«Ennesimo condono da parte del governo», «il governo pensa a un condono». Da anni capita spesso di leggere sui giornali titoli del genere quando i governi cercano di risolvere con una legge situazioni di irregolarità simili, come per esempio gli abusi edilizi o i debiti dei cittadini con il fisco.
Negli ultimi anni i governi hanno approvato provvedimenti chiamati ad esempio di “pace fiscale” o di “tregua fiscale”, con l’obiettivo di cancellare i debiti nei confronti del fisco di persone in situazioni di difficoltà economica. Nonostante i termini usati siano diversi, questi provvedimenti rimangono comunque dei condoni. Un esempio recente è la “tregua fiscale” prevista nella legge di Bilancio per il 2023 approvata dal governo guidato da Giorgia Meloni.
Questa “tregua fiscale” prevede l’annullamento delle cartelle esattoriali inviate ai contribuenti entro il 2015 e con un valore inferiore ai mille euro. Per tutte le altre, si dovrà pagare il dovuto con una maggiorazione del 3 per cento e con la possibilità di rateizzazione. Come abbiamo spiegato in un nostro approfondimento, nonostante Meloni l’abbia negato, questa “tregua fiscale” è un condono a tutti gli effetti.
Inoltre, è – per definizione – un condono ogni iniziativa che viene incontro non solo ai contribuenti che per vari motivi non hanno potuto pagare le tasse, ma anche a chi non l’ha fatto per evasione o elusione. Ne sono un esempio i cosiddetti “scudi fiscali”, introdotti tra il 2001 e il 2009 dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che permettevano, a chi possedeva soldi all’estero in maniera illegale, di far rientrare regolarmente i capitali in Italia con la garanzia dell’anonimato e pagando il 5 per cento di tasse.
Negli ultimi anni i governi hanno approvato provvedimenti chiamati ad esempio di “pace fiscale” o di “tregua fiscale”, con l’obiettivo di cancellare i debiti nei confronti del fisco di persone in situazioni di difficoltà economica. Nonostante i termini usati siano diversi, questi provvedimenti rimangono comunque dei condoni. Un esempio recente è la “tregua fiscale” prevista nella legge di Bilancio per il 2023 approvata dal governo guidato da Giorgia Meloni.
Questa “tregua fiscale” prevede l’annullamento delle cartelle esattoriali inviate ai contribuenti entro il 2015 e con un valore inferiore ai mille euro. Per tutte le altre, si dovrà pagare il dovuto con una maggiorazione del 3 per cento e con la possibilità di rateizzazione. Come abbiamo spiegato in un nostro approfondimento, nonostante Meloni l’abbia negato, questa “tregua fiscale” è un condono a tutti gli effetti.
Inoltre, è – per definizione – un condono ogni iniziativa che viene incontro non solo ai contribuenti che per vari motivi non hanno potuto pagare le tasse, ma anche a chi non l’ha fatto per evasione o elusione. Ne sono un esempio i cosiddetti “scudi fiscali”, introdotti tra il 2001 e il 2009 dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che permettevano, a chi possedeva soldi all’estero in maniera illegale, di far rientrare regolarmente i capitali in Italia con la garanzia dell’anonimato e pagando il 5 per cento di tasse.