In molti si saranno domandati, almeno una volta nella vita, cosa sia veramente «l’ipotesi Amato». Capita spesso, infatti, soprattutto in occasione delle elezioni del presidente della Repubblica o di qualsiasi altra carica dello Stato, di sentire nominare queste parole.
L’«ipotesi Amato» fa riferimento all’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato. Durante la sua carriera politica, Amato ha ricoperto una lunga serie di incarichi politici, da ministro fino a presidente della Corte costituzionale. Proprio per questo, forse più di quello di chiunque altro, il suo nome riemerge ogni volta che il Paese è di fronte a una nomina di rilievo, da Palazzo Chigi al Quirinale, passando per altre istituzioni.
Amato è stato eletto deputato per la prima volta l’8 luglio 1983, ma già due anni prima il suo nome era comparso nel dibattito in Parlamento, che in seduta comune doveva eleggere un giudice della Corte costituzionale. Dagli anni Novanta in poi, l’«ipotesi Amato» è spuntata diverse volte. Di recente, per esempio, è tornata al centro del dibattito a gennaio 2022, quando il Parlamento in seduta comune doveva eleggere il nuovo presidente della Repubblica, e anche a sei mesi dopo, a luglio, in occasione della crisi del governo guidato da Mario Draghi.
L’«ipotesi Amato» fa riferimento all’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato. Durante la sua carriera politica, Amato ha ricoperto una lunga serie di incarichi politici, da ministro fino a presidente della Corte costituzionale. Proprio per questo, forse più di quello di chiunque altro, il suo nome riemerge ogni volta che il Paese è di fronte a una nomina di rilievo, da Palazzo Chigi al Quirinale, passando per altre istituzioni.
Amato è stato eletto deputato per la prima volta l’8 luglio 1983, ma già due anni prima il suo nome era comparso nel dibattito in Parlamento, che in seduta comune doveva eleggere un giudice della Corte costituzionale. Dagli anni Novanta in poi, l’«ipotesi Amato» è spuntata diverse volte. Di recente, per esempio, è tornata al centro del dibattito a gennaio 2022, quando il Parlamento in seduta comune doveva eleggere il nuovo presidente della Repubblica, e anche a sei mesi dopo, a luglio, in occasione della crisi del governo guidato da Mario Draghi.