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È vero: Schlein è coerente sul referendum contro il Jobs Act

| 07 maggio 2024
La dichiarazione
«Il superamento del Jobs Act era un punto fondante del programma con cui mi sono presentata alle primarie per la segreteria, oltre un anno fa, in linea con scelte anche personali fatte in passato. Vorrei ricordare che io ero in piazza con la Cgil nel 2015 contro l’abolizione dell’articolo 18»
Fonte: la Repubblica | 7 maggio 2024
ANSA/CLAUDIO PERI
ANSA/CLAUDIO PERI
Verdetto sintetico
La segretaria del PD dice la verità.
In breve
  • La mozione congressuale dell’attuale segretaria del PD definisce il Jobs Act un provvedimento sbagliato, da superare. TWEET
  • Nel 2015 Schlein ha promosso i referendum di Possibile contro il Jobs Act, e ancora prima ha partecipato a manifestazioni contro la riforma del lavoro. TWEET
Il 7 maggio, in un’intervista con la Repubblica, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha ribadito il suo sostegno al referendum promosso dalla Cgil per abrogare alcune misure introdotte dal Jobs Act. Tra queste, si legge sul sito del sindacato, ci sono le «norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine» e quelle «che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamenti illegittimi». 

«Ho detto fin dall’inizio che tantissimi avrebbero firmato come me il referendum sul Jobs Act. Altri non lo faranno. Per me è naturale averlo fatto», ha dichiarato Schlein a la Repubblica. «Il superamento del Jobs Act era un punto fondante del programma con cui mi sono presentata alle primarie per la segreteria, oltre un anno fa, in linea con scelte anche personali fatte in passato. Vorrei ricordare che io ero in piazza con la Cgil nel 2015 contro l’abolizione dell’articolo 18. Cosa c’è di strano?». Due giorni prima, la segretaria del PD aveva ribadito (min. 0:13) lo stesso concetto a margine della Festa dell’Unità di Forlì.

È vero: la posizione di Schlein favorevole al referendum sul Jobs Act è coerente con le posizioni prese durante le primarie e negli anni passati dall’attuale segretaria del PD.

Di che cosa stiamo parlando

L’espressione Jobs Act riprende il nome di una legge sul lavoro approvata negli Stati Uniti nel 2012 durante la presidenza di Barack Obama. Il nome è stato ripreso in Italia nel 2014 dal governo di Matteo Renzi, all’epoca segretario del Partito Democratico, in riferimento ad alcuni provvedimenti approvati per riformare il mondo del lavoro. L’obiettivo della riforma del governo Renzi era raggiungere una maggiore liberalizzazione del mercato del lavoro per far crescere l’occupazione. 

In ordine cronologico, il primo provvedimento del Jobs Act è stato il decreto “Poletti” (dal nome dell’allora ministro del Lavoro Giuliano Poletti), approvato a marzo 2014. In seguito, tra le altre cose, è stato introdotto un nuovo regime sanzionatorio per i casi di licenziamento illegittimo dei lavoratori assunti a tempo indeterminato. In breve, con la nuova disciplina del contratto “a tutele crescenti” l’azienda che licenzia illegittimamente un lavoratore non è più tenuta a reintegrarlo (come previsto in precedenza dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori) ma solo a garantirgli un indennizzo economico basato sull’anzianità in azienda. 

Lo scorso 25 aprile la Cgil ha iniziato la raccolta firme per i referendum che chiedono di abrogare una parte delle misure introdotte con il Jobs Act. In base alla Costituzione, per organizzare un referendum abrogativo servono almeno 500 mila firme, che potranno essere raccolte nell’arco di tre mesi. Una volta raggiunto il traguardo, si ha tempo fino al 30 settembre per consegnarle alla Corte di Cassazione. Quest’ultima valuta se le firme vanno bene e in seguito i quesiti passano all’esame della Corte Costituzionale, che decide l’ammissibilità o meno dei quesiti ricevuti entro il 10 febbraio successivo. Nel caso in cui i quesiti fossero ammissibili, il referendum si potrebbe tenere tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025.

Che cosa diceva la mozione di Schlein

Schlein è stata eletta segretaria del PD il 26 febbraio 2023, vincendo alla votazione finale delle primarie contro lo sfidante Stefano Bonaccini. Nelle settimane precedenti, insieme agli altri candidati alle primarie, aveva presentato la sua mozione congressuale, una sorta di programma su cui avrebbe incentrato la guida del partito, in caso di elezione a segretaria.

Nella sezione della mozione congressuale intitolata “Restituire dignità e qualità al lavoro”, c’era scritto: «Dobbiamo cambiare rotta nelle politiche del lavoro. Voltare nettamente pagina dopo gli errori del Jobs Act e del decreto “Poletti” sulla facilitazione dei licenziamenti e la liberalizzazione dei contratti a termine». Il testo proseguiva così: «È necessaria una lotta serrata alla precarietà e allo sfruttamento, limitando il ricorso ai contratti a tempo determinato a partire da quelli di brevissima durata, come hanno fatto in Spagna. Gli stage extracurriculari gratuiti vanno aboliti e dobbiamo recepire nella legislazione le sentenze della Corte Costituzionale sulla disciplina dei licenziamenti illegittimi. Serve una legge sulla rappresentanza che faccia piazza pulita dei contratti pirata che condannano interi settori a una precarietà esistenziale». 

Dunque è vero che nella mozione congressuale in vista delle primarie Schlein aveva indicato il superamento del Jobs Act, considerato un provvedimento sbagliato.

Il referendum del 2015

Questa posizione della segretaria del PD non è una novità: già in passato Schlein aveva criticato più volte il Jobs Act del governo Renzi e le politiche adottate in quegli anni dal Partito Democratico. 

Schlein, che è stata eletta parlamentare europea nelle liste del PD alle elezioni europee del 2014, è uscita dal partito a maggio 2015, per poi aderire a Possibile, il partito fondato dall’ex esponente del PD Giuseppe Civati (Schlein è rientrata nel PD alla fine del 2022, prima di partecipare alle primarie). All’epoca Schlein aveva promosso la raccolta delle firme per gli otto referendum abrogativi proposti da Possibile. Due dei quesiti riguardavano proprio il Jobs Act: un quesito chiedeva di «eliminare la possibilità di demansionamento, anche per mera organizzazione aziendale, togliendo tutele alle lavoratrici e ai lavoratori»; un altro puntava a «eliminare la nuova normativa sui licenziamenti e assicurare uguali protezioni in merito tra vecchi e nuovi assunti». Alla fine di settembre 2015, però, Civati aveva annunciato che il traguardo della raccolta firme non era stato raggiunto. 

Ancora prima, il 25 ottobre 2014, la Cgil aveva organizzato una manifestazione a Roma contro il Jobs Act del governo Renzi, a cui aveva partecipato la stessa Schlein.

Il verdetto

Elly Schlein ha annunciato che sosterrà il referendum della Cgil contro il Jobs Act, dicendo che questa posizione è in linea con la sua mozione congressuale per le primarie e con le posizioni espresse da lei in passato. 

È vero: la mozione congressuale dell’attuale segretaria del PD definisce il Jobs Act un provvedimento sbagliato, da superare. Nel 2015 Schlein ha promosso i referendum di Possibile contro il Jobs Act, e ancora prima ha partecipato a manifestazioni contro la riforma del lavoro.

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