Lo scorso 1° marzo, informazionelibera.agency ha pubblicato un articolo dal titolo “‘Ha favorito le banche’: finalmente indagato Mario Monti, traditore del popolo italiano”.

Nel testo si legge che “il governo di Mario Monti e due ex ministri dell’Economia sono sotto inchiesta. L’operazione derivati tra Morgan Stanley e il Tesoro chiusa tra il 2011 e il 2012 avrebbe provocato danni erariali per circa 4 miliardi di euro. La procura regionale del Lazio della Corte dei conti, dopo aver terminato la fase istruttoria, ha presentato alla banca Usa e ad alcuni ex dirigenti del Tesoro quello che in gergo si chiama l’invito a dedurre”.

Si tratta di una notizia vecchia di due anni e, al contrario di come legge nel titolo, Mario Monti non è stato indagato. Ma andiamo con ordine, partendo dalla fonte citata in fondo al pezzo di informazionelibera.agency.

La fonte

Si tratta di un articolo del 12 febbraio scorso, ripreso letteralmente, di Sky24ore.it (da non confondere con Skytg24). Sky24ore.it, nella sezione “Informazioni” del proprio sito, specifica di “non essere una testata giornalistica” e che “alcune delle notizie riportate potrebbero essere inesatte o inventate a scopo satirico, per far riflettere o divertire”. L’origine del titolo e dell’articolo non termina qui. Il pezzo Sky24ore.it è infatti – a sua volta – il copia e incolla di un articolo pubblicato il 6 novembre 2016 da Informazionesenzacensura.it. A sua volta, quest’ultimo sito ha ripreso il pezzo uscito sul sito del quotidiano Libero il 15 settembre dello stesso anno.

La vicenda

Ma che cosa era successo nel 2016? I media, ad aprile di due anni fa, pubblicavano la notizia che la Procura regionale della Corte dei conti del Lazio aveva formulato l’accusa di un danno erariale da 3,8 miliardi di euro nella ristrutturazione dei derivati sottoscritti dal Tesoro con la banca d’affari Morgan Stanley avvenuta nel 2012, sotto il governo guidato da Mario Monti: “La vicenda Morgan Stanley è nota. A gennaio 2012 – governo Monti – quando lo spread era a 500 punti, il Tesoro ristruttura, perdendoci, 5 contratti derivati sottoscritti con la banca in un accordo quadro del 1994. Per i magistrati contabili, i dirigenti che li firmarono dovrebbero ora rispondere del danno”.

Più di un anno dopo, a luglio del 2017, poi, il Sole 24 Ore scriveva che “arriva la chiamata in giudizio per Morgan Stanley, oltre che per quattro alti dirigenti attuali e passati del Tesoro, nell’inchiesta che la Corte dei conti ha avviato l’anno scorso sui derivati dello Stato. Alla banca d’affari – continuava il quotidiano –, i magistrati contabili contestano un danno da 2,7 miliardi; altri 1,18 miliardi sarebbero a carico del direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via, di Maria Cannata, dal 2000 a capo della direzione generale sul debito pubblico, e agli ex ministri dell’Economia Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli, entrambi direttori generali al Tesoro prima di entrare nell’organigramma dei governi di Silvio Berlusconi e Mario Monti. Il totale del danno, quindi, sarebbe di 3,88 miliardi”. Come si può leggere, il nome di Mario Monti non compare.

Lo scorso 13 dicembre, in un’audizione davanti alla Commisssione di inchiesta sulle banche, il procuratore presso la Procura regionale del Lazio della Corte dei Conti, Andrea Lupi,
ha affermato che il derivato siglato dal Mef con Morgan Stanley ha determinato un esborso di 4 mld a fronte di 40 mln euro annui ricevuti: “La Procura ha chiesto il 70% del danno, ovvero 2 miliardi 760 milioni, a Morgan Stanley. Il 30% rimanente è chiesto ai dirigenti del Mef dell’epoca, tra i quali Grilli, Siniscalco e Maria Cannata”. Il prossimo aprile, secondo un’esclusiva di Reuters, si dovrebbe tenere la prima udienza del processo che si dovrebbe concludere il prossimo luglio.

In conclusione: per quanto sia stata effettivamente un’azione giudiziaria sulla questione dei derivati sottoscritti dalle autorità italiane, l’ex presidente del Consiglio non è tra le persone coinvolte nell’inchiesta.