Il Consiglio superiore della magistratura (Csm) è un organo previsto dalla Costituzione con il compito di garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistrati, coloro che in Italia svolgono le funzioni di giudice o di pubblico ministero e detengono quindi il potere giudiziario. La caratteristica fondamentale del Csm è la sua autonomia rispetto alle altre istituzioni. Secondo quanto previsto dalla Costituzione, il capo del Csm è il presidente della Repubblica e ne fanno obbligatoriamente il primo presidente del Csm stesso e il procuratore generale della Corte di cassazione. Gli altri membri del Csm sono eletti per due terzi da tutti i magistrati d’Italia (i cosiddetti “membri togati”) e per un terzo dal Parlamento in seduta comune (i cosiddetti “membri laici”), ossia dall’assemblea di tutti i deputati e i senatori.
I membri laici del Csm sono scelti tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati che hanno oltre quindici anni di attività. Il Consiglio elegge un vicepresidente fra i componenti designati dal Parlamento e i membri elettivi durano in carica quattro anni, non rieleggibili per un secondo mandato consecutivo.
Negli ultimi anni, diversi partiti hanno chiesto di riformare composizione e ruolo del Csm, soprattutto per contrastare il potere delle cosiddette “correnti”, le aggregazioni tra i vari magistrati con una linea comune (spesso con rapporti stretti con la politica). Il 16 giugno 2022 è stata approvata definitivamente la cosiddetta riforma “Cartabia”, la riforma del Csm promossa dall’allora ministra della Giustizia del governo Draghi Marta Cartabia. La riforma ha introdotto varie novità, tra cui l’aumento del numero dei membri del Csm, la riforma del sistema elettorale per i “membri togati” e alcune limitazioni in direzione di una maggiore separazione delle carriere tra i giudici e i pubblici ministeri.
I membri laici del Csm sono scelti tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati che hanno oltre quindici anni di attività. Il Consiglio elegge un vicepresidente fra i componenti designati dal Parlamento e i membri elettivi durano in carica quattro anni, non rieleggibili per un secondo mandato consecutivo.
Negli ultimi anni, diversi partiti hanno chiesto di riformare composizione e ruolo del Csm, soprattutto per contrastare il potere delle cosiddette “correnti”, le aggregazioni tra i vari magistrati con una linea comune (spesso con rapporti stretti con la politica). Il 16 giugno 2022 è stata approvata definitivamente la cosiddetta riforma “Cartabia”, la riforma del Csm promossa dall’allora ministra della Giustizia del governo Draghi Marta Cartabia. La riforma ha introdotto varie novità, tra cui l’aumento del numero dei membri del Csm, la riforma del sistema elettorale per i “membri togati” e alcune limitazioni in direzione di una maggiore separazione delle carriere tra i giudici e i pubblici ministeri.