Il 22 marzo su Facebook è stata pubblicata l’immagine di un testo dove si legge di non usare «in questo periodo farmaci a base di ibuprofene perché durante la cura di pazienti col coronavirus che li usavano hanno riscontrato un’accelerazione della malattia, fino alla morte».

Questa notizia non trova conferme in nessun comunicato ufficiale degli enti preposti*. Si tratta quindi ad oggi di una notizia priva di riscontri.

L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) «dopo essere venuta a conoscenza di segnalazioni, in particolare dai social media, che sollevano dubbi sul fatto che l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene, potrebbe peggiorare la malattia da coronavirus (COVID-19)», ha specificato che «attualmente non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19. L’Ema sta monitorando attentamente la situazione e valuterà tutte le nuove informazioni che saranno disponibili su questo problema nel contesto della pandemia».

Per questo motivo, conclude Ema, «attualmente non ci sono ragioni per interrompere il trattamento con ibuprofene, in base a quanto riportato sopra. Ciò è particolarmente importante per i pazienti che assumono ibuprofene o altri FANS per malattie croniche». La stessa smentita è stata fornita anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

*Articolo aggiornato con la dichiarazione dell’OMS