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Terzo polo

«Né di destra, né di sinistra». Nella XIX legislatura, quella cominciata a ottobre 2022, l’espressione “terzo polo” si utilizza principalmente per Azione-Italia viva, ossia la federazione formata dai partiti guidati rispettivamente da Carlo Calenda e Matteo Renzi. Secondo le intenzioni di Calenda e Renzi, la federazione dovrebbe in seguito trasformarsi in un partito di stampo riformista e liberale. 

L’idea di formare un grande partito riformista e liberale di centro, equidistante dal centrodestra e dal centrosinistra, non è nuova: di “terzi poli” in Italia ce ne sono stati tanti, ma nessuno di questi ha avuto vita lunga.

Numeri alla mano, infatti, dalle elezioni politiche del 2001 in poi nessuno è riuscito a costruire una lista centrista di successo: il bipolarismo italiano, un tempo incarnato dalla contrapposizione tra Democrazia cristiana e Partito comunista italiano, si è trasformato infatti nella contrapposizione tra le coalizioni di centrodestra e quelle di centrosinistra, favorite anche dalle diverse leggi elettorali succedutesi negli anni.

Un partito capace di rompere il consueto bipolarismo italiano c’è stato: alle elezioni del 2013 e del 2018, infatti, il partito più votato fu il Movimento 5 stelle, che si proponeva come alternativo sia alla destra che alla sinistra. Il successo del partito fondato da Beppe Grillo non può essere definito però come una vittoria del “terzo polo”, visto che con l’espressione si indicano di solito partiti centristi. 

Oltre ad Azione-Italia viva, in passato altri “terzi poli” presenti alle elezioni politiche sono stati l’Unione di centro (Udc) di Pier Ferdinando Casini (2008) o la coalizione elettorale Con Monti per l’Italia (2013), formata da Scelta civica, Unione di centro e Futuro e libertà per l’Italia.
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