L’idea di un ponte che colleghi Calabria e Sicilia non è nuova, anzi: da decenni i politici di tutti gli schieramenti – specie in periodo di campagna elettorale – si lanciano in promesse e dichiarazioni ottimistiche sulla realizzazione dell’enorme opera pubblica il cui cantiere, nonostante i proclami, non è mai partito. Anche nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre 2022 si è parlato molto di ponte sullo stretto e il centrodestra lo ha inserito nel suo programma elettorale, rilanciando alcune stime poco chiare sugli eventuali posti di lavoro creati.
L’idea di collegare la Sicilia al continente europeo ha origini antichissime, che risalgono addirittura all’epoca romana. Tutti i grandi regni succedutisi nei secoli hanno poi ipotizzato la costruzione di un collegamento tra i due territori ma il fondale irregolare dello Stretto, le forti correnti marine del Mediterraneo, l’elevata sismicità della zona e l’ingente costo dei lavori hanno fatto desistere i governanti dall’iniziare l’opera. Queste motivazioni sono ancora oggi tra le cause principali che impediscono la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.
La politica italiana iniziò a interessarsi seriamente alla vicenda negli anni Settanta e nel 1979 il presidente del Consiglio Francesco Cossiga diede la sua approvazione alla costituzione della società concessionaria Stretto di Messina S.p.A., poi costituita nel 1981 (oggi è in liquidazione, ma Salvini vuole riattivarla). Il ponte sullo Stretto però è soprattutto un grande cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi: nel 2010 l’ultimo governo Berlusconi riuscì a promuovere un progetto di ponte, ma, poco più di un anno dopo, con l’arrivo del governo tecnico guidato da Mario Monti, l’iniziativa fu bloccata. A sinistra, anche l’ex leader de L’Ulivo Francesco Rutelli e l’ex segretario del Partito democratico Matteo Renzi si espressero a favore del ponte, mentre il Movimento 5 stelle è da sempre contrario.
L’idea di collegare la Sicilia al continente europeo ha origini antichissime, che risalgono addirittura all’epoca romana. Tutti i grandi regni succedutisi nei secoli hanno poi ipotizzato la costruzione di un collegamento tra i due territori ma il fondale irregolare dello Stretto, le forti correnti marine del Mediterraneo, l’elevata sismicità della zona e l’ingente costo dei lavori hanno fatto desistere i governanti dall’iniziare l’opera. Queste motivazioni sono ancora oggi tra le cause principali che impediscono la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.
La politica italiana iniziò a interessarsi seriamente alla vicenda negli anni Settanta e nel 1979 il presidente del Consiglio Francesco Cossiga diede la sua approvazione alla costituzione della società concessionaria Stretto di Messina S.p.A., poi costituita nel 1981 (oggi è in liquidazione, ma Salvini vuole riattivarla). Il ponte sullo Stretto però è soprattutto un grande cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi: nel 2010 l’ultimo governo Berlusconi riuscì a promuovere un progetto di ponte, ma, poco più di un anno dopo, con l’arrivo del governo tecnico guidato da Mario Monti, l’iniziativa fu bloccata. A sinistra, anche l’ex leader de L’Ulivo Francesco Rutelli e l’ex segretario del Partito democratico Matteo Renzi si espressero a favore del ponte, mentre il Movimento 5 stelle è da sempre contrario.