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Tetto al contante

È la soglia massima entro cui si possono fare pagamenti in denaro contante senza incorrere in sanzioni. Dal 1° gennaio 2023 il governo Meloni ha aumentato il limite massimo da duemila a cinquemila euro: inizialmente, la proposta della coalizione di centrodestra era quella di stabilire la soglia a 10mila euro, poi dimezzata in seguito alle critiche dell’opposizione e della Commissione Ue.

Dal 2002 in poi il tetto all’uso del contante è stato alzato e abbassato almeno dieci volte da vari governi, sia di centrodestra che di centrosinistra. Secondo il governo Meloni, l’innalzamento del tetto sarebbe giustificato dal fatto che non esiste una correlazione tra diffusione del contante ed economia sommersa e tra aumento del tetto ed evasione fiscale.

Nel 2015 anche il ministro dell’Economia del governo Renzi, Pier Carlo Padoan, giustificò un aumento del tetto al contante affermando che  nell’Ue ci sono Paesi senza il tetto al contante e con un’evasione fiscale «bassissima». Non basta però questa osservazione per dire che il tetto al contante non impatta sull’evasione: lo stesso Padoan anni dopo ha ammesso che, in quel caso, l’aumento del tetto al contante fu un «errore», aggiungendo che lui era «contrario».

A oggi nella letteratura scientifica non ci sono molti studi sull’impatto del limite dell’uso del contante e l’evasione fiscale, ma secondo un recente studio della Banca d’Italia, limitare l’uso del contante ha un impatto positivo nel ridurre evasione ed economia sommersa.
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