I prezzi in Italia sono cresciuti di più rispetto alla media dell’area euro

Nonostante il rallentamento degli ultimi mesi, da quando è iniziata la crisi l’inflazione nel nostro Paese è stata più alta di quella registrata in grandi Paesi come Francia e Spagna
ANSA/JESSICA PASQUALON
ANSA/JESSICA PASQUALON
Nelle ultime settimane vari esponenti del governo Meloni hanno commentato con entusiasmo il rallentamento dell’inflazione che si sta registrando in Italia. Per esempio lo scorso 5 gennaio il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha pubblicato su X un grafico, mostrando correttamente che a dicembre 2023 i prezzi in Italia erano aumentati in media dello 0,5 per cento rispetto allo stesso mese del 2022. Questo aumento è il più basso tra i Paesi dell’area euro, inferiore alla crescita dei prezzi registrata nello stesso mese in Francia, Spagna e Germania.   

Come abbiamo spiegato in altre analisi (e come ha ammesso lo stesso governo Meloni), il rallentamento dell’inflazione non è merito di misure come il tabellone con i prezzi medi dei carburanti o il “carrello anti-inflazione”. Ma nonostante il rallentamento dell’inflazione, l’aumento dei prezzi registrato dai cittadini italiani dall’inizio della crisi inflattiva è più alto rispetto a quello di altri grandi Paesi europei, come Francia e Spagna. Questa differenza è dovuta soprattutto a una maggiore esposizione all’andamento del prezzo del gas.

Quanto è cresciuta l’inflazione in Italia

Innanzitutto va ricordato che l’inflazione indica una variazione del livello generale dei prezzi, non il livello in sé. Per esempio, se in un anno in un Paese i prezzi crescono del 100 per cento e in quello successivo “solo” del 2 per cento, ci sarà comunque un aumento dei prezzi molto rilevante rispetto a due anni prima. Sarebbe poco sensato pensare che in questo ipotetico Paese l’inflazione sia stata meno pesante rispetto a un altro Paese in cui i prezzi sono cresciuti del 10 per cento in ognuno dei due anni considerati.

Abbiamo analizzato qual è stato l’andamento dell’inflazione negli ultimi tre anni, dato che l’aumento dei prezzi è iniziato con la ripresa dell’economia dopo la pandemia di Covid-19, per poi aggravarsi con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il grafico sottostante mostra l’indice dei prezzi al consumo dell’Italia e quello dei Paesi che adottano l’euro come moneta unica. Lo abbiamo realizzato rielaborando i dati di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea. L’indice rappresenta il prezzo di un gruppo di beni e servizi considerati di consumo tipico per la famiglia media italiana ed è normalizzato a 100 a gennaio 2021 per poter osservare meglio il cambiamento dell’indice nel corso del tempo. Per intenderci, se in un mese l’indice è pari a 105, significa che in quel mese i prezzi erano del 5 per cento superiori rispetto a gennaio 2021. Se l’indice è pari a 110, la variazione è del 10 per cento, e così via.
La prima cosa che si nota dal grafico è che dall’inizio della crisi inflattiva i prezzi italiani sono aumentati di più rispetto a quelli dell’area euro. In particolare, i prezzi sono cresciuti in maniera piuttosto simile fino a ottobre 2022, mentre da quel momento in poi l’indice dei prezzi italiani è stato quasi ininterrottamente al di sopra della media degli altri Paesi che adottano l’euro. Se è corretto quindi evidenziare il rallentamento dei prezzi in Italia, è importante ricordare che nel nostro Paese la crescita è stata più forte nell’ultimo anno e mezzo rispetto alla media degli altri Paesi dell’area euro.

I perché dietro all’inflazione

Che cosa ha causato questa differenza nell’andamento dell’inflazione? A prima vista, la responsabilità potrebbe sembrare del governo Meloni: l’inflazione italiana e quella dell’area euro hanno seguito un percorso piuttosto simile fino a ottobre 2022, mese di insediamento dell’esecutivo, quando i due percorsi si sono separati, con quella italiana sopra alla media dell’area euro. Come non si può motivare il calo dell’inflazione con le politiche del governo, allo stesso modo non si può pensare che l’impennata dei prezzi sia dovuta all’entrata in carica del nuovo governo, soprattutto dopo così poco tempo dal suo insediamento. In realtà la differenza tra gli andamenti dell’inflazione nasce con tutta probabilità da un dato anomalo del mese di ottobre, quando il prezzo del gas europeo è tornato ad aumentare per poi calare nei mesi successivi.

Sia che si consideri come anno di riferimento il 2021, sia che si consideri il 2022, il livello dei prezzi è aumentato di più in Italia rispetto all’area euro. La differenza sarebbe probabilmente ancora più grande se si considerassero solo i Paesi dell’Europa occidentale. Come mostrano i due grafici sottostanti, Francia e la Spagna hanno registrato un aumento del livello dei prezzi al di sotto della media dell’area euro, mentre economie più piccole e meno mature, come quelle dei Paesi baltici e dell’Est Europa che adottano l’euro, hanno registrato una crescita più elevata.
L’unica grande economia dell’area euro che ha registrato un aumento dei prezzi simile a quello dell’Italia è stata la Germania. La ragione è probabilmente la stessa per cui il nostro Paese ha un’inflazione maggiore rispetto al resto dell’area euro: la minore indipendenza energetica e la maggiore esposizione al gas naturale. Non a caso, a ottobre 2022 l’inflazione in Italia era del 12,6 per cento più alta rispetto allo stesso mese del 2021, mentre in Germania del’11,6 per cento. Francia e Spagna avevano registrato rispettivamente un +7,1 per cento e un +7,3 per cento.

La maggiore esposizione alle variazioni del prezzo dell’energia sembra confermata anche osservando l’indice dei prezzi al consumo escludendo i prezzi dei beni energetici. Come mostra il grafico sottostante, il livello dei prezzi in Germania ha un andamento simile a quello dell’area euro, mentre l’Italia ha addirittura livelli più bassi.
La bassa inflazione che ora l’Italia sta registrando rispetto ad altri Paesi europei è quindi dovuta soprattutto a un’impennata dei prezzi che il nostro Paese ha registrato più di un anno fa. 

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