Previsioni, andamenti, supermedie, exit poll. I sondaggi sono parte integrante della politica e prima di ogni tornata elettorale diventano uno strumento importante per valutare le intenzioni di voto delle persone.
Per stilare le famose percentuali, gli istituti sondaggistici intervistano un campione di persone scelte casualmente, che ritengono rappresentativo della popolazione nel suo complesso. In un Paese come l’Italia i campioni sono normalmente di mille persone ma a volte, con l’avvicinarsi alle elezioni, gli istituti aumentano il numero di intervistati fino a duemila o più.
Si potrebbe pensare che mille interviste siano poche per capire come voteranno decine di milioni di persone, ma non è necessariamente così. La grandezza del campione non influisce troppo sull’affidabilità del sondaggio: a essere determinante è appunto quanto sia rappresentativo della popolazione. Per fare un buon sondaggio è infatti necessario che il campione sia aggiustato (“ponderato”) per il genere, l’età, la zona geografica, il titolo di studio e i precedenti voti alle elezioni. Anche il metodo di intervista (per strada, al telefono, via web) è importante e deve essere il più vario possibile.
Per tutti i sondaggi esiste un margine di errore: un dettaglio fondamentale e di cui spesso non si considerano le conseguenze. Un sondaggio con un margine d’errore del +/-3 per cento e con un intervallo di confidenza del 95 per cento, per esempio, significa che il vero dato cade in questo intervallo nel 95 per cento dei casi. In Italia, in generale, i sondaggi politici si sono dimostrati più volte non troppo affidabili, anche se i risultati delle ultime elezioni politiche del 25 settembre 2022 sono stati in linea con le rilevazioni.
In ogni caso, i sondaggi rimangono l’unico strumento che si può utilizzare per conoscere le intenzioni di voto degli elettori e le opinioni delle persone su determinati argomenti tra un’elezione e l’altra. Una valida alternativa ai sondaggi non è ancora stata trovata.
Per stilare le famose percentuali, gli istituti sondaggistici intervistano un campione di persone scelte casualmente, che ritengono rappresentativo della popolazione nel suo complesso. In un Paese come l’Italia i campioni sono normalmente di mille persone ma a volte, con l’avvicinarsi alle elezioni, gli istituti aumentano il numero di intervistati fino a duemila o più.
Si potrebbe pensare che mille interviste siano poche per capire come voteranno decine di milioni di persone, ma non è necessariamente così. La grandezza del campione non influisce troppo sull’affidabilità del sondaggio: a essere determinante è appunto quanto sia rappresentativo della popolazione. Per fare un buon sondaggio è infatti necessario che il campione sia aggiustato (“ponderato”) per il genere, l’età, la zona geografica, il titolo di studio e i precedenti voti alle elezioni. Anche il metodo di intervista (per strada, al telefono, via web) è importante e deve essere il più vario possibile.
Per tutti i sondaggi esiste un margine di errore: un dettaglio fondamentale e di cui spesso non si considerano le conseguenze. Un sondaggio con un margine d’errore del +/-3 per cento e con un intervallo di confidenza del 95 per cento, per esempio, significa che il vero dato cade in questo intervallo nel 95 per cento dei casi. In Italia, in generale, i sondaggi politici si sono dimostrati più volte non troppo affidabili, anche se i risultati delle ultime elezioni politiche del 25 settembre 2022 sono stati in linea con le rilevazioni.
In ogni caso, i sondaggi rimangono l’unico strumento che si può utilizzare per conoscere le intenzioni di voto degli elettori e le opinioni delle persone su determinati argomenti tra un’elezione e l’altra. Una valida alternativa ai sondaggi non è ancora stata trovata.