Lo scorso 5 marzo, Informazionelibera.agency ha pubblicato un articolo dal titolo “I giudici premiano gli immigrati senza permesso: ecco quale bonus Inps ricevono con i ricorsi”.

Nel testo si legge: “Sei sentenze solo nel 2017 danno ragione ai migranti. […] Stiamo parlando della concessione dei bonus famiglia erogati dall’Istituto nazionale di previdenza sociale per i cittadini immigrati”. Si tratterebbe del “bonus mamme da 800 euro non previsto per le donne straniere prive di permesso di soggiorno”, ma che “mediante alcuni ricorsi, alcune di queste l’hanno ottenuto”. Informazionelibera.agency continua spiegando che alla base della decisione dei giudici ci sarebbe il fatto che “le norme studiate dal governo” sono discriminatorie.

Si tratta di una notizia che risale alla scorsa estate e che contiene informazioni scorrette. Ma andiamo con ordine.

La fonte

Partiamo dalla fonte citata espressamente da Informazionelibera.agency in fondo al pezzo: un articolo pubblicato il 4 marzo 2018 su Adessobasta.org, che è stato copiato e incollato integralmente. A sua volta Adessobasta.org aveva ripreso un pezzo de Il Giornale dell’8 agosto 2017. Quindi la notizia non è di marzo 2018, ma di circa otto mesi fa.

La vicenda

Con la Legge di stabilità del 2014 fu istituito (art. 1, commi 125-129) il cosiddetto “bonus bebè”, che prevede un assegno mensile destinato alle famiglie per ogni figlio nato, adottato o in affido. L’assegno viene erogato dall’Inps, dopo la presentazione di una domanda all’ente.

L’Huffington Post, ad agosto dell’anno scorso, scriveva che “nel solo 2017 sei sentenze di diverse Corti [tra cui la Corte di giustizia dell’Unione europea e la Corte costituzionale, ndr.] hanno dato ragione a cittadini immigrati e torto all’Inps sulla mancata erogazione di bonus a sostegno della famiglia”.

Come spiegava nell’articolo Morena Piccinini, la presidente del patronato Inca-Cgil che aveva difeso in giudizio gli immigrati, l’interpretazione della norma da parte dell’Inps
era troppo restrittiva e quindi discriminatoria. L’Inps escludeva infatti dall’accesso le madri straniere sprovviste di permesso di soggiorno di lungo periodo, cioè quello “rilasciato allo straniero in possesso, da almeno 5 anni di un permesso di soggiorno in corso di validità, a condizione che dimostri la disponibilità di un reddito minimo non inferiore all’assegno sociale annuo pari ad € 5.824,91 euro per il 2017”.

Contattato dall’
Huffington Post l’Inps, come si legge nell’articolo, aveva precisato che “per tutte le misure a sostegno della genitorialità sono state seguite le indicazioni formali della Presidenza del Consiglio e sentiti i Ministeri vigilanti. E che, in particolare per il bonus mamme di 800 euro, si è fatto riferimento all’assegno di natalità previsto dalla legge di stabilità del 2014, che escludeva l’accesso alle straniere sprovviste di permesso di soggiorno di lungo periodo”.

Lo scorso dicembre una nuova sentenza del Tribunale di Milano ha di nuovo dato torto alla lettura dell’Inps, perché per legge non si può “discriminare le donne straniere prive di un permesso di soggiorno di lungo periodo”. In particolare, l’interpretazione dell’Inps secondo i giudici è contraria alla direttiva 2011/98 dell’Unione europea, che garantisce la parità di trattamento nell’accesso alle prestazioni di maternità a tutti i migranti titolari di un permesso per famiglia o per lavoro (quindi sia di lungo periodo che di altro genere).

Dopo la decisione dei giudici milanesi, lo scorso 13 febbraio l’Inps ha diffuso una circolare che corregge il tiro ampliando la platea dei beneficiari. Scrive Repubblica: “L’Inps precisa nel documento che ‘le domande di premio alla nascita presentate dalle donne straniere regolarmente presenti in Italia, in precedenza respinte’ saranno oggetto di riesame”.

Le donne straniere dovranno presentare una nuova istanza alla struttura territoriale competente. A quel punto l’ufficio territoriale dell’Inps valuterà la sussistenza dei requisiti “sia con riferimento alla regolare presenza in Italia sia con riferimento agli altri requisiti giuridico-fattuali richiesti dalla legge”. Sono quindi esclusi gli immigrati irregolari.

In conclusione

In conclusione, quindi, non è vero come titola Informazionelibera.agency che per quanto riguarda il bonus bebè “i giudici premiano gli immigrati senza permesso”, perché, come abbiamo visto, non si tratta di immigrati genericamente senza permesso (irregolari) ma di immigrati regolari senza uno specifico permesso “di soggiorno di lungo periodo”. L’Inps si è dovuto adeguare a diverse sentenze di giudici che hanno ritenuto discriminatoria, alla luce del diritto comunitario, la sua interpretazione della norma presente nelle Legge di stabilità 2014.