Quando sono usciti i risultati delle elezioni e Weidel si è presentata davanti ai suoi sostenitori per tenere un discorso, la folla ha cantato: «Alice für Deutschland! Alice für Deutschland!» (in italiano, «Alice per la Germania!»). La candidata cancelliera di AfD è iscritta al partito dall’anno della sua fondazione e negli anni ha scalato le gerarchie fino a diventarne co-presidente.

Weidel è nata nel 1979 a Gütersloh, nella Germania dell’Ovest: ha 46 anni, ha studiato economia e, prima di dedicarsi a tempo pieno alla politica, ha lavorato come analista finanziaria per la società di investimenti Goldman Sachs a Francoforte, per la banca Credit Suisse e per la compagnia di assicurazione Allianz, in Germania, in Cina, a Singapore e a Hong Kong. Weidel si è dichiarata apertamente lesbica e vive in Svizzera con la sua compagna originaria dello Sri Lanka, con cui è unita civilmente e ha due figli.

Finanza internazionale, omosessualità, multietnicità e residenza all’estero: la sfera privata della leader di AfD sembra in contraddizione con le istanze della destra più conservatrice e nazionalista, oltre che con le posizioni del suo stesso partito sul matrimonio e sui diritti delle persone omosessuali o appartenenti alla comunità LGBTQ+. Come si legge nel suo programma, AfD promuove «la famiglia, composta da padre, madre e figli», considerata «il nucleo della società». Gli esponenti del partito dicono di opporsi all’«indottrinamento di bambini e adolescenti attraverso il culto trans, la sessualizzazione precoce e l’ideologia di genere». La stessa Weidel ha dichiarato che il suo essere omosessuale «non è queer» e che ciò basta ai suoi sostenitori per scusare eventuali contraddizioni.

In ogni caso, i canti con cui Weidel è stata acclamata dopo il risultato delle recenti non sono cori qualunque. Come ha notato il quotidiano statunitense Politico, la frase «Alice für Deutschland!» ricorda il motto hitleriano «Alles für Deutschland!» (in italiano, «Tutto per la Germania!»). Questo slogan era spesso usato dalle SS, le milizie tedesche destinate a compiti militari e di polizia durante il regime nazista. In Germania è vietato esibire o pronunciare in pubblico simboli o messaggi nazisti, ma lo slogan dei sostenitori di AfD, non essendo uguale a «Alles für Deutschland!», di fatto aggira la legge.

«L’ordinamento della Repubblica Federale tedesca, che è stato poi acquisito dall’unificazione del 1991, è una cosiddetta “democrazia protetta”», ha spiegato a Pagella Politica Marco Fioravanti, professore di Storia del diritto medievale e moderno all’Università Tor Vergata di Roma. «E cioè di fatto mette fuori legge il nazismo e il comunismo: il primo in maniera esplicita e il secondo in modo implicito, perché si ritiene che forze eversive di questo livello possano mettere in discussione la democrazia stessa». Proprio per la violazione di questo divieto è stato due volte condannato Björn Höcke, leader di AfD in Turingia.

Höcke è considerato uno degli esponenti della corrente più radicale del partito: ha spesso usato una retorica che riecheggia quella nazista, pronunciando per esempio la frase «Alles für Deutschland!» nei suoi comizi elettorali, cosa che gli è costata le due condanne.

Dopo le ultime elezioni federali sono stati riammessi nel gruppo parlamentare Maximilian Krah e Matthias Helferich, che erano stati costretti alle dimissioni per alcune dichiarazioni che inneggiavano al nazismo. Krah aveva lasciato il suo ruolo nel comitato esecutivo del partito poco prima delle elezioni europee di giugno 2024, dopo che in un’intervista rilasciata a la Repubblica aveva sostenuto che i membri delle SS non sono da considerare «automaticamente» dei criminali. «Bisogna valutare individualmente le colpe», aveva detto Krah in quell’occasione.

Helferich era stato espulso nel 2021 dal gruppo parlamentare della precedente legislatura, dopo che erano stati pubblicati alcuni suoi messaggi in cui elogiava un programma nazista di eugenetica e si definiva il «volto amichevole del nazismo». Ora ha riottenuto un posto in Parlamento.