Tra i problemi più discussi del sistema carcerario italiano c’è quello del sovraffollamento, ossia il rapporto tra i detenuti e i posti disponibili nelle carceri. Secondo i dati dell’ultimo rapporto sulle condizioni delle carceri italiane, pubblicato ad aprile 2022 dall’Associazione Antigone, a fine marzo 2022 il tasso di sovraffollamento era pari al 107,4 per cento. In realtà si tratta di un dato sottostimato, ha spiegato l’associazione Antigone, in quanto «a causa di piccoli o grandi lavori di manutenzione, la capienza reale degli istituti è spesso inferiore a quella ufficiale». Ci sono poi ampie differenze tra le regioni. In Lombardia, per esempio, il tasso di sovraffollamento delle carceri arriva al 130 per cento, con punte del 164 per cento a Varese, del 165 per cento a Bergamo e a Busto Arsizio e del 185 per cento a Brescia. Non tutte le carceri sono piene oltre alla propria capienza regolamentare. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, a fine marzo 2022 almeno sette regioni non avevano gli istituti penitenziari “pieni”: Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto-Adige e Valle d’Aosta.
Un grave problema delle carceri in Italia riguarda il tasso di suicidi fra i detenuti. Secondo l’associazione Ristretti orizzonti, che si occupa di raccogliere, elaborare e divulgare notizie sulle carceri, nel 2022 negli istituti penitenziari italiani si sono suicidati 84 detenuti: è il numero più alto dal 1990, l’anno in cui è iniziata la raccolta dei dati. Se si rapportano questi numeri con i circa 55 mila detenuti della popolazione carceraria, monitorata dal Ministero della Giustizia, si scopre che nel 2022 ci sono stati 15,2 suicidi ogni 10 mila detenuti. Fuori dal carcere, nel 2019 (ultimo anno per cui ci sono statistiche) in Italia i suicidi sono stati 0,71 ogni 10 mila abitanti: in altre parole, i suicidi sono circa 20 volte più diffusi in carcere rispetto alla popolazione generale.
La situazione delle carceri italiane fa discutere anche per le condizioni delle strutture stesse. Basti pensare che, a ventisei anni dalla sua costruzione nel 1996, l’allaccio alla rete idrica è arrivato per la prima volta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in Campania, il 21 dicembre 2022: in precedenza ci si arrangiava con cisterne e bottigliette. Nello stesso carcere il 6 aprile 2020, durante il lockdown causato dalla pandemia da Covid-19, si verificarono violenti pestaggi ai danni dei detenuti da parte della polizia penitenziaria.
Un grave problema delle carceri in Italia riguarda il tasso di suicidi fra i detenuti. Secondo l’associazione Ristretti orizzonti, che si occupa di raccogliere, elaborare e divulgare notizie sulle carceri, nel 2022 negli istituti penitenziari italiani si sono suicidati 84 detenuti: è il numero più alto dal 1990, l’anno in cui è iniziata la raccolta dei dati. Se si rapportano questi numeri con i circa 55 mila detenuti della popolazione carceraria, monitorata dal Ministero della Giustizia, si scopre che nel 2022 ci sono stati 15,2 suicidi ogni 10 mila detenuti. Fuori dal carcere, nel 2019 (ultimo anno per cui ci sono statistiche) in Italia i suicidi sono stati 0,71 ogni 10 mila abitanti: in altre parole, i suicidi sono circa 20 volte più diffusi in carcere rispetto alla popolazione generale.
La situazione delle carceri italiane fa discutere anche per le condizioni delle strutture stesse. Basti pensare che, a ventisei anni dalla sua costruzione nel 1996, l’allaccio alla rete idrica è arrivato per la prima volta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in Campania, il 21 dicembre 2022: in precedenza ci si arrangiava con cisterne e bottigliette. Nello stesso carcere il 6 aprile 2020, durante il lockdown causato dalla pandemia da Covid-19, si verificarono violenti pestaggi ai danni dei detenuti da parte della polizia penitenziaria.