Il 6 settembre su Facebook è stata pubblicata un’immagine che ritrae il giornalista Mario Giordano e questo testo: «Bomba clamorosa! Quello che ha scoperto Giordano pochi minuti fa è una porcata senza precedenti. Zitti zitti, domenica notte si sono fatti la legge per far sì che ai politici gli scattasse il vitalizio solo dopo 2 anni e mezzo di legislatura. Nessun tg ne parla, tutti asserviti a questi delinquenti! (…)». Nella foto compare anche il titolo di un articolo – «“Dopo i due anni e mezzo per i politici scatta il vitalizio”. La scoperta choc di Giordano» – e la data del 1 settembre 2019.


Questa è in realtà una notizia incompleta di due anni fa e spacciata per un fatto accaduto in questi giorni. Andiamo con ordine.


Il 30 giugno 2017 Giordano aveva raccontato in un video su Facebook che tre giorni prima il Consiglio regionale della Basilicata aveva approvato una norma che avrebbe consentito ai consiglieri regionali della legislatura precedente «che hanno fatto due anni e mezzo di consiglio regionale di prendere la pensione, il vitalizio».


Pochi giorni dopo, l’allora presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Franco Mollica, aveva risposto al giornalista precisando che «questa facoltà era già prevista dalla legge n. 38/2002, il Consiglio è intervenuto solo per precisare che i consiglieri con almeno 30 mesi di contribuzione che intendono effettuare i versamenti volontari necessari per la maturazione del diritto all’assegno vitalizio devono farlo entro 90 giorni, mentre prima non era previsto un tempo entro il quale esercitare questa scelta. Quindi si tratta di una norma più stringente».


Mollica aveva anche annunciato che il Consiglio regionale aveva deciso di querelare «tutti quelli che hanno scritto o detto corbellerie relativamente al nostro operato», compreso Giordano.


Il 7 luglio 2017, poi, il Consiglio Regionale aveva deciso di annullare la norma votata pochi giorni prima, dopo una richiesta dell’ex presidente di Regione, Marcello Pittella, per «sgomberare il campo da sospetti e ridurre il solco tra istituzioni e cittadini». Pittella aveva precisato che «con quell’emendamento non si ripristinava, ma si disciplinava con maggior rigore un diritto esistente. Purtroppo la parola vitalizio è diventata ormai impronunciabile, al di là del merito di una norma e del suo contenuto. Ed il dibattito innescato negli ultimi giorni ne è la riprova più evidente ed eclatante».