Come è noto, l’Italia è una repubblica parlamentare in cui il popolo esercita la sovranità eleggendo i suoi rappresentanti in Parlamento. Questi a loro volta eleggono il presidente della Repubblica ogni sette anni e danno la fiducia al governo.
Da ormai quarant’anni, però, nel dibattito politico ritorna ciclicamente la proposta di introdurre in Italia l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Di recente, questa proposta è stata avanzata anche dalla attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Al momento, l’idea del governo è ancora vaga e, al di là dell’elezione diretta del capo dello Stato, non è chiaro se e come cambierebbero i poteri di quest’ultimo, se ad esempio sul modello del presidenzialismo o del semipresidenzialismo.
A differenza della repubblica parlamentare, nelle repubbliche presidenziali o semipresidenziali il capo dello Stato è eletto direttamente dai cittadini e detiene il potere esecutivo. Tra repubbliche presidenziali e semipresidenziali ci sono comunque differenze. Nella forma di governo presidenziale non c’è nessun rapporto di fiducia tra il governo, presieduto dal capo dello Stato, e il Parlamento, che detiene il potere legislativo. È possibile quindi che capo dello Stato e Parlamento rappresentino forze politiche diverse. Questo avviene per esempio negli Stati Uniti, dove il presidente viene eletto ogni quattro anni a suffragio universale.
Il semipresidenzialismo prevede invece una separazione meno rigida tra potere esecutivo e legislativo. In Francia, dove l’elezione diretta del capo dello Stato avviene ogni cinque anni, il potere esecutivo è detenuto dal presidente della Repubblica, che deve però nominare un primo ministro e un governo. A loro volta, il primo ministro e il governo devono avere la fiducia del Parlamento. A differenza del presidenzialismo, nel semipresidenzialismo il capo dello Stato ha anche il potere di sciogliere il Parlamento.
Gli esempi degli altri Paesi mostrano che il presidenzialismo non necessariamente aumenta la stabilità istituzionale, come invece affermano spesso i sostenitori di questo sistema di governo. È bene tenere poi presente che riformare la Costituzione non è semplice e i tempi potrebbero essere lunghi. Le proposte che arriveranno in Parlamento dovranno prima essere esaminate dalle commissioni parlamentari per poi essere approvate due volte da entrambe le camere. Tra le doppie approvazioni di Camera e Senato devono inoltre passare almeno tre mesi di tempo, con la possibilità che una volta approvato, il testo venga sottoposto a referendum, con un esito tutt’altro che scontato.
Da ormai quarant’anni, però, nel dibattito politico ritorna ciclicamente la proposta di introdurre in Italia l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Di recente, questa proposta è stata avanzata anche dalla attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Al momento, l’idea del governo è ancora vaga e, al di là dell’elezione diretta del capo dello Stato, non è chiaro se e come cambierebbero i poteri di quest’ultimo, se ad esempio sul modello del presidenzialismo o del semipresidenzialismo.
A differenza della repubblica parlamentare, nelle repubbliche presidenziali o semipresidenziali il capo dello Stato è eletto direttamente dai cittadini e detiene il potere esecutivo. Tra repubbliche presidenziali e semipresidenziali ci sono comunque differenze. Nella forma di governo presidenziale non c’è nessun rapporto di fiducia tra il governo, presieduto dal capo dello Stato, e il Parlamento, che detiene il potere legislativo. È possibile quindi che capo dello Stato e Parlamento rappresentino forze politiche diverse. Questo avviene per esempio negli Stati Uniti, dove il presidente viene eletto ogni quattro anni a suffragio universale.
Il semipresidenzialismo prevede invece una separazione meno rigida tra potere esecutivo e legislativo. In Francia, dove l’elezione diretta del capo dello Stato avviene ogni cinque anni, il potere esecutivo è detenuto dal presidente della Repubblica, che deve però nominare un primo ministro e un governo. A loro volta, il primo ministro e il governo devono avere la fiducia del Parlamento. A differenza del presidenzialismo, nel semipresidenzialismo il capo dello Stato ha anche il potere di sciogliere il Parlamento.
Gli esempi degli altri Paesi mostrano che il presidenzialismo non necessariamente aumenta la stabilità istituzionale, come invece affermano spesso i sostenitori di questo sistema di governo. È bene tenere poi presente che riformare la Costituzione non è semplice e i tempi potrebbero essere lunghi. Le proposte che arriveranno in Parlamento dovranno prima essere esaminate dalle commissioni parlamentari per poi essere approvate due volte da entrambe le camere. Tra le doppie approvazioni di Camera e Senato devono inoltre passare almeno tre mesi di tempo, con la possibilità che una volta approvato, il testo venga sottoposto a referendum, con un esito tutt’altro che scontato.