Il numero degli abitanti in Italia è in continuo calo e la popolazione è sempre più anziana. Nascono meno bambini e i flussi migratori non sono sufficienti a bilanciare il saldo naturale della popolazione, ossia la differenza tra il numero dei nuovi nati e il numero dei morti. Dalle pensioni al sistema sanitario, passando per le abitazioni, questa crisi demografica ha – e avrà sempre di più – un impatto significativo sul nostro Paese.

Secondo l’Istat, al 1° gennaio 2022 in Italia c’erano 59 milioni di residenti, di cui 30,2 milioni donne e 28,8 milioni uomini. Tra il 2022 e il 2021 l’Italia ha perso circa 253 mila abitanti (l’equivalente dell’intera popolazione di Venezia), un calo minore rispetto a quello dell’anno precedente, quando la riduzione della popolazione fu di 405 mila abitanti. Il saldo naturale è ormai negativo da trent’anni, con due sole eccezioni, il 2003 e il 2006. Dal 1993 in Italia muoiono sistematicamente più persone di quante ne nascono: il 2021 è stato il primo anno con meno di 400 mila nascite nella storia italiana e il settimo sotto la soglia delle 500 mila nascite. Il tasso di fecondità totale, ossia il numero medio di figli per donna in età feconda (tra i 15 e i 49 anni), è pari a 1,25, lontano dalla soglia pari a 2 che permetterebbe di mantenere stabile la popolazione. Il nostro Paese è sotto questo livello ormai dal 1977. Il minor numero di nascite sta portando a un progressivo invecchiamento della popolazione italiana. Nel 2020 l’età media italiana era di 46,2 anni, nel 2021 di 45,9 anni. Meno di vent’anni fa l’età media era di 41,9 anni.

L’Istat ha pubblicato anche gli scenari sulla popolazione italiana che prevedono che cosa accadrà entro il 2070. Per quell’anno i demografi dell’Istat stimano che in Italia ci saranno 47,2 milioni di abitanti, circa 12 milioni in meno rispetto a quelli che ci sono oggi.

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