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Scafista/trafficante

Spesso i politici, tra cui vari esponenti del governo Meloni, usano come sinonimi i termini “scafisti” e “trafficanti” per indicare le persone che organizzano e guidano i viaggi dei migranti nel Mar Mediterraneo, e che spesso hanno legami con la criminalità organizzata. In realtà i due termini non sono sempre sovrapponibili.

I trafficanti, che nel caso dell’immigrazione irregolare sono definiti “trafficanti di esseri umani”, sono le persone che organizzano i viaggi in mare e si fanno pagare dai migranti per avere un posto sulle imbarcazioni con cui cercano di raggiungere l’Italia. I trafficanti di solito rimangono a terra e non partecipano alla traversata del Mediterraneo: per questo individuarli è molto difficile. Al contrario, gli scafisti sono le persone che materialmente guidano le barche o i gommoni che affrontano la traversata verso le coste italiane, e sono quindi più facili da arrestare. 

Secondo un rapporto compilato da una serie di associazioni che si occupano di immigrazione, intitolato “Dal mare al carcere”, esistono diversi tipi di scafista: chi guida l’imbarcazione infatti spesso è uno degli stessi migranti, costretto dai trafficanti con la violenza o con uno sconto sul costo della tratta, oppure può essere uno dei passeggeri subentrato al timoniere originale in seguito a un imprevisto. In tutti questi casi, quindi, lo scafista non è un membro dell’organizzazione criminale responsabile della tratta di esseri umani, ma una vittima della stessa. In altri casi lo scafista è invece integrato nell’organizzazione della traversata, nel senso che ha un interesse economico nel suo successo e in altri viaggi che verranno organizzati dallo stesso gruppo di persone. Secondo il rapporto, l’esempio tipico di questa categoria sono «i timonieri libici che accompagnano la barca, o direttamente o in una “nave madre”, fino a qualche ora (se tutto va bene) prima del soccorso».
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