Un migrante irregolare è colui che sceglie di lasciare il proprio Paese d’origine per cercare migliori condizioni economiche e di vita in un altro Stato, nel quale è arrivato o si trova in modo illegale. Questa tipologia di migrante – definita erroneamente “clandestino” (vedi: Clandestino) – comprende chiunque sia entrato in Italia eludendo i controlli di frontiera, sia rimasto dopo la scadenza di un visto d’ingresso temporaneo o chi non abbia lasciato il Paese in seguito a un provvedimento di allontanamento o espulsione. Il migrante irregolare che non è considerato un rifugiato o non ha ricevuto un’altra forma di protezione può in teoria far ritorno al proprio Paese d’origine in condizioni di sicurezza.
In base alle norme sull’immigrazione, un migrante straniero proveniente da un Paese non appartenente all’Unione europea può entrare legalmente in Italia se ha il passaporto, o un altro documento di viaggio, e il visto di ingresso. Il visto è un documento che autorizza il migrante a entrare nel Paese di destinazione, deve essere richiesto dal migrante all’ambasciata o ai consolati italiani nel proprio Paese di origine e certifica il motivo dell’ingresso in Italia. In generale esistono due tipi di visto: quello di breve durata, che consente una permanenza in Italia per al massimo tre mesi, per esempio per turismo, e quello di lunga durata, di durata superiore ai tre mesi, per esempio per lavoro o per ricongiungimento familiare.
Per ottenere il visto i migranti che entrano in Italia devono dare garanzie piuttosto stringenti, come la dimostrazione di essere autonomi dal punto di vista economico. Spesso i migranti si trovano però in situazioni economiche di criticità e non possono fornire le garanzie necessarie.
Per quanto riguarda i soggiorni per lavoro, l’arrivo in Italia di migranti è regolato dal governo sulla base di quote di ingresso annuali. In altre parole, il governo ogni anno stabilisce con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm), il cosiddetto “Decreto flussi”, il numero totale di stranieri che possono entrare legalmente in Italia per motivi di lavoro. Per come è strutturato, il meccanismo dei decreti “Flussi” finisce in molti casi per essere una regolarizzazione mascherata di una parte dei migranti irregolari già presenti in Italia. A marzo 2023 Il governo Meloni ha programmato che i prossimi decreti “Flussi” avranno valenza di tre anni.
In base alle norme sull’immigrazione, un migrante straniero proveniente da un Paese non appartenente all’Unione europea può entrare legalmente in Italia se ha il passaporto, o un altro documento di viaggio, e il visto di ingresso. Il visto è un documento che autorizza il migrante a entrare nel Paese di destinazione, deve essere richiesto dal migrante all’ambasciata o ai consolati italiani nel proprio Paese di origine e certifica il motivo dell’ingresso in Italia. In generale esistono due tipi di visto: quello di breve durata, che consente una permanenza in Italia per al massimo tre mesi, per esempio per turismo, e quello di lunga durata, di durata superiore ai tre mesi, per esempio per lavoro o per ricongiungimento familiare.
Per ottenere il visto i migranti che entrano in Italia devono dare garanzie piuttosto stringenti, come la dimostrazione di essere autonomi dal punto di vista economico. Spesso i migranti si trovano però in situazioni economiche di criticità e non possono fornire le garanzie necessarie.
Per quanto riguarda i soggiorni per lavoro, l’arrivo in Italia di migranti è regolato dal governo sulla base di quote di ingresso annuali. In altre parole, il governo ogni anno stabilisce con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm), il cosiddetto “Decreto flussi”, il numero totale di stranieri che possono entrare legalmente in Italia per motivi di lavoro. Per come è strutturato, il meccanismo dei decreti “Flussi” finisce in molti casi per essere una regolarizzazione mascherata di una parte dei migranti irregolari già presenti in Italia. A marzo 2023 Il governo Meloni ha programmato che i prossimi decreti “Flussi” avranno valenza di tre anni.