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Nucleare

Le elezioni del 25 settembre 2022 hanno riportato l’attenzione del dibattito politico italiano sulla questione del nucleare. Nel nostro Paese tra il 1964 e il 1990 sono state in funzione quattro centrali nucleari, ma nel 1987, in seguito al disastro di Chernobyl, tre referendum abrogativi – che ottennero consensi tra il 70 e l’80 per cento – di fatto posero fine al programma nucleare civile italiano. Le centrali e gli impianti connessi sono tuttora in via di smantellamento da parte dello Stato (tramite una società che si chiama Sogin). 

A partire dal 2008 il quarto governo Berlusconi fece un tentativo piuttosto concreto per riportare il nucleare civile in Italia ma un altro referendum, nel 2011 – circa due mesi dopo il disastro nucleare di Fukushima, in Giappone – pose fine all’iniziativa del governo.

Alle ultime elezioni politiche, il ritorno al nucleare era presente nei programmi della coalizione di centrodestra, nel programma presentato dalla Lega e in quello della lista formata da Italia viva e Azione. Più nel dettaglio, il leader della Lega Matteo Salvini e quello di Azione Carlo Calenda durante la campagna elettorale del 2022 hanno fatto spesso riferimento all’attivazione di impianti per la produzione di energia nucleare di “ultima generazione”, cioè la quarta. Nei fatti, il nucleare di quarta generazione ancora non esiste, o meglio, non è disponibile per la produzione commerciale su grande scala e non lo sarà prima dei prossimi (almeno) dieci anni. 

Chi difende il ritorno al nucleare sostiene che questa forma di energia sia «pulita» e «sicura»: il Parlamento europeo e l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) hanno effettivamente inserito il nucleare tra le fonti energetiche sostenibili ma, al di là della ridotta produzione di Co2, il dibattito italiano riguarda spesso le scorie che queste centrali produrrebbero e il loro smaltimento. Per quanto riguarda la sicurezza, è vero che le centrali nucleari di terza generazione oggi attive sono considerate sicure e che quelle di quarta generazione dovranno rispettare standard ancora più elevati. In ogni caso, tra i principali problemi di un ritorno all’uso dell’energia nucleare in Italia ci sono gli elevati costi degli impianti (quantificabili in miliardi di euro) e i loro tempi di costruzione (da cinque a più di 15 anni).
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