Il Prodotto interno lordo (PIL) è una misura del reddito prodotto da una nazione in un certo periodo di tempo. Può essere definito in vari modi, ma ci limiteremo a considerarne uno: il valore di tutti i beni e servizi finali (ossia venduti direttamente al pubblico, non usati per altre produzioni, come materie prime e semilavorati) prodotti e venduti all’interno di un’economia in un certo periodo, di solito un anno.

IL PIL è un indicatore che permette con una semplice occhiata di valutare la potenza economica di uno Stato: di solito, maggiore è il PIL, maggiore è anche l’influenza politica, economica e sociale di un Paese. Il PIL permette di stimare anche il livello di benessere dei cittadini di quel Paese: non tanto con il PIL in sé, ma con il suo livello pro capite, ossia diviso per il numero di cittadini del territorio che stiamo considerando. Anche in questo caso, di solito a un maggiore PIL pro capite corrisponde un maggiore benessere e potere d’acquisto della popolazione.

Se fosse vero, come dice Ceccardi, che la distanza tra Stati Uniti e Unione europea è in crescita, sarebbe legittimo preoccuparsi, dato che significherebbe una perdita di influenza rispetto ai nostri primi alleati e rivali in campo economico.

A prima vista, verificare la dichiarazione della parlamentare europea della Lega è piuttosto semplice: basta consultare il database della Banca Mondiale e mettere a confronto il PIL degli Stati Uniti con quello complessivo dei 27 Paesi dell’Ue. Con questa operazione, in effetti, Ceccardi sembra avere ragione.

Nel 2023 il PIL degli Stati Uniti valeva circa una volta e mezzo quello dell’Ue (il 49 per cento in più, a essere precisi): 27.700 miliardi di dollari contro 18.600 miliardi. Nel 2008 il PIL dell’Ue era invece superiore a quello degli Stati Uniti.