il 20 agosto 2019.

Come sono mutati i principali indicatori economici del Paese – Pil, debito, occupazione, spread e via dicendo – in questo anno abbondante di governo giallo-verde? Andiamo a vedere i dettagli.

La crescita del Pil

La crescita del Pil è stata asfittica e inferiore rispetto all’anno precedente.

Come riporta Eurostat, nel 2017 il Pil dell’Italia era cresciuto dell’1,7%, mentre nel 2018 – quando il governo Conte è stato in carica per sette mesi su dodici – dello 0,9%. Nel 2019, secondo le ultime previsioni del governo Conte stesso, dovrebbe crescere dello 0,2%.

Se guardiamo ai dati trimestrali, poi, si vede che nei quattro trimestri in cui il governo Lega-M5s è stato integralmente in carica il Pil è decresciuto dello 0,1% sia nel terzo che nel quarto trimestre del 2018, è cresciuto dello 0,1% nel primo trimestre 2019 ed è rimasto invariato (0%) nel secondo.

Nei quattro trimestri precedenti si era invece registrata una crescita del Pil dello 0,4% nel terzo e quarto trimestre 2017, una crescita dello 0,2% nel primo trimestre 2018 e una stagnazione (0%) nel secondo trimestre 2018 (successivo alle elezioni di marzo 2018 e solo in parte, il mese di giugno, coperto dal primo governo Conte).

Il debito pubblico

Il debito pubblico dell’Italia, durante il primo governo Conte, è aumentato sia in valore assoluto sia in percentuale del Pil.

Come risulta dall’ultimo bollettino della Banca d’Italia, pubblicato il 14 agosto 2019, il debito italiano a maggio 2018 – prima che si insediasse il governo Lega-M5s – ammontava a 2.334,3 miliardi di euro. A giugno 2019 (ultimo dato disponibile) era salito a 2.386,2 miliardi, nuovo record.

Per quanto riguarda il debito in percentuale del Pil, nel terzo trimestre del 2018 (così come anche nel secondo) il rapporto era pari al 133,5%. Nel primo trimestre 2019 – ultimo dato disponibile – era leggermente salito, al 134%.

Nel secondo trimestre, considerato il rallentamento del Pil (passato da un +0,1% del primo trimestre allo 0%) e l’aumento del debito in valore assoluto, è probabile che il valore sarà ancora più alto.

Il deficit

L’altro indicatore che spesso si cita insieme al debito, visto che entrambi rientrano tra i famosi parametri europei, è quello relativo al deficit (o “disavanzo pubblico”), cioè la differenza tra le entrate e le uscite dello Stato, sempre in rapporto al Pil. Durante il governo Conte è tornato a crescere.

A livello annuale, nel 2018 il rapporto deficit/Pil era calato al 2,1%, dal 2,4% del 2017. Nel 2019, secondo le previsioni del governo Conte stesso, dovrebbe salire nuovamente al 2,4%.

Occupazione e disoccupazione

L’occupazione è leggermente aumentata, mentre la disoccupazione è un po’ diminuita.

Gli occupati, secondo quanto riporta l’Istat nella sua pubblicazione del 30 agosto, sono aumentati da maggio 2018 (23,300 milioni) a luglio 2019 (23,404 milioni). Un aumento di circa 100 mila unità.

Il tasso di occupazione, poi, è passato dal 58,8% di maggio 2018 al 59,1% di luglio 2019 (ultimo dato disponibile, pubblicato il 30 agosto). I disoccupati sono invece diminuiti da 2,766 milioni (maggio 2018) a 2,566 milioni (luglio 2019). Un calo dunque di 200 mila unità. Il tasso di disoccupazione, pure, è sceso dal 10,7% di maggio 2018 al 9,9% di luglio 2019.

Produzione industriale

La produzione industriale ha rallentato e nel 2019 rischia di andare in negativo.

L’indice ha fatto registrare infatti un +3,6% nel 2017 e un +0,6% nel 2018.

Secondo il più recente rapporto dell’Istat sulla produzione industriale, pubblicato il 2 agosto e con dati aggiornati a giugno, nel primo semestre del 2019 l’indice è tornato ad avere il segno negativo: -0,8 per cento.

Inflazione

Durante il primo governo Conte l’inflazione è leggermente calata.

Infatti, l’inflazione registrata a luglio 2019 si attesta su valori inferiori rispetto a quando il governo è entrato in carica (+0,4 per cento a luglio rispetto ai 12 mesi precedenti contro il +1 del maggio 2018). Inoltre, da tre mesi si registrano livelli dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (lo strumento utilizzato a livello europeo per calcolare l’inflazione) inferiori all’1 per cento.

Allo stesso tempo, l’inflazione ha seguito un andamento altalenante, attestandosi su valori in media superiori all’1,5 per cento nel secondo semestre del 2018, prima del calo registrato dall’inizio di quest’anno.

Pressione fiscale

La pressione fiscale durante il primo governo Conte è aumentata leggermente.

I trimestri del 2018 e del 2019 durante i quali sono stati al governo Lega e M5s hanno infatti fatto costantemente registrare una percentuale di pressione fiscale più alta dei corrispondenti trimestri dell’anno precedente.

Secondo quanto riporta l’Istat (dati qui scaricabili) nel terzo trimestre 2018 (il primo in cui la maggioranza giallo-verde sia stata sempre al governo) la pressione fiscale era al 40,4% del Pil. L’anno prima nello stesso periodo era al 40,3%.

Nel quarto trimestre 2018 era poi al 48,8% contro il 48,4% dello stesso periodo del 2017. Infine nel primo trimestre 2019 (ultimo dato disponibile) la pressione fiscale era al 38% del Pil, mentre nel primo trimestre 2018 era al 37,7%, il dato peggiore per il primo trimestre dal 2015.

Commercio internazionale

Da quando il governo gialloverde è entrato in carica, il surplus di conto corrente dell’Italia – la differenza tra l’import e l’export di merci, servizi e redditi – è aumentato leggermente, così come l’export.

Infatti, nei 12 mesi precedenti al governo Conte il valore del surplus era pari a 45,1 miliardi di euro contro i 45,5 miliardi del primo anno dell’esecutivo Lega–M5s. Inoltre, da giugno 2018 a giugno 2019 le esportazioni di merci hanno registrato un aumento rispetto ai 12 mesi precedenti all’entrata in carica del governo (da maggio 2017 a maggio 2018) di circa 12,1 miliardi di euro (da 446,6 miliardi di euro a 458,7).

Lo spread

Lo spread, che si era impennato nelle settimane in cui si è formato il governo Lega-M5s, è tornato a calare velocemente durante la crisi del governo.

Lo spread – generalmente inteso come la differenza tra il rendimento di un titolo di stato italiano (Btp) e uno tedesco (Bund) a 10 anni – ha in generale seguito un andamento che sembra riflettere le vicende dei 14 mesi del governo gialloverde.

Infatti, a partire dalle contrattazioni tra M5s e Lega per il Contratto di governo (all’inizio di maggio del 2018) al giorno del giuramento del governo Conte (1° giugno 2018) il valore dello spread è cresciuto di circa 116 punti base (122 punti al 1° maggio contro i 238,7 punti del 1° giugno). Da allora, l’indice è sceso sotto i 185 punti base solamente dopo la caduta del governo gialloverde, posizionandosi su valori mediamente più alti di quelli dei mesi precedenti all’entrata in carica del primo esecutivo guidato da Conte.

Bisogna però evidenziare che parte di questa crescita è dovuta almeno in parte anche al calo costante del rendimento dei Bund tedeschi a 10 anni, che da marzo 2019 generano un rendimento negativo. Un trend, quello della crescita dello spread, che sembra però essersi modificato a seguito della caduta del governo, a seguito della quale si sono registrati valori del differenziali tra Btp e Bund simili a quelli di marzo 2018.

Ftse Mib

Durante il governo Lega-M5s la Borsa italiana ha perso terreno.

A partire dal giorno del giuramento del governo Conte al dicembre 2018, il Ftse Mib – l’indice finanziario che registra la valutazione azionaria delle prime 40 imprese italiane per liquidità e capitalizzazione – è infatti calato di circa il 18,3 per cento.

Nel 2019 il valore del Ftse Mib è invece tornato a crescere, sebbene in modo altalenante, e ha toccato il 29 agosto i 21.392 punti base (-3,5 per cento rispetto alla data del giuramento). Allo stesso tempo, l’indice Ftse Mib si è attestato negli ultimi 14 mesi su livelli ben distanti dal picco raggiunto l’11 maggio 2018 (pari a 24.150 punti base).

Conclusione

Nei 14 mesi di governo Lega-M5s si può dire, guardando agli indicatori negativi, che la crescita del Pil si sia arrestata, che il debito sia cresciuto leggermente, che il rapporto deficit/Pil sia tornato a crescere dopo alcuni anni di calo, che la produzione industriale abbia rallentato, che lo spread sia stato più alto che in precedenza, che la Borsa abbia perso terreno e la pressione fiscale sia aumentata di qualche decimo di punto percentuale.

Per quanto riguarda invece gli indicatori positivi, durante il primo governo Conte è aumentata l’occupazione ed è diminuita la disoccupazione, ed è cresciuto il commercio internazionale e in particolare l’export. L’inflazione è diminuita, anche se questo è un indicatore più difficile da interpretare, in prima approssimazione, come positivo o negativo.