Negli ultimi anni le questioni relative alla tutela dei diritti delle persone Lgbtq+ sono diventate sempre più centrali all’interno del dibattito pubblico. Oltre alla discussione sul cosiddetto “ddl Zan” (vedi: Ddl Zan), la politica ha affrontato anche il tema delle unioni civili e dei matrimoni egualitari tra persone dello stesso sesso.
In Italia la regolamentazione riguardo le coppie formate da persone dello stesso sesso è stabilita dalla cosiddetta “legge Cirinnà”, dal nome della sua relatrice, Monica Cirinnà, del Partito democratico. Questo provvedimento, approvato nel 2016, ha creato l’istituto di diritto pubblico delle cosiddette “unioni civili”, riservato alle coppie omosessuali. Dal punto di vista economico, fiscale e previdenziale l’unione civile gode degli stessi diritti e doveri del matrimonio. Le differenze maggiori sono due: in caso di divorzio, nell’unione civile non è necessario passare un periodo di separazione; inoltre, per chi è legato tramite unione civile, non è possibile adottare un bambino o ricorrere alla procreazione assistita.
L’Italia è stata l’ultima tra i sei Paesi fondatori dell’Ue a riconoscere e regolarizzare le unioni civili. Nel 2015 questo ritardo è valso una condanna da parte della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo per la violazione dei diritti di alcune coppie omosessuali che avevano presentato ricorso. Al momento, l’Italia è l’unico Paese dell’Europa occidentale insieme alla Grecia a non avere ancora legalizzato i matrimoni egualitari. I Paesi che nel continente europeo non hanno riconosciuto la validità dei matrimoni egualitari sono principalmente quelli che un tempo facevano parte dell’Unione sovietica, oppure Stati molto piccoli, come San Marino e Città del Vaticano.
In Italia la regolamentazione riguardo le coppie formate da persone dello stesso sesso è stabilita dalla cosiddetta “legge Cirinnà”, dal nome della sua relatrice, Monica Cirinnà, del Partito democratico. Questo provvedimento, approvato nel 2016, ha creato l’istituto di diritto pubblico delle cosiddette “unioni civili”, riservato alle coppie omosessuali. Dal punto di vista economico, fiscale e previdenziale l’unione civile gode degli stessi diritti e doveri del matrimonio. Le differenze maggiori sono due: in caso di divorzio, nell’unione civile non è necessario passare un periodo di separazione; inoltre, per chi è legato tramite unione civile, non è possibile adottare un bambino o ricorrere alla procreazione assistita.
L’Italia è stata l’ultima tra i sei Paesi fondatori dell’Ue a riconoscere e regolarizzare le unioni civili. Nel 2015 questo ritardo è valso una condanna da parte della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo per la violazione dei diritti di alcune coppie omosessuali che avevano presentato ricorso. Al momento, l’Italia è l’unico Paese dell’Europa occidentale insieme alla Grecia a non avere ancora legalizzato i matrimoni egualitari. I Paesi che nel continente europeo non hanno riconosciuto la validità dei matrimoni egualitari sono principalmente quelli che un tempo facevano parte dell’Unione sovietica, oppure Stati molto piccoli, come San Marino e Città del Vaticano.