Il PD ed Elly Schlein puntano poco sui social

Il partito e la sua segretaria pubblicano meno contenuti rispetto alle altre forze politiche, e hanno anche molti meno follower. Questa strategia è voluta, ma non convince tutti
Ansa
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«Grazie Sulmona, uniti si vince!». È il 6 marzo, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein fotografa le centinaia di persone che assistono alla chiusura della campagna elettorale per le elezioni regionali in Abruzzo e pubblica un post di buon auspicio su X. Poi le elezioni vanno male, il centrodestra vince con un ampio margine e l’alleanza tra il PD e Movimento 5 Stelle subisce subito una sconfitta dopo la vittoria alle elezioni regionali in Sardegna. Da lì in poi, per quasi un mese e mezzo, quel tweet in Abruzzo è stato l’ultimo contenuto pubblicato su X dal profilo ufficiale di Elly Schlein, che solo il 16 aprile è tornata a usare il social network, chiedendo «risposte» sul naufragio di Cutro, avvenuto tra il 25 e il 26 febbraio dell’anno scorso.

A differenza dei suoi avversari politici, la segretaria del PD usa poco i social network e tra i principali leader di partito è quella con meno follower. Questo approccio più “leggero” alla comunicazione online è condiviso dal suo partito, che per volume di contenuti e interazioni è ben al di sotto di quelli pubblicati da partiti come Fratelli d’Italia, Lega e Movimento 5 Stelle. La presenza di Schlein e del PD è ridotta anche su YouTube, dove i partiti e i politici rilanciano con frequenza maggiore i discorsi in Parlamento, gli interventi pubblici e le interviste televisive. Il risultato: spesso per un elettore, o per un giornalista, non è facile tenere traccia delle attività pubbliche della segretaria del PD e di quello che dice in pubblico.

Insomma, il principale partito d’opposizione e la sua leader usano poco i social network e le piattaforme online per comunicare con gli elettori.  Questa scelta è decisamente in controtendenza rispetto a quella delle altre forze politiche, i cui leader sono molto attivi online e non perdono occasione per commentare quello che succede nel mondo o per raccontare la loro attività politica. 

Ma quella di Schlein e del PD è una strategia precisa oppure è dovuta ad altri fattori? Avere una comunicazione di questo tipo sta pagando in qualche modo? E gli esponenti del partito cosa ne pensano?

Un po’ di dati

Innanzitutto capiamo quanto è diversa la comunicazione online del PD rispetto a quella degli altri principali partiti italiani. Come termine di paragone prendiamo i contenuti pubblicati dalle pagine social ufficiali dei vari partiti e dei loro leader.

Secondo le verifiche di Pagella Politica, nelle prime due settimane di aprile sui principali social network (Facebook, Instagram, X) Elly Schlein ha pubblicato in tutto 14 contenuti tra testi, grafiche e video: nove su Instagram, cinque su Facebook e nessuno su X. Nello stesso periodo, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha pubblicato 57 contenuti, mentre il leader della Lega Matteo Salvini 246. Anche il segretario di Forza Italia Antonio Tajani è “più social” di Schlein, con 49 contenuti pubblicati dall’inizio del mese. Tra i leader dell’opposizione, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ne ha pubblicati 94.
Al di là delle diverse strategie comunicative (Salvini è noto per pubblicare molti contenuti ogni giorno), una delle differenze principali tra Schlein e gli altri leader è che la segretaria del PD non pubblicizza quasi mai le sue ospitate televisive sui social network, e solo di rado pubblica estratti dei suoi interventi. 

Per esempio, il 3 aprile la segretaria del PD è stata ospite a Cinque minuti e a Porta a Porta su Rai 1, due programmi condotti da Bruno Vespa (qui ne abbiamo fatto il fact-checking), ma sui suoi profili queste ospitate non sono state pubblicizzate e delle due interviste è stato pubblicato su Instagram solo uno spezzone. Tutti gli altri leader politici invece sono soliti annunciare sui social network le loro ospitate televisive e in seguito pubblicarne i video integrali o vari spezzoni. Per esempio, Salvini dalla sua intervista a Belve su Rai 2 del 2 aprile ha ricavato ben cinque estratti video, pubblicati su Instagram nell’arco di due giorni.
Questa diversa presenza sui social network si riflette inevitabilmente sul numero di follower: tra i principali politici italiani Schlein è quella con il minor seguito online, circa 812 mila follower tra Instagram, Facebook e X, mentre Meloni, Salvini e Conte possono contare su diversi milioni di follower. Va detto che, a differenza di questi ultimi, la segretaria del PD è più giovane e non ha mai ricoperto ruoli di governo, ma visto il modo con cui Schlein utilizza le piattaforme online è lecito pensare che questo divario difficilmente sarà colmato nel breve periodo.
Anche le pagine del PD hanno meno seguito di quelle degli altri partiti. Per esempio su Instagram ha 152 mila follower, la Lega 332 mila, Fratelli d’Italia 359 mila e il Movimento 5 Stelle 368 mila. Su Facebook il divario è ancora più ampio: il PD ha 413 mila follower, Fratelli d’Italia 543 mila, la Lega 1,2 milioni e il Movimento 5 Stelle 1,5 milioni. 

Le “quattro gambe” del PD

Oltre al basso numero di follower, che non si traducono necessariamente in meno voti alle elezioni, la comunicazione di Schlein è caratterizzata dal fatto che gli interventi della segretaria del PD spesso non sono registrati e non sono pubblicati da nessuna parte. Di conseguenza, rispetto a Meloni, Salvini o Conte, è più difficile trovare online spezzoni, tratti dalle conferenze stampa o dalle interviste televisive, in cui Schlein riassume la linea del partito sui principali temi del dibattito politico. 

Per fare un paragone con un altro leader dell’opposizione, sul canale YouTube di Conte sono pubblicate ogni giorno tutte le dichiarazioni fatte dal presidente del Movimento 5 Stelle. Non importa la lunghezza di questi interventi: possono durare più di mezz’ora o essere lunghi un minuto, in ogni caso vengono pubblicati. L’ultimo video pubblicato da Schlein su YouTube, invece, risale a nove mesi fa e riguarda la sua relazione di apertura della direzione nazionale del PD del 20 giugno 2023. Lo stesso discorso vale per i canali ufficiali dei due partiti su YouTube: il Movimento 5 Stelle registra e pubblica tutti gli interventi in Parlamento e in televisione dei suoi principali esponenti, mentre i video caricati sul canale dal PD sono molti meno e spesso sono registrazioni di eventi interni al partito. 

Uno dei motivi dietro a questo uso di YouTube può essere l’organizzazione stessa del PD, un partito ramificato, in cui una cosa apparentemente semplice come caricare un video su YouTube può dover mettere d’accordo strutture diverse. Questa ipotesi è confermata da alcune persone che lavorano quotidianamente alla comunicazione del PD.

«La comunicazione del partito poggia su tre gambe: l’Ufficio stampa del gruppo parlamentare alla Camera, quello al Senato e l’Ufficio stampa del partito in sé. Poi c’è la comunicazione della segretaria, che è a sé, ma a volte i contenuti che lei pubblica si incrociano con quelli del gruppo parlamentare alla Camera, dato che lei è deputata», ha spiegato a Pagella Politica una fonte dell’Ufficio stampa PD alla Camera. Oltre a queste “tre gambe” si aggiunge quindi la struttura comunicativa della segretaria, anche se ogni ufficio stampa è autonomo per quanto riguarda la scelta dei contenuti da mandare sui social network: «Quando in Parlamento si discute un provvedimento particolarmente importante, l’Ufficio stampa dell’aula che se ne occupa lo comunica a tutti gli altri, compresa la segretaria e allora tutti usciamo con lo stesso contenuto».

Sulla scelta dei contenuti, l’Ufficio stampa del PD alla Camera preferisce usare il suo profilo su X per diffondere comunicati stampa oppure per condividere i post dei parlamentari. Su Facebook pubblica soprattutto video, è stato notato che «lì le persone prediligono i video». 

Ma perché il volume di contenuti è così basso rispetto a quello degli altri partiti? La Lega è il partito che pubblica più contenuti: su Facebook, per esempio, condivide un post ogni volta che un suo esponente è ospite di un programma televisivo o radiofonico, con il risultato che nelle prime due settimane di aprile i contenuti pubblicati sono stati quasi 300. Anche gli altri partiti superano per volume la comunicazione online del PD. «Non sempre intensificare la comunicazione sui social network è fruttuoso», ha spiegato la fonte del PD a Pagella Politica. «A volte è meglio calare il ritmo e postare meno, perché se poi ci sono persone che commentano i post costantemente in modo negativo allora è meglio diminuire i contenuti per un po’, e quindi esporsi meno per un certo periodo». 

Oltre ai possibili commenti negativi, dietro la strategia del PD c’è una motivazione più tecnica: «L’algoritmo di molti social network, in particolare quelli del gruppo Meta (Facebook e Instagram, ndr) non premia più l’overposting, ossia la pratica di condividere molti contenuti in breve tempo per aumentarne la diffusione», ha spiegato a Pagella Politica una fonte esterna al PD che si occupa delle strategie comunicative del partito. «Oggi noi puntiamo a standardizzare il messaggio tra le piattaforme e i canali del partito, prediligendo i post condivisi e portando avanti uno stile grafico e comunicativo unico, che possa essere il più riconoscibile possibile». 

Secondo questa fonte esterna, comunque, ci sono piattaforme che potrebbero essere gestite meglio: «Credo che un ambiente giovane come TikTok possa essere molto favorevole a Schlein, tant’è che nonostante il profilo del PD non abbia molti follower, un video di qualche mese fa in cui la segretaria rispondeva a braccio a Meloni ha fatto milioni di visualizzazioni (quasi dieci milioni, ndr). La distribuzione del contenuto su questo social non dipende dal numero di follower, e quindi imparare a usare quel linguaggio e quel medium può garantire una audience diversa da quello delle altre piattaforme». Al momento Schlein non ha un profilo ufficiale su TikTok, a differenza di Meloni (1,5 milioni di follower), Conte (766 mila) e Salvini (980 mila).
@partitodemocratico

La sanità pubblica è allo stremo, tra liste d’attesa infinite, mancanza di personale e milioni di persone che rinunciano a curarsi. Oggi al question time alla Camera ho chiesto a Giorgia Meloni se intenda sbloccare il tetto alle assunzioni di medici e infermieri. Ma per lei è sempre colpa di qualcun altro, scappa dalle sue responsabilità. Non esiste nessuna destra sociale, è un destra letale questa, per il diritto alla salute. E Meloni coi suoi tagli alla sanità si conferma la regina dell’austerità.

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Una strategia precisa

In un contesto del genere risulta difficile seguire Schlein nella sua attività politica, dato che spesso non c’è traccia online di quello che fa e dice. Per esempio, il 14 aprile su tutti i canali social del partito è stato pubblicato un post con una dichiarazione di condanna della segretaria all’attacco iraniano a Israele. Ma di questa dichiarazione non c’è traccia sui profili personali di Schlein. In ogni caso, non si può dire che in passato la segretaria del PD non fosse avvezza all’uso dei social network: prima di essere eletta alla guida del partito, infatti, Schlein era molto attiva su X (quando ancora si chiamava Twitter), tanto che dopo l’elezione a segretaria erano stati ripresi vecchi tweet di Schlein in cui, anni prima, criticava alcuni esponenti del PD che successivamente hanno sostenuto la sua candidatura a segretaria. 

Secondo alcuni esponenti del PD, questo cambio di strategia ha una ragione precisa. «Penso che Schlein voglia privilegiare soprattutto la comunicazione del partito, e condivido questa scelta», ha detto a Pagella Politica la deputata del PD Ilenia Malavasi. «D’altronde, quando ti insedi come segretaria all’inizio c’è la necessità di essere in vista, ma ora calare il ritmo non è un problema». Secondo la deputata, la particolare comunicazione del PD è dovuta proprio alla natura del partito, che «non è un partito verticista, che non ha un capo che si impone sugli altri, ma contiene tante anime diverse». La stessa Malavasi, però, non nega che la scelta di “mettersi da parte”, almeno sui social network, possa avere anche altre ragioni: «Noi in generale siamo rimasti “scottati” quando era uscita la possibilità che la segretaria si candidasse come capolista in tutte le circoscrizioni europee. C’è stato un gran dibattito, con opinioni contrastanti. E penso che questa scelta di evitare un eccessivo protagonismo sui social sia stata dettata anche da questo». 

«A differenza di altri il PD non è un partito personalistico», ha ribadito a Pagella Politica un membro dello staff di Schlein. «Altre forze politiche comunicano “a cascata” rispetto alla comunicazione dei leader, mentre noi abbiamo sempre voluto dare l’impressione di essere una comunità».

Non è chiaro però se questa strategia stia pagando o meno, dato che in termini di follower i profili social di Schlein e del partito sono comunque indietro rispetto agli altri schieramenti. «Rispetto a un anno fa siamo cresciuti e continuiamo a crescere», rassicurano dallo staff della segreteria. «Il nostro obiettivo non è quello di racimolare follower a tutti i costi: bisogna uscire dall’equazione “like uguale voto”. Questa cosa non esiste, non è con i follower sui social network che si vincono le elezioni, ma con una proposta politica valida». Secondo le verifiche di Pagella Politica, negli ultimi sei mesi i follower di Schlein su Instagram sono cresciuti del 4,5 per cento, quelli di Conte del 4,1 per cento, mentre quelli di Meloni del 27,1 per cento. La pagina Instagram di Schlein ha un interaction rate – che rapporta il numero di interazioni (mi piace, commenti e condivisioni) a quello dei follower – del 2,4 per cento, contro il 3,2 per cento di quella di Meloni e lo 0,8 per cento di quella di Conte.

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