Il 12 gennaio il sito Notizie 24 ore ha pubblicato un articolo dal titolo “’Ha favorito le banche’: Finalmente indagato Mario Monti, il traditore del popolo italiano!”.
Nel testo si legge che «il governo di Mario Monti e due ex ministri dell’Economia sono sotto inchiesta. L’operazione derivati tra Morgan Stanley e il Tesoro chiusa tra il 2011 e il 2012 avrebbe provocato danni erariali per circa 4 miliardi di euro. La procura regionale del Lazio della Corte dei conti, dopo aver terminato la fase istruttoria, ha presentato alla banca Usa e ad alcuni ex dirigenti del Tesoro quello che in gergo si chiama l’invito a dedurre».
Come avevamo spiegato in un articolo del marzo scorso, questa notizia è vecchia di tre anni e, al contrario di come legge nel titolo, Mario Monti non è stato indagato. Andiamo con ordine.
Partiamo dalla fonte. Notizie 24 ore ha ripreso interamente un articolo (senza specificarlo) pubblicato da Libero Quotidiano il 15 settembre 2016, come si può vedere qui.
Passiamo alla vicenda. I media, ad aprile 2016, pubblicavano la notizia che la Procura regionale della Corte dei conti del Lazio aveva formulato l’accusa di un danno erariale da 3,8 miliardi di euro nella ristrutturazione dei derivati sottoscritti dal Tesoro con la banca d’affari Morgan Stanley avvenuta nel 2012, sotto il governo guidato da Mario Monti: «La vicenda Morgan Stanley è nota. A gennaio 2012 – governo Monti – quando lo spread era a 500 punti, il Tesoro ristruttura, perdendoci, 5 contratti derivati sottoscritti con la banca in un accordo quadro del 1994. Per i magistrati contabili, i dirigenti che li firmarono dovrebbero ora rispondere del danno».
Più di un anno dopo, a luglio del 2017, poi, il Sole 24 Ore scriveva che «arriva la chiamata in giudizio per Morgan Stanley, oltre che per quattro alti dirigenti attuali e passati del Tesoro, nell’inchiesta che la Corte dei conti ha avviato l’anno scorso sui derivati dello Stato». «Alla banca d’affari – continuava il quotidiano –, i magistrati contabili contestano un danno da 2,7 miliardi; altri 1,18 miliardi sarebbero a carico del direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via, di Maria Cannata, dal 2000 a capo della direzione generale sul debito pubblico, e agli ex ministri dell’Economia Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli, entrambi direttori generali al Tesoro prima di entrare nell’organigramma dei governi di Silvio Berlusconi e Mario Monti. Il totale del danno, quindi, sarebbe di 3,88 miliardi». Come si può leggere, il nome di Mario Monti non compare.
Lo scorso 13 dicembre, in un’audizione davanti alla Commisssione di inchiesta sulle banche, il procuratore presso la Procura regionale del Lazio della Corte dei Conti, Andrea Lupi, ha affermato che il derivato siglato dal Mef con Morgan Stanley ha determinato un esborso di 4 miliardi a fronte di 40 milioni euro annui ricevuti: «La Procura ha chiesto il 70% del danno, ovvero 2 miliardi 760 milioni, a Morgan Stanley. Il 30% rimanente è chiesto ai dirigenti del Mef dell’epoca, tra i quali Grilli, Siniscalco e Maria Cannata. Ad aprile, poi, si è tenuta la prima udienza del processo. A giugno, infine, il caso si è concluso con la sentenza (qui il testo) della Corte dei conti che stabilisce che i contratti sono stati legittimi e, allo stesso tempo, insindacabili dal punto di vista delle scelte amministrative, ha spiegato il Sole 24 Ore.
In conclusione: per quanto sia stata effettivamente un’azione giudiziaria sulla questione dei derivati sottoscritti dalle autorità italiane, l’ex presidente del Consiglio non è tra le persone coinvolte nell’inchiesta.
No, l’Ansa non ha pubblicato la notizia di una task force per l’emergenza coronavirus guidata da Mario Draghi